Capitolo 14

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24 Settembre 2017, Londra.

Feci una fatica immane per aprire gli occhi, solo per pentirmene dopo meno di un secondo.

La prima cosa che vidi fu infatti una luce quasi abbagliante davanti ai miei occhi, e solo dopo che li ebbi aperti e chiusi più volte la mia vista tornò quasi normale ed i contorni della stanza in cui mi trovavo cominciarono a diventare più definiti. Girai lentamente la testa di lato, vedendo una finestra coperta da una tenda di un marroncino chiaro attraverso la quale filtrava la luce del sole, illuminando fiocamente le pareti color panna e rendendomi possibile osservare i dettagli: un grosso televisore occupava il muro di fronte al letto su cui ero distesa, una poltrona era situata nell'angolo accanto ad una libreria angolare in legno ciliegio di cui solo un paio di scaffali erano occupati da libri, poiché i restanti erano riempiti da CD musicali, vinili e fogli ammassati in modo disordinato; accanto alla libreria, una chitarra era poggiata su un piede apposito, mentre su un lungo mobile basso sotto la TV erano presenti diverse candele al momento spente.

Mentre osservavo anche il grosso specchio sul lato opposto rispetto alla finestra, la porta in legno a due ante di cui una era stata lasciata socchiusa, il comò dello stesso colore degli altri mobili presenti nella stanza, mi ci vollero diversi minuti per capire con precisione dove mi trovavo: ciò che infine confermò la mia idea, fu il profumo impregnato nel grosso piumone bianco in cui ancora ero avvolta.

Mi sollevai lentamente sui gomiti, chiudendo per un secondo gli occhi quando la testa mi fece incredibilmente male a quel movimento; aggiustai i cuscini in modo che potessi poggiare la schiena contro di essi mentre mi sollevavo ancora, cercando di capire, ora che ero piuttosto certa di dove mi trovassi, in che modo ci fossi arrivata e soprattutto perché.

La mia mente tornò in automatico alla sera prima, alla festa e a Daniel, ad Harry arrivato insieme a Norah e alla breve discussione che avevamo avuto; tuttavia, da quel momento in poi i miei ricordi diventavano vaghi, un grosso buco occupava completamente la mia memoria, e se mi sforzavo riuscivo solo a rivedere sprazzi di scene confuse legate apparentemente da nessun filo logico.

Mi voltai verso la porta quando quest'ultima si aprì lentamente, lasciando passare una figura longilinea che non si accorse subito del fatto che fossi ormai sveglia, poiché i suoi occhi erano abbassati sulla sua mano che trasportava un bicchiere d'acqua e quelle che sembravano essere pillole; cercò di fare quanto meno rumore gli fosse possibile mentre chiudeva lentamente la porta alle sue spalle, voltandosi poi per potersi avvicinare al letto ma bloccandosi di colpo quando sollevò la testa.

«Hey. - disse, poggiando ciò che aveva tra le mani sul comodino accanto al letto - Sei sveglia.»

Annuii, volendo parlare ma avendo la gola troppo secca ed i pensieri ancora troppo caotici per riuscire a farlo. Mi sporsi lateralmente per raggiungere il comodino e, quando lui si rese conto di ciò che volevo fare, afferrò nuovamente il bicchiere per porgermelo, risparmiandomi troppi movimenti che non mi sentivo chissà quanto entusiasta di dover compiere.

«Grazie.» sussurrai, afferrando il bicchiere dalle sue mani e prendendone subito un lento ma lungo sorso.

Mi sentivo ancora intontita, quasi frustrata per il fatto che non avessi assolutamente le idee chiare sul cosa fosse successo la sera precedente.

Perché ero a casa di Harry? Perché mi aveva portato delle medicine, probabilmente già sapendo che ne avrei avuto bisogno? Perché avevo dormito nel suo letto?

«Che ore sono?» gli chiesi, decidendo di cominciare con la domanda più facile tra tutte quelle che mi riempivano la testa.

«Le tre passate.» rispose, indicando con il mento l'orologio al muro per confermare ciò che aveva detto.

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