29 Ottobre 2017, Los Angeles.
Per un attimo pensai di star sognando, di aver vissuto talmente tanti bei momenti durante quella giornata che, per bilanciare, ad un certo punto mi ero addormentata e ora stavo vivendo un incubo. Il fatto che però potessi sentire le mie mani sudare freddo, il battito del cuore pulsare fin nelle tempie e la gola essere diventata secca all'improvviso, mi confermò che non stavo dormendo, che quello non era un sogno, ma che quello in piedi davanti a me fosse proprio Alex in carne ed ossa.
«Eveline?» mi richiamò quando non risposi, piegandosi leggermente per arrivare alla mia altezza e scuotendo una mano davanti ai miei occhi, lasciandosi andare poi ad una piccola risata.
Mi schiarii la gola, raddrizzando la schiena per prendere quanta più distanza mi fosse possibile.
«Che... Che ci fai qui?» gli rivolsi la sua stessa domanda, con voce molto meno sicura ed allegra della sua.
Che diavolo ci faceva a Los Angeles? Aveva finito il college a New York insieme a me, poi Cheryl mi aveva detto che era tornato a Birmingham dalla sua famiglia per lavorare lì.
Credevo che me lo fossi tolto definitivamente dai piedi, che non l'avrei mai più visto, ma a quanto pare mi sbagliavo.
«Avevo una settimana di ferie e sono arrivato oggi con mia cugina, doveva lavorare e l'ho accompagnata.- disse, scrollando le spalle - Tu, invece? Non mi aspettavo di trovarti proprio qui, credevo fossi tornata a Londra.»
Ero ancora praticamente stordita, quindi per capire ciò che aveva detto ci misi più tempo del normale; lui mi guardò con aria leggermente confusa, come se non capisse il motivo dietro lo stato di shock in cui mi trovavo.
«Si, ehm, io... - deglutii, riorganizzando i pensieri prima di parlare - Lavoro a Londra, sono qui in vacanza.»
Alex annuì, io spostai lo sguardo verso la porta dell'edificio pregando che Harry arrivasse al più presto.
«Fino a quando rimani?»
Mi voltai nuovamente verso di lui quando parlò, sfregandomi le mani sulle cosce per asciugare il sudore freddo che le inumidiva.
«N-non lo so. - risposi, ed in quel momento era la verità - Ancora qualche giorno, credo.»
Non capivo se stesse facendo finta di non rendersi conto di quanto fossi a disagio, o se quella fosse una nuova forma di tortura che aveva escogitato e che ora stava mettendo in pratica; in ogni caso, l'unica cosa che speravo era che mi lasciasse in pace al più presto.
«Bene, e, ehm... - si schiarì la gola, improvvisamente anche lui a disagio - E ti andrebbe se uno di questi giorni ci vedessimo, giusto per parlare un po'?»
«C-cosa? No. No.» risposi subito, non avendo questa volta bisogno di pensarci neanche un secondo.
Era impazzito. Era completamente impazzito.
«Voglio solo parlarti, Eve. - rabbrividii al suo tono calmo e pacato - Puoi scegliere tu luogo, giorno ed ora, mi va bene qualunque cosa.»
Continuai a scuotere la testa, esattamente come avevo fatto per tutto il tempo che aveva parlato.
«Non ho niente da dirti, e non voglio sentire nulla.» risposi, un po' più decisa rispetto a prima.
«Non voglio giustificarmi né niente del genere, Eve, ti prego. - continuai a scuotere la testa, lui fece un passo avanti - Non mi hai mai dato la possibilità di chiederti scusa.»
«Delle scuse per quella notte non me ne faccio un cazzo, Alex.»
«Ma io sì, sto malissimo per quello che è successo. - fece ancora un altro passo avanti, io feci per scendere dalla motocicletta ma mi immobilizzai quando poggiò una mano sul seggiolino anteriore - Ti prego.»
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All That Matters
FanfictionSEQUEL DI "THE WORDS I NEVER TOLD YOU" «Tu la ami?» gli chiese in tono innocente. Vidi il ragazzo leccarsi le labbra e passarsi una mano tra i capelli, ma, quando capì che non avrebbe potuto continuare a non rispondere, chiuse semplicemente gli occh...