Capitolo 45

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14 Gennaio 2018, Londra.

HARRY'S POV:

Quando cominciai a sentire delle voci intorno a me, inizialmente credetti di star sognando.

Provai ad addormentarmi di nuovo, sistemando meglio le gambe in modo da non farle cadere dal bordo del letto ma allo stesso tempo cercando di non non colpire quelle della ragazza ancora stretta tra le mie braccia. Fu solo quando il chiacchiericcio aumentò e mi resi conto di non trovarmi a casa mia nel mio grande letto matrimoniale, ma stretto invece in uno da appena una piazza e mezza senza potermi muovere se non volevo rischiare di cadere o far cadere Eveline, che mi costrinsi ad aprire gli occhi.

Dovetti sbattere le palpebre più volte prima di riuscire a focalizzare lo sguardo sul dottor Benwell, il quale, insieme ad un paio di infermiere, spostava alternativamente lo sguardo da una cartellina al monitor accanto al letto, il cui filo terminava con delle ventose che erano state attaccate al petto di Eveline: a quel punto abbassai lo sguardo, rendendomi conto che la ragazza che ancora stringevo tra le braccia fosse già sveglia.

«Bene, i valori sono tutti regolari. - annunciò il dottore, facendo segno ad una delle infermiere di rimuovere le ventose; spostai un braccio quando mi resi conto che era d'intralcio, ricevendo un sorriso di gratitudine dalla donna - Oggi pomeriggio puoi tornare a casa, ma ho bisogno che tu stia tranquilla per almeno una settimana.»

«Okay.» rispose a bassa voce Eveline, annuendo al medico.

«Più tardi passa per il mio ufficio così ti do un certificato medico da presentare a lavoro. - continuò, scrivendo ancora un paio di cose sulla cartellina prima di alzare lo sguardo, rivolgendomi un sorriso non appena incrociò il mio sguardo - Buongiorno, signor Styles.»

«Buongiorno. - risposi, la mia voce ancora rauca e bassa per il sonno; mi schiarii la gola, rimuovendo un braccio da intorno al bacino di Eveline e anche quello avvolto intorno alle sue spalle prima di mettermi a sedere sul bordo del letto - Mi avreste dovuto svegliare.»

«Oh, non preoccuparti, siamo riusciti a fare tutto quello che dovevamo fare. - rispose gentilmente, poi si voltò di nuovo verso Eveline - Ci sono alcune persone in sala d'attesa che volevano venire a vedere come stavi. Posso farle salire, o vuoi aspettare ancora un po'?»

Osservai Eveline, vedendola prendere un lungo e profondo sospiro prima di tirare fuori una risposta.

«Mi può dare mezz'ora?» chiese infine.

Il dottore sorrise ancora, annuendo.

«Ma certo. A più tardi.»

Osservai il dottore e le due infermiere lasciare la stanza e chiudersi la porta alle spalle prima di voltarmi verso Eveline, trovandola con lo sguardo puntato verso il soffitto.

«Vuoi che inventi qualcosa e li mandi via?» le chiesi dopo qualche minuto.

Sospirò ancora una volta prima di girare la testa sul cuscino, i suoi occhi verdi non più rigati da venature rosse ma che lasciavano comunque trasparire chiaramente la stanchezza.

«No, non fa niente. - disse infine, girandosi su un fianco e stringendosi le coperte addosso - Voglio solo rimanere un altro po' da sola.»

Deglutii «Okay. Se vuoi vado al bar, poi torno...»

«E con te. - precisò, e subito sentii una sensazione di sollievo alleggerirmi il petto - Voglio stare un altro po' da sola con te.»

Annuii, stendendomi nuovamente sul letto da sopra le coperte non appena si spostò per farmi un po' di spazio. Non era un letto fatto per starci in due, ma il fatto che quella notte nessuno di noi due avesse avuto intenzione di lasciare neanche un solo centimetro che ci distanziasse, lo aveva fatto bastare; anche quella mattina, nel momento in cui il suo corpo si sistemò accanto al mio mentre io le stringevo le spalle con un braccio, lasciando che la sua testa trovasse il suo solito posto sul mio petto e la sua mano sulla mia pancia, pensai che infondo non avessimo bisogno di un letto matrimoniale per stare comodi.

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