26 Febbraio 2018, Southampton.
HARRY'S POV:
Quando la giornata iniziava con una telefonata da parte degli agenti ancora prima delle otto del mattino, non era mai un buon segno.
La prima volta che era successo era Natale e mi trovavo ad Holmes Chapel, dove stavo passando un paio di giorni dai miei parenti con la mia famiglia: una chiamata "urgente" proprio la mattina di Natale aveva però costretto sia me che gli altri ragazzi a tornare a Londra, poiché, a quanto pare, uno dei giornali per cui avevamo rilasciato un'intervista pochi giorni prima aveva distorto molte delle nostre parole facendo risultare me fidanzato con una donna sposata, Louis uno spacciatore, Liam un essere senza cuore che parlava male dei fans, e Niall e Zayn quelli che noi altri consideravamo "inutili" nella band. Avevamo avuto un incontro con avvocati ed i rappresentanti del giornale quel pomeriggio stesso.
La seconda volta invece mi trovavo a Los Angeles per una pausa di qualche giorno dal tour: in quei giorni letteralmente non avevo fatto altro che stare in ammollo nella piscina a casa di Meredith e Connor, oppure sul loro yacht, oppure ad ingozzarmi di cupcakes, pizze a pranzo e cena e dolciumi di ogni genere, prima di tornare al solito regime che eravamo costretti a seguire in tour. Tuttavia, una chiamata dei miei agenti mi aveva invece suggerito che in quei giorni, per i media, io ero stato a delle feste di gente famosa tutte le sere, che ero stato visto lasciare un nightclub alle quattro del mattino con una "bionda misteriosa", ed avevano persino scattato una foto di me che, con la faccia assonnata ed espressione dolorante per il mal di pancia causato dalle troppe schifezze, uscivo da un supermercato in cui avevo comprato del semplice tè verde, dicendo che la mia espressione era invece dovuta al fatto che avessi bevuto troppo la sera precedente e che quella notte fossi stato "sveglio troppe ore facendo chissà cosa". In quel caso, mi avevano almeno risparmiato la riunione dicendomi semplicemente di postare casualmente su Instagram o Twitter una foto della sera prima per confermare che non avessi fatto nulla di tutto ciò.
Avendo questi episodi e parecchi altri come esempio, quando il mio cellulare mi svegliò alle 7.14 quel lunedì mattina la mia prima reazione fu quella di premere il tasto ignora e rimettermi a dormire.
Avevo appena risistemato la testa sul cuscino e richiuso gli occhi quando però il telefono cominciò a squillare di nuovo, e a quel punto non trattenni un lamento basso e profondo che vibrò in tutto il mio petto e delle bestemmie mormorate nel cuscino. Allungai alla cieca un braccio per tastare il comodino, e nel farlo buttai a terra portafogli, chiavi dell'auto e persino la lampada di vetro che vi era poggiata, ma, prima che quest'ultima potesse toccare il pavimento, spalancai gli occhi e la afferrai per il filo, mettendomi a sedere con uno sbuffo per rimetterla a posto; nel tempo che ci misi a districare il suo filo da quello del caricatore dell'iPhone, il telefono smise nuovamente di squillare lasciando che la stanza cadesse nuovamente in un pacifico silenzio.
Con un sospiro, decisi di stendermi un'altra volta nel letto e fingere di non aver sentito il cellulare quando più tardi mi sarebbe arrivata un'ennesima chiamata, durante la quale gli agenti mi avrebbero fatto una partaccia di due ore per il fatto che non avessi risposto subito.
Ormai ero sveglio, ma quel giorno non avremmo avuto le prove fino alla undici, visto che sarebbero state le ultime e quindi avrebbero richiesto meno tempo rispetto agli altri giorni; decisi quindi di accendere la TV per perdere un po' di tempo, ma dopo aver fatto zapping per buoni dieci minuti scoprendo che alle 7.30 di lunedì mattina non facesse nulla di particolarmente interessante, mi alzai e sfilai i boxer, lasciandoli sul pavimento mentre mi dirigevo verso il bagno.
Uscii dalla stanza che almeno si erano fatte le otto, un orario decisamente più decente per essere in piedi; scesi nel ristorante dell'albergo per poter fare colazione, avvistando subito, tra gli altri, un tavolo a cui erano sedute Lou, Caroline ed Helene. Fermai un cameriere per ordinare un tè, poi le raggiunsi.
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All That Matters
FanfictionSEQUEL DI "THE WORDS I NEVER TOLD YOU" «Tu la ami?» gli chiese in tono innocente. Vidi il ragazzo leccarsi le labbra e passarsi una mano tra i capelli, ma, quando capì che non avrebbe potuto continuare a non rispondere, chiuse semplicemente gli occh...