Akira non conosceva Albus Silente, e le parole dei ragazzi non furono abbastanza per convincerla di che grande uomo fosse stato. Il fatto era che lei aveva avuto sempre una brutta esperienza con i Presidi delle sue scuole, fin dai primi giorni. Ad Akira non le era mai andato a genio quando qualcuno le diceva cosa fare. Non era la ragazza che veniva spedita dal Preside, non aveva mai fatto niente di male, ma era quella ragazza che non andava a scuola volentieri e lo faceva capire con una grande dose di menefreghismo.
Il trenta giugno vennero fatti i funerali, e i gemelli dovettero andare ad Hogwarts per parteciparvi. Ovviamente Akira non era la benvenuta. Ma comunque, avrebbe avuto a sua volta delle cose da fare. Era riuscita, dopo un mese, a contattare Maximilian, e si erano accordati per incontrarsi ad Hyde Park quella mattina, sulla panchina che li aveva ospitati migliaia di volte, anno dopo anno, quando andavano a giocare al parco. Forse, dopo tanto tempo, sarebbe riuscita a passare una giornata normale.
«Non mi sento al sicuro a lasciarti qui da sola» considerò Fred, qualche minuto prima della loro partenza. Indossavano entrambi un completo nero di pelle di drago, ed erano estremamente attraenti. George lo stava aspettando davanti al camino, avrebbero utilizzato la Polvere volante perchè la distanza era troppo elevata per una Smaterializzazione, sbuffando e continuando a lanciare sguardi all'orologio.
«Andrà tutto bene» promise Akira, lisciandogli una piega del vestito sul petto. «E voi sarete a casa stasera».
«Sì, saremo a casa» affermò Fred, lasciandole un bacio sulla fronte prima di raggiungere il gemello, il quale alzò gli occhi al cielo.
«Non distruggerci casa» la rimbeccò George, lanciandole uno sguardo dubbioso, «se ci riesci»
«Spero vi perdiate tra i camini» ribadì Akira, incrociando le braccia sotto il seno. Il suo orgoglio le impediva di essere dolce. Sentì due voci gridare "Hogwarts", e i gemelli scomparvero dentro un fuoco verde. Lei deglutì preoccupata, e raggiunse il camino per guardare su verso la cappa. Non lo avrebbe mai detto a voce alta, me non vedeva già l'ora in cui sarebbero tornati a casa.
...
Le vie di Londra non erano cambiate per niente, dall'ultima volta in cui le aveva viste. Stesse case, stesse macchine, stesse persone. D'improvviso si accorse come la Londra dei babbani era terribilmente noiosa, in confronto a quella magica. Niente bubolio dei gufi, niente bambini che sfrecciano su scope volanti giocattolo, niente scoppi di magia e profumo di pozioni bollenti nei calderoni. Akira si era quasi dimenticata che la gente normale non si smaterializza per raggiungere un posto e non ha la possibilità di utilizzare la magia per annaffiare i fiori o sistemare gli oggetti in vetrina. Quella Londra sarà stata anche noiosa, ma era una Londra affidabile, ed era la sua Londra. Quella che conosceva con le sue tasche.
Si mise a correre, beandosi del rumore del traffico che a Diagon Alley non esisteva, e delle persone che non parlavano di incantesimi, piante di Puffagiolo e mosche Crisope ma del bel tempo, delle tasse e delle partite in televisione. Sopra di lei volava un corvo solitario, che si posava ogni tanto sugli alberi per monitorare la situazione.
Arrivò in Hyde Park alle dieci e ventotto, mezz'ora in ritardo rispetto all'orario che lei e Max si erano dati. In compenso però teneva tra le mani due cornetti presi in una pasticceria vicino, uno al pistacchio per lei, uno con crema e cioccolato per il suo amico. Sperava in quel modo di poter farsi perdonare.
Max era seduto sullo schienale della panchina, coi piedi appoggiati dove di solito ci si siede. Indossava dei jeans strappati, una maglietta troppo stretta per il suo fisico e un sorriso che non raggiungeva gli occhi.
«Non sei la mia persona preferita oggi» la salutò non appena fu a portata d'orecchio, ma allungò il braccio per prenderle il cornetto dalla mano.
«Io non sono mai la tua persona preferita» rispose Akira, sedendosi di fianco a lui. Si gustarono la colazione in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. Cercavano entrambi un modo in cui iniziare la conversazione. Si erano separati senza preavviso, da un momento all'altro. Akira se ne era andata per le sue ragioni, ma Max non lo sapeva. L'unica cosa di cui era convinto era che Akira aveva preferito i gemelli a lui. Tutto ciò che c'era stato tra di loro buttato nel primo cestino incontrato per strada.
«Quindi...» si decise a parlare Max, schiarendosi la gola per nascondere una voce inferma, «com'è vivere con i...i Weasley?»
«Strano» rispose lei quasi immediatamente, aspettandosi una domanda del genere. «Ma per lo meno ho la possibilità di lavorare».
«Mi dirai mai dove...»
«No» lo interruppe Akira, togliendosi una ciocca di capelli dalla faccia, «no, non credo di potertelo dire». Annuì piano piano, cercando di convincersi che tenerlo fuori da tutta quella storia sarebbe stato il modo migliore per proteggerlo. Lui non aveva a che fare con la magia, con quel mondo. Ed era meglio lasciarlo allo scuro.
Max chiuse le mani in un pugno, le braccia che tremavano leggermente. Con che coraggio. Con che coraggio Akira lo sbatteva fuori dalla sua vita. Dopo tutto quello che avevano passato insieme, dopo che lui le aveva dato un tetto sotto la testa quando non sapeva dove andare. Quando era persa. Dopo quella sera, dopo quel bacio. Con che coraggio gli chiudeva una porta in faccia come se fosse uno sconosciuto.
Maximilian sapeva più di quanto Akira credesse. Sapeva che Seiji era un mago, e sapeva che quel ventisei di Maggio era successo qualcosa di strano. Quello che non sapeva era perchè Akira lo avesse trattato come se non fosse abbastanza forte da reggere il colpo, come se non si fidasse di lui. Eppure non sapeva come cominciare una conversazione. E se Akira non sapesse niente del mondo della magia? E se pensasse ancora che quella lettera fosse stata frutto di uno scherzo? No, Max non poteva parlarle della magia prima che fosse certo che lei sapesse qualcosa, o avrebbe infranto chissà quale regola e quei maghi sarebbero venuti a prenderlo prima che avesse potuto dire "be'".
«Senti» esplose il biondo ad un certo punto, passandosi una mano sulla faccia per tentare di riprendere un contegno, «non capisco cosa io possa averti fatto di male! Ti ho dato una casa, un letto, del cibo, ti ho aiutato quando...»
«Max» esclamò Akira, alzandosi di colpo, guardando davanti a sè.
«No, fammi finire, perchè non credo di potercela fare se mi interrompi. Ti ho aiutato sempre, e i Weasley non hanno fatto altro che...»
«Max» lo interruppe di nuovo Akira, prendendolo per il polso e tirandolo in piedi. Lo guardava con il viso di chi aveva appena visto un fantasma.
«Non capisco come i Weasley possano piacerti così tanto da...»
«Max» sussurrò Akira, con un tono di voce che faceva paura. «Devi metterti a correre».
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Lᴀ Rᴀɢᴀᴢᴢᴀ ᴄʜᴇ Cʀᴇᴀᴠᴀ Fᴜᴏᴄʜɪ ᴅ'Aʀᴛɪғɪᴄɪᴏ ||Fʀᴇᴅ Wᴇᴀꜱʟᴇʏ
Fanficnoι тυттι ѕιaмo coмe ι ғυocнι d'arтιғιcιo: cι ιnnalzιaмo, вrιllιaмo, cι dιѕѕolvιaмo e alla ғιne cι dιѕperdιaмo. Ad Akira piacevano poche cose precise nella vita, le ciambelle col buco, i libri con un finale inaspettato, i giorni di pioggia e il pro...