Capitolo 50

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12 Marzo 2018, Londra.

«Che cosa? - spostai tutte le buste che avevo tra le mani su un solo braccio, mantenendo il cellulare tra l'orecchio e la spalla mentre con la mano libera spingevo la porta del bar - Che vuol dire che avete bisogno di altro tempo?»

«Mi dispiace tantissimo, signorina Davis, ma purtroppo l'idraulico ha detto che il danno è più grave di quanto credesse. Non è sicuro di poter finire i lavori entro la settimana prossima.»

Individuai, in uno dei tavoli verso l'interno del locale, una persona con la testa bassa, uno snapback nero e rosso a coprirgli la testa, e degli occhiali da sole nonostante fosse tardo pomeriggio, stesse cominciando a piovere e, soprattutto, ci trovassimo in un luogo al chiuso. Roteai gli occhi al cielo mentre lo raggiungevo, cercando di manovrare le buste che avevo tra le mani per fare in modo che non colpissero le persone sedute agli altri tavoli.

«Ho già dovuto rimandare l'arrivo alla fine di questa settimana, per questo problema. Non posso rimandare ancora di una settimana intera!»

Louis sollevò lo sguardo non appena sentì la mia voce, togliendosi gli occhiali dal viso per potermi guardare mentre lasciavo cadere le buste accanto alla sedia dal lato del muro in modo che non dessero fastidio ai camerieri, sfilando con difficoltà il cappotto mentre provavo a non far cadere il cellulare.

«Purtroppo si tratta di un guasto che ha colpito l'intero sistema idraulico, signorina. - disse ancora l'uomo dall'altro lato, io mi lasciai cadere con un tonfo sulla mia sedia - Abbiamo contattato varie ditte per ottenere più pareri, ma il giudizio è stato unanime.»

«Io devo cominciare a lavorare, la prossima settimana. - cercai di fargli capire, non importandomene delle sue ragioni - Non posso saltare una settimana di lavoro!»

«Mi dispiace davvero, signorina Davis. - disse ancora, facendomi innervosire solo ancora di più - Posso provare a parlare con il proprietario della casa e vedere se per caso ha a disposizione un altro posto da offrirle per una settimana, ovviamente senza costi aggiuntivi, o...»

«Senta, signor Mitchell, ora sono a lavoro e non posso parlare. - lo interruppi, senza preoccuparmi di risultare scortese - Mi faccia sapere se ci sono novità.»

Fece per dire qualcosa dall'altro lato, ma attaccai prima di poter sentire le ennesime scuse inutili che mi avrebbe rivolto.

Poggiai il cellulare sul tavolo e chiusi gli occhi, prendendo un respiro profondo per calmarmi; quando li riaprii, le sopracciglia di Louis erano sollevate e le sue labbra premute tra loro per trattenere un sorriso impertinente.

«Beh, questo è stato... Interessante.» commentò, chiaramente divertito.

Roteai gli occhi al cielo, facendo scivolare la sua tazza di tè lungo il tavolo prima di alzarla e prenderne un sorso.

«Se fossi stato al mio posto, li avresti direttamente mandati a fanculo per tutti i problemi che mi stanno creando.»

Si riprese la tazza non appena la poggiai nuovamente sul tavolo, bloccandola con entrambe le mani in modo che non potessi più toccarla.

«Cos'è successo stavolta?» chiese, sollevando un sopracciglio.

E così gli raccontai di come, la settimana precedente, il signor Mitchell mi avesse chiamata per dirmi che dei ladri erano entrati nell'appartamento che avevo preso in affitto a New York perché uno degli operai che lo stavano ristrutturando e mettendo a posto prima che io arrivassi aveva dimenticato di chiudere la porta principale, e - ancora non mi erano chiari il come ed il perché - avevano messo mano alle tubature rompendo uno dei tubi principali, finendo per far allagare l'appartamento e far evacuare nel cuore della notte l'intero palazzo.

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