Capitolo 39

18.1K 693 106
                                    

13 Dicembre 2017, Londra.

"Come stai? Va tutto bene?"

Rilessi quel messaggio mille volte, nonostante fosse lo stesso che mi era arrivato anche il giorno precedente, quello prima ancora e così via. Leggendo quelle semplici domande riuscivo quasi a percepire tutta la sua preoccupazione per me, e sapevo che il non potersi accertare in prima persona del fatto che, come gli rispondevo sempre, andasse tutto bene, lo stava uccidendo.

Nei precedenti quattro giorni, infatti, non l'avevo né visto né sentito al telefono, ma ci eravamo solo scambiati un paio di messaggi la mattina e la sera nei quali principalmente lo rassicuravo sulle mie condizioni di salute. In effetti - non saprei dire se me ne ero autoconvinta o fosse realmente così - negli ultimi giorni mi sentivo davvero meglio: la nausea era sempre presente al mattino ma era meno fastidiosa, ero riuscita a dormire più di tre ore a notte e a non sembrare quindi uno zombie a lavoro, e la costante ansia che mi aveva accompagnata per tutto il mese precedente si era un po' placata.

Certo, mi sarei ripresa tutto questo e anche di più pur di poter riavere Harry, di poterlo vedere, di potergli parlare e sentirlo ridere, di farlo rientrare nella mia quotidianità alla quale era giusto che appartenesse; tuttavia mi ero costretta a resistere sapendo di essere sicura della scelta che avevo fatto, ed i piccoli ma per me importanti miglioramenti di quegli ultimi giorni erano solo un'ulteriore conferma del fatto che non potessi cedere proprio ora.

Per questo, invece di scrivergli "Tutto bene, ora vienimi a prendere che mi manchi." come avrei voluto fare, gli mandai la solita risposta standard a quel messaggio altrettanto abituale.

"Sto bene, non preoccuparti. :)"

Poggiai il cellulare sulla scrivania del mio ufficio con un sospiro, e solo quando rialzai lo sguardo mi ricordai che Louis era ancora seduto nella poltrona di fronte a me.

«Allora?» mi chiese, sollevando un sopracciglio.

Inizialmente rimasi confusa dalla sua domanda, ma poi mi ricordai della proposta che mi aveva fatto di pranzare da lui l'indomani per poi andare a fare shopping con Elise nel pomeriggio, visto che era il mio giorno libero.

«Non lo so, Louis. - risposi, sfregandomi la fronte con una mano - Non sono proprio dell'umore adatto per fare shopping.»

Era vero che in quei giorni mi ero sentita meglio, ma avevo ancora l'umore sotto i piedi per ciò che era accaduto sabato pomeriggio a casa di Harry; mi dispiaceva rifiutare l'invito, ma non ero davvero in vena di camminare per ore e girare per i negozi e chiacchierare di tutto e di più come se niente fosse successo.

Louis se ne dovette rendere conto, poiché sospirò e, stranamente, non insistette.

«Fammi sapere se cambi idea. - mi disse, io annuii e gli rivolsi un sorriso - C'è qualcosa di cui vuoi parlare?» mi chiese apprensivo.

Feci per ripetergli per la millesima volta che in realtà lui non poteva nemmeno essere lì - Lauren ci aveva rinunciato a bloccarlo, questa volta infatti era arrivato senza la segretaria timida e mingherlina alle sue spalle - oppure che no, non ci fosse nulla che volessi dirgli e niente su cui sfogarmi, visto che l'avevo fatto abbastanza nel week-end scorso.

Tuttavia, altre parole lasciarono le mie labbra ancora prima che la mia mente potesse registrarle e bloccarle.

«Mi ha chiesto di sposarlo. - confessai, e dirlo ad alta voce mi sembrò ancora più impossibile ed incredibile - Cioè, l'ha fatto perché è andato in panico perché gli avevo appena chiesto una pausa, ma l'ha fatto. E mi ha detto di essere innamorato di me. Io sono rimasta come una deficiente.»

All That MattersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora