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La casa dei Weasley era la casa più strana che Akira avesse mai visto nella sua breve vita. Presentava una struttura irregolare, una serie di piani e di stanze che si reggevano in piedi come per magia. Sul tetto rosso spuntavano quattro o cinque comignoli, e nel giardino frontale, su un'insegna fissata a terra, si leggeva "La Tana". Molte galline marroni e panciute scorrazzavano libere nell'aia; in un angolo erano ammassati alla rinfusi degli stivaloni di gomma e un calderone arrugginito.

Quando Akira si fu ripresa dalla materializzazione, quella volta ci volle leggermente meno, e lei si rallegrò di essere migliorata nella sua sopportazione del dolore, si rese conto che il giardino era pieno di erbacce e cose in movimento, che dopo qualche secondo riconobbe essere degli gnomi da giardino. Certo che le ci voleva un sacco di apertura mentale per frequentare gente come i Weasley.

«Quando eravamo piccoli ci divertivamo a lanciarli in giro» le spiegò Fred, afferrando quello più a portata di mano dalle caviglie e tenendolo a testa in giù. Quello iniziò a dimenarsi e gridare: «No! No! Lasssiami giù!!».

«Lascialo in pace!» esclamò Akira, che non aveva neanche mai sopportato la passione di Max per acchiappare le lucertole e portarsele in giro per casa mentre loro, tremanti, tentavano in ogni modo di riguadagnarsi la libertà. Aveva anche costruito un labirinto del terrore con dei vecchi cartoni che sottoponeva a tutte le lucertole possibili, e quelle poverine impazzivano nel cercare la via di uscita. «Non vedi che così lo spaventi?».

«Non ti preoccupare, non gli faccio del male» spiegò lui, agitando lievemente il nano, «vedi? Hanno la testa dura, perché scavano sotto terra. Ma ci infestano il giardino, quindi ogni tanto bisogna far perdere loro il senso dell'orientamento». Iniziò a farlo rotolare sopra la testa il più velocemente possibile, mentre il nano iniziava a prendere un lieve colorito verdognolo.

«Fred!» esclamò Akira, inorridita. Fred lasciò andare il nano, che volò al di là della siepe, verso i campi di grano. Poi si mise a ridere.

«Erano almeno dieci metri, vero George?»

«Pressappoco» gli diede ragione il gemello, schermandosi il viso con una mano a causa dei fastidiosi raggi di sole. «Ma il record lo tiene sempre Bill».

Akira storse il viso in un'espressione stizzita, e si lasciò condurre in cucina.

Essa era piccola e tutta ingombra. Nel mezzo c'era un lungo tavolo di legno con delle sedie, segnato come lo possono essere solo i mobili che fanno parte della vita delle persone da generazioni. Sulla mensola del camino erano accatastati libri di cucina con titoli come: "Incantate il vostro formaggio", "Incantesimi da forno", "Banchetti in un minuto: questa si che è magia". Akira dovette sforzarsi un sacco per non mettersi a ridere.

«Frederick Weasley, dove pensi di andare con quei capelli che sembrano acconciati da un troll?» disse una voce maschile che sembrava provenire dal camino, anche se davanti al camino non c'era nessuno.

«Non mi era per niente mancato» borbottò Fred, cercando di appiattirsi i capelli con una mano, mentre con l'altra faceva segno ad Akira e George di sbrigarsi.

«George Weasley, hai una evidente macchia sulla guancia sinistra, ti sei ancora dimenticato di lavarti la faccia dopo esserti alzato stamattina?» ricominciò la stessa voce intimidente, con un tono di voce più alto di quanto sarebbe stato opportuno.

«Ma cosa...» sussurrò Akira.

«E qualcuno potrebbe dire a quella ragazzina che è un po' troppo grande per farsi vedere in giro con i vestiti per bambine di cinque anni?». I gemelli scoppiarono a ridere.

Akira incrociò le braccia al petto, e si guardò intorno adirata.

«Per lo meno io ho il coraggio di farmi vedere in giro» rispose Akira per le rime.

Lᴀ Rᴀɢᴀᴢᴢᴀ ᴄʜᴇ Cʀᴇᴀᴠᴀ Fᴜᴏᴄʜɪ ᴅ'Aʀᴛɪғɪᴄɪᴏ ||Fʀᴇᴅ WᴇᴀꜱʟᴇʏDove le storie prendono vita. Scoprilo ora