La mano di Noah si posò sul mio bacino. Un leggero contatto. Il suo dirò rasentò la mia pelle, eppure quella sensazione, provocò ancora in me, un leggero brivido, che velocemente percorse tutta la mia schiena.
La pioggia picchiettava delicatamente sull'ombrello che reggevo tra le mani. Tirava un forte vento, nel cielo serale, che senza tregua, scompigliava i miei capelli. L'aria era gelida. Era da poco iniziata la stagione invernale, e le strade di San Francisco, erano avvolte da un'insolito freddo. Colpiti dal gelido freddo, che andava aumentando, azzardammo una corsa verso casa di Noah, sulle strade bagnate.
Superata l'entrata dell'abitazione, il caldo avvolse i nostri corpi umidi, in una sensazione di piacere unica. Posammo cappotti ed ombrelli all'ingresso.
Le braccia Noah, mi avvolsero in una calda presa, da dietro, rilasciò una serie di baci sul mio collo. Mi girai, ritrovandomi con i suoi arti sorreggere la mia schiena ed il mio volto ad una minima distanza dalla sua.
-Che vuoi fare?- sussurrò a bassa voce, mentre interrottamente, lasciava dei leggeri baci sulla mia bocca.
-Cuciniamo- esclamai con entusiasmo, liberandomi dalla sua presa.
-Sarebbe un'idea perfetta, se non ti fosse sfuggito il fatto che facciamo schifo a cucinare- controbatté Noah, poggiandosi al banco di lavoro con i gomiti.
-Farai schifo tu a cucinare- borbottai, con aria saccente.
-Come preferisci, piuttosto cosa prepariamo?- concluse alzando le mani.
-Pizza!- annunciai saltellando dalla gioia.
-Oltre ad essere caffeinomane, sei anche pizzaenomane. La patria italiana è nel tuo cuore- affermò, lasciando comparire sulle sue labbra una curva. Di conseguenza, sorrisi iniziando ad afferrare gli attrezzi per cucinare ed i relativi ingredienti.
-Organizziamo un piano d'azione- comandai cercando di afferrare l'olio, che si trovava su un ripiano troppo alto, per la mia altezza.
-Dobbiamo cucinare, non andare in guerra- borbottò Noah, afferrando al posto mio, la bottiglia di vetro e porgendomela. Arrossì al suo gesto, posando le mie labbra sulle sue, in segno di riconoscimento.
-Dunque, prendiamo una teglia, creiamo l'impasto, stendiamo in pomodoro, una spolverata di formaggio, e dovremmo esserci- ricapitolai, cercando di fare un punto della situazione, indicando mano a mano, tutti gli oggetti posizionati sul tavolo.
-Non è complesso- esclamò.
Cucinare non era mai stata la mia più grande passione, ma quando si trattava di passare del tempo con Noah, tutto andava bene. Fin da subito, per evitare complicazioni, decidemmo di suddividere il lavoro, io mi stavo occupando della parte dell'impasto, mentre la preparazione degli ingredienti spettava a Noah.
L'uso del mattarello, contro il duro impasto, richiedeva l'aiuto di una forza maggiore alla mia, così chiamai Noah. Velocemente corse da me, si posizionò alle mie spalle, afferrò le mie mani e le posizionò sul mattarello, la forza che applicò sulle mie, mi permise di stendere l'intero impasto, tra le braccia della persona che amavo.
Addentò dolcemente le mie guance, la sensazione mi prese alla sprovvista e balzai con un salto, nel provare quella strana sensazione.
-Come osi?- sbottai, afferrando una manciata di farina e gettandola contro la figura maschile, che si trovava davanti a me, il mio gesto, lo sconvolse e dopo un urlo strozzato di spavento, ripulì il volto, dai piccoli granuli di farina, che si erano sparsi, qua e là per la sua faccia.
Di conseguenza, dato inizio ad una guerra, afferrò un piccolo misurino in plastica trasparente, contente della semplice acqua, che in poco mi ritrovai addosso. Con un agile slancio all'indietro, gridai, infastidita dalla sensazione di umido, che ricopriva il mio corpo.
-Non avresti dovuto- strillai sotto il suo sguardo divertito. Afferrai con due dita dal barattolo di pomodoro, una scarsa quantità di pomodoro. Mi avvicinai lentamente a lui, sotto il suo sguardo terrorizzato, tuttavia il suo terrore fu pressoché inutile: con un agile balzò, arrivai di fronte a lui, spalmando con un cura, la salsa sulla sua guancia.
Un'espressione di disgusto, invase il volto del povero ragazzo, che mi osservò schifato. Mi avvicinai con un'espressione dolce sul volto, congiunsi le mani dietro il suo bacino e lambí il sugo delicatamente.
In poco, appoggiata al bancone, mi ritrovai con le sue labbra su di me, mi baciava con foga, stavamo attoniti entrambi travolti da qualcosa di superiore a noi. In poco i nostri corpi spogli, si ritrovarono stesi sulla superficie morbida del letto, gemendo con piacere, vittime della passione, che si nutriva dei nostri animi.
STAI LEGGENDO
CIÒ CHE È GIUSTO [COMPLETA]
ChickLitNon era la vita perfetta. Nulla lo era mai stato. Trascinava alle spalle, il ricordo di un dolore difficilmente arginabile. Un errore, aveva rovinato la sua vita. Bethany Hills, vive, tra il dolore dei ricordi, e l'ingenuità di una ragazza innamorat...