23. Brodo e caramelle gommose

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Anche a Boston piove. È come se il tempo si fosse sincronizzato col mio umore. Tutti i studenti stanno seguendo le lezioni, io invece, sono a letto con la febbre a 39. Non sono per niente sorpresa. Me lo aspettavo dopo essere stata per ore a tremare sotto la pioggia, con i vestiti inzuppati d'acqua.

Sono passati due giorni da quando ho preso quella decisione, da quando ho visto Justin scomparire all'interno del dormitorio e dalla mia vita.
Guardo quella scatolina verde poggiata sulla scrivania, che non ho il coraggio di buttare, e non faccio altro che pensare a quando me l'ha data, alla sua espressione. Ai suoi occhi lucidi. Era così ferito. In quel momento, quando mi ha guardata, prima di andarsene, di lasciarmi sola, ho percepito tutto il suo dolore. E si, anche la sua rabbia. Spero solo che col tempo riuscirà a comprendere la mia scelta, a capire i suoi sbagli, gli errori che abbiamo commesso, e spero sappia anche come nonostante tutto, il mio cuore, in qualche modo apparterrà sempre a lui. Al mio primo grande amore.

Vengo scossa dai miei pensieri malinconici quando sento bussare alla porta. "Chi è?" Cerco di urlare, ma la mia voce esce in modo strozzato per il mal di gola. Resto nel letto non riuscendo ad alzarmi, ho anche dolore alle ossa, sono ridotta a pezzi in tutti i sensi.

"Faith, sono Steve!" Risponde il mio amico. Non è mai venuto nella mia camera. Forse è qui perché non mi ha visto a lezione, non ne ho mai saltata una fino ad ora. A parte Kaya, non ho detto ancora a nessuno di me e Justin. Quando sono tornata a Boston, non ho avuto modo di vedere nessuno, essendomi subito dopo ammalata.

"Entra" lo invito, nonostante non sia per niente presentabile in questo momento, ma poco importa.

"Hey" fa il suo ingresso in stanza Steve. Non zoppica più, l'occhio dove Justin lo colpì, riesce a tenerlo aperto ora, solo i lividi sono ancora visibili sul suo volto. "Ti ho portato gli appunti della lezione di letteratura, stamattina ho chiesto a Kaya dove fossi e mi ha detto che stavi poco bene" mi spiega appoggiando un quaderno sulla mia scrivania. "Ma sai.. è di poche parole" aggiunge facendo una piccola risata. "Volevo chiamarti per dirti che sarei passato" si gratta la nuca nervoso. "Ma alla fine ho deciso di venire direttamente perché ero preoccupato, spero non ti dispiaccia" continua, restando alzato. Da quando la scorsa settimana ho scoperto cosa gli ha fatto Justin, non ho fatto altro che evitare lui, Jess, e Sam. Ci siamo visti solo durante le lezioni, ma non abbiamo parlato molto. Mi sono comportata in questo modo perché non riuscivo a guardarli negli occhi. Mi sentivo in colpa ed ero imbarazzata per tutta la situazione che Justin aveva creato.

"Certo che no, mi fa piacere" lo tranquillizzo. "Siediti se vuoi" indico la sedia dietro di lui. Annuisce e fa come gli ho detto. La posiziona vicino al letto e si siede.

"Allora, come stai?" Mi guarda abbozzando un sorriso. Mi trattengo dal roteare gli occhi. Sto odiando questa domanda. Non lo so come sto. Devo ancora capirlo.

"Beh.. a parte la febbre, dolore alle ossa, mal di gola, e il cuore spezzato, direi bene" rispondo ironica, facendo un sorriso triste.

Steve corruga la fronte e diventa serio dopo la mia ultima affermazione. "Cuore spezzato?" Ripete le mie parole, con un espressione confusa.

Annuisco. "Sabato sono andata da Justin, l'ho lasciato" lo informo senza girarci troppo intorno. Meglio arrivare subito al punto. Mi alzo di poco e poggio la schiena contro la spalliera del letto.

"P-perché? Se la colpa è mia, o di qualcosa che ho det-" non lo lascio finire di parlare.

"Non è colpa di nessuno, se non sua e mia, era inevitabile" abbasso la testa mordendomi il labbro superiore.

"Mi dispiace" poggia la sua mano sulla mia dopo averlo visto combattuto se farlo o meno.

Lo guardo e prendo un lungo respiro. "Starò bene" dico, cercando di convincere più me stessa, che lui.

"Ti va di mangiare qualcosa?" Mi domanda cambiando discorso, per non farmi rattristire più di quanto lo sia già. Sto per dirgli che non mi va in realtà, che vorrei solo dormire e non pensare a nulla, ma mi precede. "Hai detto che ti fa male la gola giusto?" Continua. Annuisco. "Potrei chiedere a Theresa, alla cuoca della mensa insomma, di prepararti un po' di brodo, che ne dici?" Propone. "È una richiesta molto allettante" aggiunge facendo una piccola risata. Sorrido appena ed alla fine annuisco.

Dopo mezz'ora Steve torna in camera con il nostro pranzo. Brodo per me e maccheroni col sugo, strapieni di formaggio grattugiato per lui. E per quando mi sarò ripresa, mi ha comprato una busta piena di caramelle gommose, che divorerò con piacere.

Dopo qualche minuto la porta della stanza si apre. "Faith, ti ho port-" Kaya fa il suo ingresso bloccandosi sui suoi passi quando vede Steve in camera a mangiare insieme a me. Lui vicino la scrivania ed io a letto. "Oh, già ci ha pensato lui" ha tra le mani una scatola di alluminio ed immagino che dentro ci sia qualcosa da mangiare, qualcosa che aveva preso per me. "Ti ho portato anche io qualcosa da mangiare, magari più tardi fai lo spuntino" aggiunge.

"Grazie" dico mentre lei posa la scotola sulla sua scrivania, poggia alcuni quaderni e poi viene verso di me.

"Ciao" Steve saluta in modo educato la mia amica che l'ha ignorato per tutto il tempo, dopo aver ingoiato ed essersi pulito le labbra.

"Ciao" Kaya ricambia il saluto con l'entusiasmo pari a zero. Non gli sta simpatico, me lo disse quando glielo feci conoscere qualche settimana fa e devo ancora capire perché.
"Come ti senti?" Si gira verso di me mettendomi una mano sulla fronte. "Non scotti molto" constata. Faccio spallucce. "Beh visto che sei in compagnia io vado a studiare in biblioteca, se hai bisogno di me, o ti serve qualcosa basta che mi chiami d'accordo?" dice, dandomi un bacio sulla guancia. Annuisco e le sorrido. Kaya quindi prende un libro e mi lascia da sola con Steve che resta con me per tutto il pomeriggio facendo venire anche Jess e Sam, per distrarmi un po'.

Apprezzo tanto quello che cercano di fare, ma per quanto io possa magari sorridere e far finta di essere interessata ai loro discorsi, dentro me, il dolore che sento è atroce, non scompare all'improvviso. Ho bisogno di tempo.

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SAME OLD LOVE 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora