39. Ti amerò per sempre

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JUSTIN

E' più di un anno che non metto piede in questa casa. La mia casa. Il posto dove sono cresciuto, e dove un tempo mi sentivo al sicuro, amato, o almeno era quello che pensavo. La cosa che so per certo è che l'unica persona che mi abbia mai amato è stata mia mamma. Mio padre è solo un egoista del cazzo, ha sempre pensato a se stesso, e per fortuna l'ho capito. Questa casa da domani non sarà più mia. Un'altra scelta presa dall'uomo che dice di interessarsi a me, quando poi non mi ha nemmeno consultato. Non sarei nemmeno dovuto venire, ma non ce l'ho fatta a restare fermo sulla mia decisione, avevo il bisogno di ritornare a Wallingford, forse per un'ultima volta, ormai non ho più nessuno in questo posto, e per questo vorrei dire addio a tutto, ai ricordi che ho proprio qui.

Prendo un sorso di vodka dalla boccetta di ferro che ultimamente porto sempre con me, e mi guardo intorno. Sono all'entrata, nel salone, e tutto quello che vedo sono solo mobili ricoperti con teli e scatoloni chiusi, sparsi ovunque. Do un calcio contro uno scatolone qualsiasi e prendo un'altro sorso, mentre la rabbia man mano aumenta. Ogni cosa nella mia vita sta andando a puttane. Non ho più mia mamma, non ho un rapporto pacifico con mio padre già da un po', e questa sua decisione ha spezzato del tutto ogni legame, non abbiamo più nulla che ci tiene uniti ora. Non metterò mai piede nella sua nuova casa, insieme a quella donna. Io non ho più una famiglia. E poi, non ho più una ragazza. Ho a stento degli amici, che mi sopportano a malapena ormai.

"Sono appena le 10 del mattino e già stai bevendo?" ho un colpo al cuore. Alzo a rallentatore la testa, quasi come se avessi paura di incrociare i suoi occhi. Mi giro nella direzione in cui ho sentito la sua voce e la vedo. È proprio qui, in piedi, sulle scale e mi osserva con uno sguardo impenetrabile. Sono sempre stato io quello a nascondere bene le emozioni, ma ora sembra proprio che lei mi abbia superato in questo. La guardo piuttosto sorpreso, dopo la nostra ultima litigata di qualche mese fa, pensavo sul serio di non rivederla più. "Hai almeno fatto colazione?" Faith resta immobile, non smettendo di scrutare ogni mia mossa.

Che ci fa qui a Wallingford? E perché è proprio in questa casa?

Rido dal nervoso e prendo un altro sorso prima di risponderla. "Uhm.." faccio finta di pensarci mentre scuoto la testa. "Ho fatto un lungo viaggio, ho i postumi di una sbornia e sentivo il bisogno di tornare a casa" allargo le braccia per indicare il vuoto ormai, intorno a me. "Ma no, aspetta, questa non è più casa mia!" ironizzo, bevendo ancora. Perdo l'equilibrio per un attimo e non vedendo uno scatolone dietro di me, cado all'indietro. "Fanculo" impreco tra me e me, rialzandomi subito dopo, mentre Faith scende le scale e si avvicina a me. Solo ora riesco a percepire la sua rabbia nei miei confronti guardandola negli occhi. Mi strattona dalle mani la boccetta di vodka e la butta incurante lontano da me. Rido di nuovo e stringo le mani in pugni. "Che ci fai qui? Non eri alle Bahamas?" domando con tono infastidito, quasi schifato, al solo pensiero di lei in vacanza con quello. So tutto, ho visto parecchie foto, ed ormai mi sono rassegnato, ha scelto la strada più facile, ed ora sono io a non volerla più. Lei non mi ha mai amato nel modo in cui ho fatto io, e mi sento un coglione perché anche ora la amo ancora e avendola vicino a me mi sento vulnerabile, provo cose che non riesco a sentire con nessun'altra, ma la rabbia però, in tutto questo casino, è più forte, ha la meglio su me. Faith era l'unica persona che volevo nella mia vita, ed invece, alla prima occasione, mi ha abbandonato, non posso perdonarla.

"Sono tornata ieri, e ho deciso di stare qualche giorno con mia mamma" mi spiega a voce bassa, facendo qualche passo indietro, come se mi temesse, o come se non riuscisse nemmeno a starmi più vicino. Serro la mascella e la guarda nervoso. "Ho incontrato tuo padre prima, e ho pensato di aiutarlo con i pacchi" aggiunge mentre rimette dentro ad uno scatolone alcune cose che sono fuoriuscite quando l'ho preso a calci. "Dovresti salire di sopra, in camera tua ci sono alcune cose che magari potresti portarle con te a Orlando oppure nella casa nuova" continua, parlandomi con un tono freddo e di spalle. Richiude il pacco e si alza, voltandosi verso di me mentre stringe le mani in modo nervoso.

SAME OLD LOVE 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora