32. Mi vuoi bene?

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JUSTIN

Appena uscito dallo studio in cui vado ogni giorno dopo terminato le lezioni, mi dirigo nella palestra del campus con l'obbiettivo di allenarmi, prendere a pugni il sacco e sfogare tutta la mia rabbia, prima di riversarla su persone che non hanno colpe. Oggi è il mio compleanno ed è stato già rovinato da mio padre. Sapevo di non dover rispondere alla sua chiamata. Avrei dovuto continuare ad evitarlo invece di pensare che magari oggi, non avrebbe pensato a se stesso, ma a suo figlio.

Quando arrivo in palestra non c'è quasi nessuno. Sbottono la camicia sfilandomela velocemente ed inizio a prendere a pugni il sacco, senza guantoni. Colpisco sempre con più insistenza, fino ad affannarmi, ma non smetto. Mentre sferro i pugni davanti a me immagino mio padre. Lui è tutto quello che rimane della mia famiglia, eppure non riesco a smettere di provare odio. Un odio profondo per i suoi comportamenti, per il suo essere egoista. Non ha mai pensato a me, e ne a mia madre. Non lo perdonerò mai per quello che sta facendo, si sta comportando come un fottuto ragazzino innamorato, non pensando ad altro se non a quella puttana.

"Se qualcuno volesse ucciderti non impiegherebbe molto a trovarti, sei prevedibile" mi fermo per qualche secondo quando sento una voce femminile alle mie spalle. È Sophia accompagnata dalla sua immancabile ironia e acidità. Non la rispondo e continuo a prendere a pugni il sacco, con ormai le nocche delle mani rossissime. "Auguri coglione" mi si para davanti all'improvviso costringendomi a smettere.

"Grazie" riesco a dire mentre faccio su e giù con il petto e prendendo dei lunghi respiri.

"Uhm.. Che ti prende?" domanda la bionda a braccia conserte. Forse è riuscita a percepire la rabbia che stavo riversando fino a qualche minuto fa su quel sacco, ed ora vuole cercare di capire cosa mi succede, cosa mi sta passando per la testa.

"Niente" sbuffo e mi avvicino al distributore vicino la porta per prendere una bottiglia d'acqua. "Come mai già qui?" cambio discorso mentre prendo la bottiglia e la apro. Sophia non frequenta questo college, ma uno fuori città, non molto lontano, e sapevo sarebbe venuta stasera per festeggiare il mio compleanno.

"Sono stata un po' con Kylie, e poi ci siamo viste con i tuoi amici per parlare dei programmi per la serata" mi spiega facendo un sorriso furbo. Ho zero voglia di festeggiare, ma non posso tirarmi indietro. Annuisco. "Comunque è inutile che cerchi di cambiare discorso, sai come sono fatta, e non la scampi con me!" si avvicina e mi da una leggera spinta proprio mentre sto bevendo, facendomi cadere l'acqua addosso. La fulmino con lo sguardo e la schizzo a mia volta puntando la bottiglia verso di lei. Sophia resta per un attimo ferma a guardare la sua maglietta tutta bagnata non aspettandosi questa mia mossa, e poi mi da continui schiaffetti sul braccio, facendomi solo ridere. "Ti odio!" afferma infine, arrendendosi.

Quando ritorniamo seri, decido di sfogarmi con lei. Mi siedo su una panca, quella per fare gli addominali, e la guardo mentre è in piedi a qualche metro lontana da me. "Papà poco fa mi ha chiamato" inizio, guardando verso il pavimento. Sophia capisce che sto per dargli delle spiegazioni e si siede accanto a me, restando in silenzio. "Non mi ha chiamato per farmi gli auguri" rido dal nervoso mentre scuoto la testa, pensando alla conversazione che ho avuto con lui poco fa. "Mi ha detto che venderà la nostra casa" mi volto verso la mia amica mordendomi una guancia e stringendo le mani in pugni. La vedo confusa, non capisce dove sia il problema immagino, quindi continuo a spiegare, mentre poggia la mano sul mio polso, per cercare di farmi stare tranquillo. Evita di avere un contatto con le mie mani, forse pensa che sia una cosa troppo intima, ed ha ragione, non riuscirei a stringere mani che non siano di Faith. Non ancora. "Vuole vendere la casa dove sono cresciuto, per comprarsene un'altra e andare a vivere insieme a quella donna" dico a denti stretti. "In una cosa dove non c'è l'ombra di mia mamma" continuo ancora incredulo per quello che ha deciso mio padre.

"E tu gli hai provato a dire cosa pensi di questa sua scelta?" domanda accarezzandomi con il pollice il polso, dove c'è ancora la sua mano. Resto a fissare questo gesto da parte sua un po' sorpreso perché questo suo lato a tratti dolce mi è completamente nuovo, e poi anche perché  sono mesi che non sono più abituato a queste piccole cose. Sophia si accorge della mia reazione e toglie subito la mano, rimettendo la sua facciata da dura.

"Ha già deciso tutto lui, senza nemmeno consultarmi" rispondo alzando le spalle, ormai rassegnato. "Se ci fosse stata..." lascio la frase in sospeso muovendo nervosamente una gamba. Poggio i gomiti sulle gambe e metto la testa tra le mani, tirandomi le punte dei capelli, con la rabbia a mille.

"Faith non c'è, Justin" capisce subito a chi mi stavo riferendo. Mi prende per i polsi e mi costringe ad alzare la testa, smettendo di continuare a fare quello che stavo facendo. Già, Faith non c'è. Non è qui con me. Se ci fosse stata però, avrebbe trovato le parole giuste da dirmi, sarebbe riuscita a farmi stare bene e a farmi passare tutta questa rabbia solo con la sua presenza. "Sta andando avanti, ed è quello che dovresti fare anche tu" continua, cercando di avere un contatto visivo con me, ma la evito. Ha ragione, ma è difficile cazzo. Lo so che sta andando avanti. Ogni tanto vado ancora nel suo profilo instagram, dal cellulare di Ryan, e mi sento un imbecille. In ogni foto sembra così felice, sembra stare proprio bene senza di me. Ho visto che la settimana scorsa è andata nel Vermont con i suoi amici. So che è andata a qualche festa e vedo che va a mangiare spesso fuori, in locali che prima criticava. Quelli alla portata dei suoi amici figli di papà. In ogni benedetta foto Steve è sempre presente. Non so come sia il loro rapporto ora, ma forse è proprio lui la tranquillità che cercava. Quello che so per certo però, è che nessun uomo l'amerà mai come la amo io. "Hai tanti amici che ti vogliono bene e che sono sempre pronti ad ascoltarti e ad aiutarti, non esiste solo lei" aggiunge infine.

"Quindi tu mi vuoi bene?" non rispondo su quello che mi ha detto, ma invece, cambio discorso. Non voglio parlare di quello che provo ancora per Faith, di come mi sento senza lei.

"Siamo amici io e te?" mi guarda facendo finta di vomitare, ed io rido scuotendo la testa.

"Io ti voglio bene comunque" confesso avvicinandola a me e dandogli un bacio tra i capelli. Ha ragione su tutto questa ragazza. Non esiste solo Faith. Sono circondato da tanti amici che in un modo o nell'altro riescono a non farmi pensare per un po' ai miei problemi. A tutta la mia rabbia che devo gestire, al mio cuore spezzato, e alla decisione di papà. E' un altro anno di merda, ma con le persone giuste intorno magari riuscirò ad affrontare tutto meglio.

Chissà..

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Buon pomeriggio cari lettori, questo capitolo non è un granché, ma è importante per il continuo della storia. Seguo una scaletta e cerco di non lasciare mai nulla in sospeso, di spiegare tutto per bene. Se avete qualche dubbio, o c'è qualcosa che non capite ditemelo! (:

Ora vi lascio con questo nuovo capitolo, e inoltre voglio ringraziarvi tantissimo per tutte le letture, le stelline e i commenti, siete speciali per me!
A presto 💗

-Assia 🌸

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