Capitolo 34

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17 Novembre 2017, Londra.

«...Per te va bene, Eveline?»

Sbattei più volte le palpebre quando sentii il mio nome venire pronunciato da Louis, sollevando la testa dalla mano e raddrizzando la schiena.

«Scusa, che cosa?»

Non finsi neanche di aver capito ciò che mi aveva detto o chiesto, e dalla smorfia che fece capii che infondo se l'aspettava che non gli stessi prestando chissà quanta attenzione.

«Mi stavi ascoltando?»

«Si, però poi...»

Scossi la testa, lasciandomi scappare un sospiro frustrato.

Quella settimana era uscito il nuovo album dei ragazzi, così negli ultimi giorni erano stati in giro per l'Europa per promuoverlo e solo la sera prima erano tornati. Avevo ascoltato fin quando mi aveva raccontato di com'erano andate le esibizioni del nuovo singolo nei vari paesi, ma non sapevo a che punto mi ero persa tra i miei pensieri e avevo automaticamente smesso di dargli attenzione.

«Ho detto: stasera tu ed Harry vi vedete, no? - annuii - E visto che domani è sabato, che ne dici di venire fin dalla mattina con noi così che la sera possiamo andare direttamente ad X Factor tutti insieme?» mi propose.

Aggrottai leggermente le sopracciglia mentre lui parlava, ma poi me ne ricordai: la sera seguente lui ed i ragazzi sarebbero stati ospiti ad X Factor, così Harry mi aveva chiesto se volessi andare anche io, visto che anche le altre ragazze e persino qualche familiare sarebbero stati presenti. Mi aveva però anche detto che durante la giornata lui ed i ragazzi avrebbero avuto varie interviste e servizi fotografici, e che quindi mi avrebbe mandato un'auto per venirmi a prendere e portarmi agli studi direttamente la sera.

A quanto pare, Louis aveva altre intenzioni.

«Perché?»

Scrollò le spalle.

«Così domani mattina fai qualcosa di diverso dal chiuderti in casa e lavorare.» disse, e non mi sfuggì il leggerissimo tono di accusa che probabilmente non aveva voluto lasciarsi sfuggire.

Tuttavia non mi arrabbiai, un po' perché sapevo che aveva ragione, un po' perché era da ormai più di una settimana che non avevo neanche la forza di lasciare che il mio corpo provasse emozioni così impegnative come la rabbia.

«Troverò qualcos'altro da fare, Harry ha comunque già detto che avrebbe mandato qualcuno a prendermi domani sera.» risposi, quasi come per trovare una scusa.

Il fatto però che Louis chiuse gli occhi per prendere un lungo e profondo respiro, stringendosi poi la punta del naso tra due dita come per costringersi a rimanere tranquillo, mi rese chiaro che la mia testardaggine lo stesse solo innervosendo.

«Eveline, devi reagire. - scoppiò infine, tornando ad inchiodare i miei occhi con i suoi - E' una settimana che non esci da qui dentro se non per andare a lavoro, ed è assurdo il fatto che per sentirti in questi giorni ti ho dovuta chiamare ogni volta almeno tre volte prima che ti decidessi a rispondere.»

«Ero impegnata.» mi giustificai, spostando lo sguardo dal suo per rivolgerlo alle sue spalle.

«Certo, ad ucciderti di lavoro. - mi rinfacciò; mi morsi le labbra per cacciare indietro le lacrime che per la millesima volta in pochi giorni minacciarono di inondarmi gli occhi, e quando anche Louis se ne accorse prese un respiro profondo per calmarsi - Non ti puoi chiudere in questo modo, Eve, non è una cosa sana da fare. Io capisco che magari ora non te la senti ancora di parlarne e che sei ancora... Scossa, ma non credi che chiuderti in te stessa peggiori solo le cose?»

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