Capitolo 20

22.3K 749 76
                                    

14 Ottobre 2017, Londra.

La settimana passò velocemente nonostante avessi pensato - e anche sperato - il contrario: il sabato arrivò infatti fin troppo presto, e questa sarebbe anche stata una cosa positiva se l'inizio del mio week-end non fosse coinciso anche con il ritorno dei ragazzi dall'America.

Nei giorni precedenti, infatti, non avevo fatto che pensare a tutto quello che sia Norah che Emily mi avevano detto, solo per arrivare ad una semplice conclusione: era vero, avevo avuto tre settimane di tempo e Dio solo sapeva quanto avessi sul serio provato a prendere una decisione che avrebbe messo in pace sia il mio cuore che la mia mente, ma arrivata alla resa dei conti mi sentivo come se non avessi fatto alcun progresso, come se tutti i miei dubbi fossero lì esattamente come la mia voglia di buttarmi addosso ad Harry non appena lo avrei visto. Erano sentimenti contrastanti e che decisamente non mi avevano aiutata a prendere una decisione definitiva, quindi ero arrivata a pensare che, nel momento in cui avrei parlato con Harry, altro non avrei fatto che chiedergli altro tempo; non me la sentivo di decidere perché mi sentivo costretta, quindi la cosa migliore era che aspettassi ancora un po' e ricevessi magari un'illuminazione dall'alto che mi avrebbe fatto capire qual era la cosa più giusta da fare.

Per questo, ora con le idee - più o meno - chiare, mi convinsi del fatto che continuare a stare in ansia fosse totalmente inutile: sapevo che erano atterrati qui a Londra più o meno da mezz'ora perché Elise mi aveva detto che lei e Rachel sarebbero andate all'aeroporto, così come sapevo che non sarebbe passato molto tempo prima che Harry mi chiamasse per organizzarci per poterci vedere. M'infilai quindi sotto la doccia e ci persi quanto più tempo possibile, sapendo che se quella mattina avessi avuto troppo tempo per me non sarei riuscita a gestire e controllare l'ansia nell'attesa della sua chiamata.

Stavo sciacquando i capelli quando sentii il campanello di casa suonare, così mi costrinsi ad aprire gli occhi e chiudere di malavoglia la manopola della doccia; mi avvolsi velocemente in un asciugamano e tolsi l'acqua dai capelli, gridando un «Arrivo subito!» quando sentii il campanello suonare ancora una volta. Ero abbastanza sicura che si trattasse o del postino - il quale, ancora non avevo capito perché, si ostinava a portarmi la posta fino a sopra invece di lasciarla nell'apposita cassetta - oppure della donna che abitava sul mio stesso pianerottolo, la quale mi veniva a bussare per chiedermi di prestarle qualcosa almeno due volte a settimana.

Arrivai quindi alla porta con l'intenzione di non aprire per nessun motivo al mondo - visto che indossavo solo un asciugamano - ma quando chiesi chi fosse ed una voce conosciuta rispose, pensai di dover in qualche modo cambiare i miei piani.

«Eve, sono io.» disse, ed il mio cuore fece le capriole all'istante.

Il mio primo istinto fu di portarmi una mano alla bocca per la sorpresa, ma subito dopo cominciai a girare velocemente in tondo alla ricerca di qualcosa da poter mettere addosso per poter risultare almeno presentabile. Quando mi resi conto che questo non sarebbe stato possibile a meno che non avessi raggiunto la mia cabina armadio e mi fossi vestita in un batter d'occhio, imprecai sottovoce e presi un respiro profondo, poggiando infine la mano sulla maniglia per poter aprire la porta.

Harry era poggiato con la spalla al muro perpendicolare alla porta, la testa bassa e le mani nelle tasche dei jeans scuri, i capelli tenuti fermi all'indietro con una bandana. Per un attimo, il sollievo e la felicità che provai nel vederlo furono più forti dell'imbarazzo che avrei dovuto provare, ma bastò che lui sollevasse lo sguardo e spalancasse impercettibilmente gli occhi per far andare le mie guance praticamente a fuoco.

«Hey. - disse, schiarendosi la gola quando la voce uscì un po' più acuta del normale - Scusa, avrei dovuto chiamarti prima di venire.»

«Non preoccuparti. - risposi, cercando di sembrare il più disinvolta possibile; distolsi però lo sguardo dal suo, voltandomi verso l'interno della casa e facendogli segno di entrare - Vieni, entra.»

All That MattersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora