Capitolo 9

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13 Settembre 2017, Londra.

Quando avevo sette anni, ricordavo di aver preso parte al matrimonio di mia cugina Lizzie.

Beh, in effetti "ricordare", dovevo ammettere, era un'esagerazione: tutto ciò che mi era rimasto impresso di quel giorno era il vestitino rosa che indossavo, i miei capelli molto più biondi di com'erano ora arricciati in lunghi boccoli, e Jack, un bambino con cui avevo giocato praticamente per tutta la durata della cerimonia. A parte quell'episodio, gli unici matrimoni a cui avevo assistito erano stati quelli dei film, e se fino ad allora avevo creduto che, in realtà, quelli messi in scena per un pubblico fossero di gran lunga diversi da quelli reali, nel momento in cui mi ritrovai ad assistere con i miei occhi al panico e all'ansia di Elise riguardo gli ultimi preparativi - in grande contrasto con l'invece pacatezza e tranquillità di Louis - mi resi conto che i film raccontavano più verità di quanto credessi possibile.

La festa di sabato, infatti, era stata l'ultimo momento di calma e di pace prima che tutti, in particolare Elise, si rendessero conto che, effettivamente, al matrimonio mancasse meno di una settimana. La cerimonia si sarebbe svolta quel venerdì, giorno in cui, dopo la consultazione di circa dieci siti del meteo, eravamo ormai abbastanza convinte che ci sarebbe stato il sole a splendere su Londra: il ricevimento si sarebbe infatti svolto nel grande giardino di una villa appena fuori città, e nonostante ci sarebbero stati dei grandi gazebi bianchi a coprire i tavoli dove sarebbe stata servita la cena, Elise aveva comunque voluto assicurarsi in ogni modo possibile che il tempo non avrebbe fatto brutti scherzi.

Il lunedì, dopo il lavoro, mi era passata a prendere per andare a controllare che tutte le bomboniere fossero arrivate e che fossero esattamente come lei e Louis le avevano richieste; il martedì, ad un certo punto ero stata costretta a spegnere il cellulare a lavoro per evitare che mi chiamasse un'ennesima volta, nonostante non credevo che oltre all'appuntamento dal parrucchiere, dall'estetista, in un salone per i massaggi e Dio solo sa cos'altro - tutto prenotato rigorosamente per giovedì - sarebbe stato possibile aggiungerne anche solo un altro.

Il mercoledì, invece, avevo passato buona parte della mattinata avanti e indietro tra l'ufficio del mio datore di lavoro e la segreteria dell'azienda per poter avere il venerdì libero e per chiedere di non prendere parte alla riunione straordinaria fissata proprio per quel giovedì, alla quale avrei dovuto presenziare nonostante quello fosse il mio giorno libero: il signor Pharrell non aveva creato particolari problemi, ma mi aveva comunque raccomandato di tenermi al pari con il lavoro da casa e di farmi spedire via mail da uno dei miei colleghi il verbale stilato alla fine della riunione.

Il pomeriggio, invece, Elise mi era passata a prendere dopo il lavoro insieme alle altre ragazze per poter tornare all'Atelier, così da poter portare a termine l'ultima prova degli abiti prima del grande giorno: avevo visto chiaramente Elise tremare nell'attesa che le portassero l'abito che aveva scelto, così come avevo visto anche i suoi occhi illuminarsi non appena Oliver, l'aiutante della signora Willis, aveva fatto il suo ingresso con un carrello dal quale pendeva un grosso porta-abiti.

E nel momento in cui Elise era uscita dal camerino con il suo abito nuziale addosso, ero abbastanza sicura che gli occhi avessero cominciato a brillare anche a me.

La scollatura a cuore del vestito senza spalline era ricoperta di piccoli brillanti, mentre delle sottili pieghe fasciavano il corpo longilineo di Elise fino al bacino, scendendo poi leggermente più larghe fino a terra, creando un piccolo strascico alla fine; un ricamo sul fianco riprendeva i brillanti della scollatura, dando un tocco di classe ed eleganza a quell'abito semplice ma assolutamente meraviglioso.

Io, Rachel e Sophie rimanemmo a guardarla a bocca aperta mentre lasciava che la signora Willis le aggiustasse l'abito e, con l'aiuto di Brianne ed Oliver, le poggiasse il lungo velo sulla testa, sistemando la piccola coroncina che lo reggeva nei lunghi capelli castani della mia amica; quando ebbero finito ed Elise si voltò verso di noi, notai all'istante le lacrime cominciare a riempirle gli occhi marroni.

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