Guardare Fred Weasley ballare fu un'esperienza strana. Ad Akira le ricordò subito quella volta in cui da piccola aveva visto Cenerentola ballare col principe. Si ricordava il moto di gelosia che aveva provato per Cenerentola, ma anche quella sensazione di rassegnazione, capendo che lei non sarebbe mai stata alla portata di un principe.
Durante la festa come allora, lei sapeva di non essere all'altezza del protagonista della storia.
«Balli?» chiese Katie, prendendole la mano. Akira scosse la testa con forza.
«No, credo che io...ehm...credo che andrò un attimo in bagno e...»
«Non puoi» dichiarò Lee, prendendo una mano a lei e una a Katie e facendole fare una giravolta. «Questa canzone è fantastica».
Sulle note di "Smells Like Teen Spirit", Nirvana, Akira ritrovò un po' della calma che aveva perso vedendo Fred e Alicia ballare. Il problema vero era che tutto quello scombussolamento non capiva da dove arrivasse, e quando se ne sarebbe andato. Perché lei non vedeva l'ora in cui se ne sarebbe andato.
Ai sorrisi fiduciosi di Katie, Akira rispondeva con un sorriso tirato, sintomo del suo imbarazzo. Ai tentativi di Lee di farla ballare, lei improvvisava un dolore alla gamba che non le permetteva di avere movimenti sciolti, che comunque non avrebbe mai avuto. Ad ogni approccio di conversazione, lei si rintanava nel suo mutismo selettivo che la rassicurava. Si creava un bozzolo che la proteggeva, quello stesso scudo che aveva imparato ad usare ogni volta che qualcuno si offriva di diventare suo amico.
Da qualche parte sulla loro sinistra, anche George e Angelina si stavano divertendo, mentre Oliver si era posizionato al tavolo delle bibite a parlare con una signorina, rifiutandosi categoricamente di ballare. Nonostante il fisico sportivo, Katie aveva assicurato ad Akira che, e qui cito testualmente, "sembra avere un manico di scopa infilato dove non batte il sole".
Passarono una ventina di minuti, le canzoni cambiarono, il ritmo diventò più lento, i balli incominciarono ad essere quelli da sala. Fred si staccò da Alicia desideroso di tornare dai suoi amici. Essi si erano rintanati contro la parete della sala, perché non avevano idea di come si ballasse un valzer.
«Non dev'essere molto diverso dal Ballo del Ceppo, tutto sommato» considerò George, tendendo la mano ad Angelina per invitarla a ballare.
«Al Ballo del Ceppo ero andata con Fred»
«Bene, adesso vedrai come balla il gemello migliore». Si allontanarono a passi di danza un po' improvvisati e abbastanza scoordinati, visto che George approfittava di ogni casqué per sbirciarle la scollatura.
Fred li guardò un po' ballare, poi lanciò uno sguardo ad Akira. La ragazza era appoggiata con la schiena ad una colonna di marmo, con probabilmente l'intenzione di mimetizzarsi con essa il più possibile. I suoi occhi neri e intelligenti tenevano d'occhio tutta la sala, come se si aspettasse di essere attaccata da un momento all'altro. All'erta come lo era sempre. Probabilmente come lo sarebbe sempre stata.
«Vieni a ballare?»
Davanti ad Akira si materializzò una mano abbronzata dal sole, con dita lunghe e unghie per la maggior parte spezzate. La ragazza seguì la linea dell'avambraccio, passando dal punto sopra il gomito dove la camicia era arrotolata. Alzò gli occhi, scontrandoli in quelli verdi di Fred Weasley.
Non li aveva mai visti da così vicino. Non si era mai accorta di quelle pagliuzze marroni all'interno del verde che rendevano i suoi occhi ancora più interessanti, e meno comuni.
Guardandosi negli occhi, ecco come due anime prendono fuoco.
Dopo qualche secondo di pura estasi Akira si guardò intorno, per accertarsi che stesse parlando davvero con lei, poi declinò l'invito con un veloce movimento della testa.
«Non so ballare...»
«Neanche io, e allora? Non ti sto portando al patibolo».
Akira aveva la sensazione che quella frase e quel faccino l'avrebbero convinta a fare di tutto, perché gli prese la mano, e si lasciò trascinare in mezzo alla folla, dritti al centro della pista.
Mossero i primi passi incerti, la mano di lei appoggiata alla spalla di lui, la mano di lui sul fianco stretto di lei. Le altre due mani strette insieme, in un abbraccio che aumentava la temperatura corporea di entrambi.
Akira e Fred condividevano una meravigliosa connessione, questo lo avevano purtroppo capito in tanti. Ma la tragedia avviene quando due anime che condividono una così intensa connessione si incontrano quando ancora non sono pronte l'una per l'altra.
Ballarono mezza canzone, poi Akira si scusò con un sussurro e tornò dove stava prima, nel suo posto felice vicino alla colonna, appoggiandosi ad essa in un modo tale da non lasciar intendere chi facesse da sostegno a chi. Fred rimase in mezzo alla sala che si stava svuotando, guardando Akira andarsene, col cuore che piangeva lacrime rosse.
«Che è successo?» chiese Katie incuriosita, guardando Akira. Lei si rifiutò di rispondere. «Ti ho visto che ballavi con Fred e poi...»
«...e poi niente» concluse lei, «sono scappata come un coniglio. Come al solito».
Katie aprì bocca per replicare, poi venne sospinta dalla gente fuori dalla porta d'ingresso, verso il giardino. Stava per arrivare la mezzanotte.
La notte era fredda, e nessuno aveva la giacca addosso. Forse per questo i camerieri che giravano con bicchieri di champagne si erano moltiplicati. Per tenere al caldo gli ospiti.
Il gruppo di amici si ritrovò vicino ai fuochi d'artificio, e per qualche secondo non si resero conto della mancanza di una persona.
«Mancano dieci secondi» avvisò Oliver, scrutando l'orologio d'oro con il cinturino spesso che aveva al polso.
«Chissà dove si è cacciata...» mormorò Fred, alzandosi in punta di piedi per superare la testa delle persone. Anche in quel modo però, tra la quantità di gente e il buio della sera, la visuale non era chiara.
Il fatto era che Akira sembrava sparita, svanita tra le ombre della notte. Aveva detto che sarebbe andata in bagno, ma era passata troppo tempo per sperare ancora che fosse incastrata in una lunga fila nel bagno delle donne. Akira se n'era andata.
...
Il rumore dei tacchi sull'asfalto non faceva altro che aumentare il suo insistente mal di testa, già ben nutrito da un sottile filo di pensieri che si attaccava a tutto come una ragnatela. Akira se n'era andata in silenzio, con passo felpato, aiutata dal buio. Se n'era andata quando aveva capito di non far parte di quel posto, di quella vita, di quel sogno.
Desiderava essere speciale, e scelta. Ma in quella sera capì che le ragazze come lei non erano mai la prima scelta.
Il suo fiume di pensieri si interruppe, quando da una recinzione sulla sua sinistra saltò fuori un gatto, che si parò davanti a lei e si sedette sul marciapiede a leccarsi una zampa, mentre la teneva d'occhio con uno sguardo intelligente. Era un gatto soriano, di un colore grigio non uniforme, con dei segni neri intorno agli occhi, come se fossero un gran paio di occhiali. Gli occhi gialli sembravano due fanali. Akira lo guardò qualche secondo, poi lo superò e percorse il viale fino alla metro. Non le erano mai piaciuti i gatti, da quando da piccola si era abbassata per accarezzare un randagio e quello le aveva lasciato due lunghi segni sul braccio. I primi di tanti.
Ma da quando ebbe superato il gatto, le gambe di Akira aumentarono l'andatura senza che lei l'avesse deciso, come se stessero scappando da qualcosa, come se volessero portarla in salvo.
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Lᴀ Rᴀɢᴀᴢᴢᴀ ᴄʜᴇ Cʀᴇᴀᴠᴀ Fᴜᴏᴄʜɪ ᴅ'Aʀᴛɪғɪᴄɪᴏ ||Fʀᴇᴅ Wᴇᴀꜱʟᴇʏ
Fanfictionnoι тυттι ѕιaмo coмe ι ғυocнι d'arтιғιcιo: cι ιnnalzιaмo, вrιllιaмo, cι dιѕѕolvιaмo e alla ғιne cι dιѕperdιaмo. Ad Akira piacevano poche cose precise nella vita, le ciambelle col buco, i libri con un finale inaspettato, i giorni di pioggia e il pro...