50. Calma prima della tempesta

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Di nuovo in viaggio, altra corsa contro il destino.

Sono passati tre mesi da quella scoperta che ha cambiato per sempre la mia vita. Solo ora ho avuto il coraggio di salire su un aereo e ritornare a casa. Non a New York, ma a Miami. E' lì che vive Justin, e per me dove è lui quella è casa mia. Lui è il mio posto sicuro dal primo giorno in cui ha iniziato a far parte della mia vita, nonostante tutto. Nonostante ora siamo diventati due estranei, questa cosa non cambierà mai. Da qualche mese però, siamo due estranei che condividono qualcosa che durerà per tutta la vita, un qualcosa di indistruttibile, che ci legherà per sempre. Ho aspettato che Rosalie finisse il suo lavoro a Parigi per ritornare, ha finito prima del previsto, ed ora devo affrontare la realtà. E' passato già troppo tempo, avrei dovuto parlargli subito, ma non ce l'ho fatta, dovevo metabolizzare la notizia, in poco tempo mi è successo di tutto, e non potevo ritornare a New York, o a Miami, non ce la facevo, non avevo le forze per affrontarlo di nuovo, di rivederlo dopo il nostro addio. Ma adesso non posso più rimandare. Justin deve sapere che sto aspettando un bambino, il nostro bambino. Lui sta per diventare padre, e qualsiasi cosa succederà dopo, riuscirò a gestirla solo pensando al mio bambino.

"Si fermi qui, grazie" il tassista accosta fuori casa di Ashley e Ryan, pago l'uomo alla guida, e scendo dall'auto solo con un piccolo trolley con me. Le altre valigie le ha portate con se Rosalie a New York. Resterò qui solo per qualche giorno, il tempo di parlare con Justin ed anche con Ash e Ronnie che sono ignare di questa novità. Non ho avuto il coraggio di parlare nemmeno con loro della gravidanza, avevo paura che in qualche modo poi lo sapesse Ryan e di conseguenza Justin, e volevo invece che lo sapesse da me, spero solo che capiranno questa mia decisione. L'unica a saperlo dall'inizio è stata Kaya, ed ovviamente tutta la mia famiglia. Non ho voluto mettere in difficoltà nessuno. Ora che sono a Miami vorrei parlare prima con Ashley, e domani vorrei invece vedere Ronnie. Voglio sfogarmi con loro, provare a spiegarmi, e poi infine incontrare Justin.

Con il trolley dietro di me raggiungo la porta d'ingresso, e suono il campanello. Sono le dieci di sera, le luci sono spente, non c'è nemmeno l'auto fuori, probabilmente non ci sono, non ho avvisato del mio arrivo. Mentre sto per suonare di nuovo la porta si apre, e quando vedo la figura che mi si presenta davanti il mio cuore perde un battito. Mi immobilizzo all'istante, ho la bocca spalancata e mi sento la gola secca, non riesco a dire nulla.

Justin è difronte a me, sorpreso quanto me di vedermi qui. "Faith, c-ciao" il primo a spezzare questo silenzio è lui. Cerco di riprendermi, di non agitarmi, ma non ci riesco, sto tremando. Non avevo previsto questo. Mi copro meglio con la felpa più grande di me di qualche taglia, in modo che non si noti quel poco di rotondità e guardo dietro le sue spalle, ma non c'è nessuno, sembra ci sia solo lui. "E-entra, Ash e Ryan sono andati a cena con degli amici" mi fa spazio e mi fa cenno di entrare dentro, prendendo il trolley dietro di me, senza aspettare una mia risposta. Faccio come mi dice e mi siedo sul divano, dove immagino c'era lui fino a qualche minuto fa, a giocare alla PlayStation. Certe abitudini non si perdono mai. "Non sapevo fossi ritornata" Justin lascia il trolley in salone e si siede accanto a me. Sa di Parigi immagino. E' nervoso comunque, lo riesco a percepire dal suo tono di voce, è come se non fosse a suo agio qui con me, ora.

"Sono appena arrivata, volevo fare una sorpresa ad Ashley, rimango solo per tre giorni, poi ritorno a New York" spiego guardando il televisore difronte a me, al contrario suo, che invece mi sento i suoi occhi addosso. "T-tu che ci fai qui?" domando un po' confusa. Solo ora mi giro leggermente verso la sua direzione, ma non incrocio i suoi occhi. Il mio cuore batte troppo veloce. Siamo di nuovo vicini, e proprio qui con noi, c'è un'altro cuore che batte dentro me, quello di nostro figlio.

"Ho cambiato casa, quando ho finito di studiare ho preso in affitto un appartamento lontano dal centro, mentre ora ne ho trovato uno proprio qui vicino, ma il padrone sta finendo di metterla a nuovo prima di cedermela, quindi ho chiesto il favore a Ry e ad Ash di restare per qualche giorno qui da loro, nel frattempo che la casa sia pronta per me" spiega prendendo il joystick tra le mani e chiudendo la playstation. "Sarai stanca immagino, non so, se vuoi andare a dormire vai nella mia camera, io dormo qui" aggiunge, non smettendo di osservarmi.

Scuoto la testa e lo guardo solo ora per un breve istante negli occhi, poi abbasso la testa. "Non ho molto sonno in realtà" rispondo alzando leggermente le spalle. Sono agitata. Dovrei dirgli del bambino, ma come dovrei iniziare? E' cosi difficile ore che è qui davanti a me. Ogni cosa va contro il mio volere. Non dovevo vederlo stasera. Non volevo affrontarlo ora, ed invece ecco che il destino cambia le carte in tavola e ci fa incontrare subito, proprio appena arrivata a Miami.

"Vuoi mangiare qualcosa?" domanda alzandosi. Non so cosa lui stia provando, cosa gli stia passando per la testa, inizialmente lo vedevo nervoso, ora invece sembra più tranquillo, e sembra anche che si stia preoccupando per me, ma c'è sempre un certo distacco, qualcosa che lo frena in qualche modo, e lo capisco, per lui ormai sono solo una donna che un tempo ha amato.

"Uhm... Magari un pancake a cioccolato" propongo dopo averci pensato qualche secondo. Justin mi guarda e gli scappa una risata, poi distoglie lo sguardo da me e mi fa cenno con la testa di seguirlo in cucina. Con un sorriso sulle labbra lo raggiungo e mi siedo sullo sgabello appoggiando i gomiti sulla penisola, guardando lui che prepara l'impasto per farmi quello che gli ho chiesto. Sembriamo quasi due vecchi amici, come tantissimo tempo fa, ed è così strano. So che questa è solo la calma prima della tempesta. "Come va con Sophia?" dopo un paio di minuti in silenzio, con Justin di spalle, gli faccio questa domanda che mi sta balenando nella testa da parecchio tempo.

"Bene, l-lei è a Los Angeles per un servizio fotografico e torna tra quatto giorni qui" mi informa con voce più tesa. Non si aspettava forse questa mia domanda. Sophia per quel poco che so, fa parte di un agenzia di modelle. Lei sa quello che è successo tra me e Justin? L'ha perdonato? Oppure è ignara di tutto?

Resto in silenzio e continuo ad osservarlo. Ha quasi finito di prepararmi i pancake.

"Io ho qualche domanda da farti Faith, ed ora che sei qui vorrei avere delle risposta da te" Justin si gira verso di me e mi guarda fisso negli occhi, mentre io non dico nulla, annuisco solo, con il cuore in gola. "Perché hai lasciato Steve?" mi domanda poggiando il piatto con i pancake sulla penisola, riempiendoli di cioccolata. Mentre sto per aprire bocca lui continua. "E perché poi sei sparita, andandotene a Parigi?" aggiunge sedendosi sullo sgabello difronte a me, mentre mi avvicina il piatto, e mi guarda qualche secondo.

Ingoio a fatica la saliva con lo sguardo basso, mentre cerco le parole giuste da dire. "Io h-ho capito che con Steve non sarei mai stata felice, che ci saremmo resi infelici a vicenda, e solo stando con te ho c-capito cosa volevo" mi fermo per un istante con il cuore che batte velocemente. Non oso guardarlo. "Ho capito che mi piaceva solo l'idea di stare insieme a lui, ma era tutto sbagliato, Steve è davvero un bravo ragazzo, e merita di avere accanto una persona degna del suo amore, che lo ami alla pari" dico con una lacrima che comincia a rigarmi il viso. Improvvisamente sento delle fitte alla pancia, ma cerco di non agitarmi e di non darlo a vedere.

"Stando con me..." Justin tiene le mani congiunte tra di loro e muove le dita nervosamente, ha la testa rivolta verso il basso anche lui, non riesce a reggere il mio sguardo, mentre io metto una mano sulla pancia per il fastidio che sto provando. "Cosa hai capito? Cosa vuoi?" continua lui, mordendosi nervoso una guancia.

"Io..." prendo un lungo respiro per calmarmi. Questo discorso mi agita, e per di più queste fitte non smettono di tormentarmi. Justin punta gli occhi nei miei ed aspetta una mia risposta. Lo guardo a mia volta, perdendomi per un po' nei suoi occhi color miele, vorrei dirgli che ho capito di amarlo ancora, che in realtà non ho mai smesso di farlo, e che è lui quello voglio, per sempre, ma le parole non mi escono. La vista mi si appanna, vedo tutto girarmi intorno, fino a vedere il buio totale. Il nulla.

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SAME OLD LOVE 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora