24 Marzo 2018, New York.
Una tempesta era in arrivo sulla costa occidentale.
Inoltre, un vento proveniente da sud avrebbe mosso il mare provocando possibili inondazioni in alcune città su quella orientale. Sapevo ormai anche che, quella notte, nel nord della California c'era stata una bufera di neve, che in Michigan era stato dichiarato lo stato d'allerta per un possibile tornado, e che nello Stato di Washington, a causa del vento forte, c'era il pericolo che un incendio doloso appiccato su una collina si espandesse arrivando a bruciare buona parte del territorio circostante.
Per quale motivo ero al corrente di tutto ciò? Perché era da quella mattina alle cinque che ero seduta nella sala d'attesa dell'aeroporto, guardando i telegiornali che si susseguivano senza sosta sugli schermi, sperando che il mio volo non venisse cancellato per l'ennesima volta.
Era già successo la sera prima, quando avevo acquistato un biglietto solo per venire a sapere che, a causa del brutto tempo su tutto il paese, tutti i voli erano stati cancellati; avevo quindi trascorso la notte in un albergo stesso all'interno dell'aeroporto, in modo che avrei potuto prendere il primo volo di quella mattina programmato per le 6. Ovviamente anche quello era stato annullato, così come anche quello delle 7, quello delle 8.15, delle 9.05 e, come ormai mi ero aspettata, quello delle 9.45.
Erano le 10.23 ed ero in attesa di sentire come anche il volo delle 10.55 sarebbe stato annullato, e invece, quando una voce chiamò proprio quel volo attraverso gli altoparlanti, io ed un'altra ventina di persone in attesa come me da quella mattina balzammo in piedi e quasi ci abbracciammo per la felicità.
Mentre raggiungevo il gate per l'imbarco, guardando fuori dai grandi finestroni dell'aeroporto non sembrava affatto mattina, visto che i grossi nuvoloni neri oscuravano completamente il cielo e la pioggia battente cadeva giù violenta, facendo rumore quando colpiva le finestre. A bordo, le hostess andavano avanti e indietro di continuo ed il comandante, insieme al primo ufficiale, entrò ed uscì più volte dalla cabina di comando probabilmente per fare gli ultimi controlli, ancora più accurati del solito a causa del maltempo; l'aereo decollò con circa mezz'ora di ritardo, ma il solo fatto che lo fece quando tutti i precedenti erano invece stati annullati non me ne fece importare. Non m'importò neanche delle particolari manovre di stabilizzazione durante il decollo, così come neanche delle a volte insopportabili turbolenze che scossero tutto il velivolo durante quelle sei ore di viaggio, poiché ero semplicemente contenta del fatto che tutto questo non mi aveva fermata dal fare ciò che avevo deciso la sera precedente.
Fino ad appena il giorno prima, avrei considerato il maltempo come un ennesimo suggerimento del fatto che ciò che volevo fare era sbagliato, che me ne sarei pentita e che le cose sarebbero andate male di nuovo; tuttavia quella mattina, così come la sera precedente, tutto ciò che avevo pensato era che quello era un ultimo ostacolo che avrei dovuto superare, quasi un esame finale per mettere alla prova la fiducia che solo recentemente avevo ritrovato. Il solo fatto che non mi fossi arresa al quinto volo annullato, per me era già una solida conferma.
L'aeroporto internazionale di Los Angeles era parecchio incasinato, quando arrivai, esattamente come lo era stato il John F. Kennedy di New York poche ore prima: capivo perfettamente lo stato d'animo delle centinaia e centinaia di persone accampate sulle poltrone delle varie sale d'attesa, le quali, con espressioni per lo più sconsolate, tristi o nervose nel caso di alcuni uomini d'affari, si trovavano probabilmente nella stessa situazione in cui mi ero ritrovata io quella mattina. Data la scena davanti alla quale mi ritrovai, mi ritenni più che fortunata per il fatto che alla fine il mio sesto volo fosse sul serio partito.
Il cielo era più scuro del solito ed il sole era coperto dalle nuvole, ma lì a Los Angeles non pioveva ancora come invece stava succedendo nella maggior parte del paese; decisi di sfruttare al meglio quella fortuna e raggiungere subito uno dei taxi all'uscita dell'aeroporto, dando all'autista le indicazioni per il primo luogo che mi era venuto in mente e che speravo fosse quello giusto.
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All That Matters
FanfictionSEQUEL DI "THE WORDS I NEVER TOLD YOU" «Tu la ami?» gli chiese in tono innocente. Vidi il ragazzo leccarsi le labbra e passarsi una mano tra i capelli, ma, quando capì che non avrebbe potuto continuare a non rispondere, chiuse semplicemente gli occh...