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Nei giorni seguenti il gufo Leo aveva fatto gli straordinari. Akira sperava per lo meno che Fred fosse stato clemente e gli avesse regalato un sacco di croccantini per gufi, se mai fossero esistiti, nonostante le risposte che continuava a ricevere fossero negative.

All'inizio, Fred sembrava arrabbiato, perché non capiva cosa avesse fatto di male. Poi deve aver chiesto aiuto a qualcuno di femminile, che fosse stata sua mamma o una delle sue amiche, e aveva preso a riempire lettere con solo una parola: "scusa".

Ma più la leggeva, più ad Akira sembrava una parola vuota, senza significato. Le scuse non bastavano, non sarebbero mai bastate.

Akira aveva l'autodistruttiva abitudine di non dimenticare mai un torto subito. Era permalosa, raramente lasciava correre, raramente ci metteva una pietra sopra. Se Fred davvero voleva farsi perdonare avrebbe dovuto fare ben altro che un debole "scusa" scritto di fretta e spedito via gufo. Era troppo codardo per farsi vedere?

Trascorsero i giorni. Akira tentava di vivere la sua vita normalmente, ma il suo pensiero fisso era quanto si era sentita umiliata da una persona che stava iniziando a ritenere amica.

Come al solito, lei era risultata quella in più, l'ultima ruota del carro.

.......

Il giorno di San Valentino era una domenica piovigginosa e sonnolenta, una di quelle che si passa nel letto con una tisana e un buon libro. Akira faticava a tenere gli occhi aperti, dopo aver passato una nottata costellata da incubi. Era combattuta tra l'alzarsi, per scrollarsi di dosso i rimasugli di angoscia e inquietudine che le pressavano la testa come se fosse chiusa in una morsa, e richiudere gli occhi nella speranza di trovare il sonno perduto.

Come spesso succedeva in casa sua, qualcuno decise per lei come sarebbe andata la giornata.

«Akira!!»

La ragazza sbuffò, coprendosi la testa col cuscino avvolto da una federa a cuoricini un po' consumata, e sporca da un paio di macchie di saliva. Forse tornare a dormire non sarebbe stata un'idea così brutta.

«C'è qualcuno che richiede la tua presenza!».

Oltre a parenti alla lontana che ogni tanto si ritrovavano a casa sua ad orari improponibili, Akira non conosceva altre persone che avrebbero potuto richiedere la sua presenza di domenica mattina, giorno in cui tra l'altro non lavorava nemmeno il postino.

«Arrivo!» esclamò soffocando uno sbadiglio con la mano, e si mise seduta stancamente togliendosi i capelli annodati dal viso. La stanza era immersa in un inquietante oscurità, nonostante i rumori della città che si potevano sentire dalla finestra erano quelli di una domenica mattina inoltrata. Akira aprì le persiane, e venne accolta dal gracchiare di un corvo appoggiato al ramo dell'albero di magnolia che spesso aveva usato come via di fuga. Aveva una cicatrice sull'ala sinistra, dove mancava qualche piuma. La guardò con degli incredibili occhi intelligenti e dall'espressione umana, poi volò via. Lei lo seguì sospettosa con lo sguardo fino a che non si confuse con un cielo grigio che prometteva pioggia.

Lo specchio in corridoio le rimandò l'immagine di una ragazza con le occhiaie di una nottata per lo più insonne, di una persona che non avrebbe voluto trovarsi in quel posto, in quel momento.

«No, signora Campbell, non...»

«Fred!» esclamò Akira in un misto tra sorpresa e rabbia, non appena riconobbe la sua voce dalla rampa delle scale. Sulla porta, il ragazzo e la madre di Akira si zittirono, e rivolsero lo sguardo verso di lei, che si avvicinava velocemente con un improponibile pigiama a stelline. Le labbra di Fred si incurvarono in un delicato sorriso, passando gli occhi addosso alla ragazza in maniera casuale. Solo quando furono faccia a faccia Akira si accorse che non era accompagnato dal fratello, o da qualcun altro dei suoi amici. Oltretutto, era vestito insolitamente bene, con dei jeans, una maglietta blu a collo alto che gli sottolineava la curva forte della mascella e una giacca leggera sopra.

Lᴀ Rᴀɢᴀᴢᴢᴀ ᴄʜᴇ Cʀᴇᴀᴠᴀ Fᴜᴏᴄʜɪ ᴅ'Aʀᴛɪғɪᴄɪᴏ ||Fʀᴇᴅ WᴇᴀꜱʟᴇʏDove le storie prendono vita. Scoprilo ora