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Seiji si lasciò avvicinare, e dopo pochi minuti si sedette sul letto insieme ad Akira, che lo strinse in un abbraccio disperato. Non era mai stata una tipa da abbracci, ma non era neanche mai successo che qualcuno della sua famiglia si dimenticasse di lei. A lei, a cui la maggior parte delle volte non dispiaceva passare inosservata, in quel momento terrorizzava l'idea di essere abbandonata dalle uniche persone che le erano care nella vita.

Akira passò mezz'oretta in camera sua, a parlare con suo fratello. Seiji non si ricordava di quello che era successo quella sera, ma non si ricordava neanche granchè di chi fosse Akira. Sapeva solo che aveva una sorella, e per qualche strana ragione la sua famiglia se ne era dimenticata. Per il bambino sembrava tutto uno strano sogno, una dimensione parallela in cui le cose erano diverse, in cui non era figlio unico, e in cui con sua sorella faceva tutte quelle cose divertenti che Akira gli raccontava. Seiji si lasciò convincere facilmente, del resto aveva sempre desiderato avere una sorella maggiore.

In compenso le raccontò della sua vita, dei suoi giocattoli e dei giochi che faceva al parchetto con gli amici. La prese un po' come una confidente personale, un po' come il suo piccolo diario segreto ma senza fogli di carta e penne. Akira lo lasciava fare, felice in cuor suo di essere riuscita a riallacciare la relazione con il fratello. Sapeva che, col passare del tempo, lui si sarebbe ricordato veramente di lei. O per lo meno lo sperava.

Quando decise che era ora di andarsene, quasi una mezz'ora dopo, Akira promise a Seiji che sarebbe tornata il prima possibile, e lui avrebbe potuto raccontarle tutto quello che voleva per un altro pomeriggio intero.

«Ti voglio bene, patata lessa» sussurrò Akira, prima di sparire fuori dalla finestra.

.......

Passò un mese dal loro primo incontro. Akira trascorreva più tempo possibile con il fratello, consapevole di dover stare attenta alla madre, alla nonna, e a tutte le complicazioni da esse derivate.

Il loro punto di incontro preferito era il tetto, irraggiungibile da parte di tutti gli altri componenti della famiglia. Per di più, le giornate stavano migliorando, e il freddo dell'inverno stava cedendo il passo alla leggera brezza della primavera, alla quale si combatteva bene con qualche coperta che avevano sapientamente nascosto nella cappa del camino, convinti che in quel periodo dell'anno a loro padre non sarebbe venuto in mente di accendere il camino, neanche per fare una prova.

Quella sera, erano circa le otto e il sole era appena tramontato, Akira stava aspettando su fratello nello stesso punto in cui tanti anni prima lo aveva trovato tremante e spaventato, una di quelle volte in cui Seiji aveva fatto qualcosa di veramente strano.

Era sdraiata su una comoda coperta di pile, i piedi puntati contro le tegole in modo da non cadere a causa della leggera pendenza. Indossava un suo vecchio giubbotto bucato sulle maniche, che le stava un po' stretto ma per lo meno la proteggeva dal freddo. Con una mano alzata al cielo tracciava con un dito disegni tra le stelle.

Suo padre le aveva sempre tentato di insegnare le costellazioni. Le aveva pure regalato un telescopio semi-professionale per il suo undicesimo compleanno. Ma lei si era sempre divertita a creare le proprie personali costellazioni.

Sulla sinistra, in un indistinto ammasso di stelle, Akira tracciò un viso dolce, due occhi allungati, un sorriso comprensivo. La prima volta che sua nonna le aveva spiegato che suo nonno la stava guardando dalle stelle, Akira era voluta correre fuori anche se era pieno inverno, e tra la neve si era sdraiata per cercare il suo viso tra le stelle. In qualche modo, lo aveva trovato.

Era stata influenzata dal Re Leone, questo lo sapeva perfettamente. Allo stesso modo di Simba, anche lei vedeva distintamente il viso di un suo caro nella volta del cielo. Eppure come Simba anche lei era perfettamente convinta che ci fosse davvero. Il fatto di non aver mai conosciuto suo nonno le faceva mitizzare la sua figura, rendendolo quasi un dio, un angelo protettore. E diciamocelo, al momento di un angelo protettore ne aveva davvero bisogno.

Aveva sempre pensato che se le persone sedessero fuori e guardassero le stelle ogni notte, probabilmente vivrebbero in modo molto diverso. Perchè quando guardi l'infinito, realizzi che ci sono cose più importanti di quello che fa la gente ogni giorno.

Di colpo sentì lo scalpiccio di passi sulle tegole del tetto, e Seiji comparve dal bordo del tetto, andandosi subito a sedere vicino alla sorella. Teneva in mano un fazzoletto di carta un po' schiacciato, che tese subito verso Akira. Dentro, un po' appiattita ma dal profumo inconfondibile, c'era una fetta della famosa torta di mele della loro nonna.

Akira la prese con un groppo in gola, ringraziandolo con lo sguardo perchè non sarebbe riuscita ad emettere alcun suono se non un tenue pigolio, ma era troppo orgogliosa per farsi prendere dalla tristezza in una notte così bella.

«Akira...è successa una cosa...» iniziò Seiji, non appena la sorella ebbe finito la torta.

Akira si girò verso di lui, curiosa. Il fratello non aveva mai avuto quell'aria timida, nel parlare con lei. Le aveva sempre detto tutto, sia prima di quella sera, che dopo. Ma in quel momento stava torturando il fazzoletto che le era servito da tovagliolo con le dita, strappandolo in tanti coriandoli che volavano via nel vento.

«Seiji cosa c'è?».

«Be'...», si mise una mano in tasca, ed estrasse piano piano quello che sembrava un foglio di pergamena ingiallito dal tempo. «Mi è arrivata una lettera».

.......

La lettera in questione era una busta spessa e pesante, di pergamena giallastra, e sul retro c'era scritto, con inchiostro verde smeraldo, il loro indirizzo di casa e il nome di Seiji. Ma Seiji non aveva mai ricevuto una lettera. Non era neanche socio della biblioteca o degli scout.

Non c'era francobollo, ma un sigillo di ceralacca color porpora con uno stemma araldico: un leone, un corvo, un tasso e un serpente intorno a una grossa "H". Era stata aperta, la carta sotto il sigillo era stracciata, e poi richiusa velocemente e in malo modo.

«Che significa?» chiese Akira, lanciando uno sguardo al fratellino. «Chi te l'ha mandata?».

Seiji stava tremando, un po' per l'aria fredda che gli faceva venire la pelle d'oca, un po' per quella lettera a cui lui proprio non voleva credere.

«Leggila...per favore» mormorò lui, passandosi le mani sulle braccia. Akira lo circondò con un braccio, e gli sfregò la schiena mentre con l'altra mano tirava fuori la lettera.

Era scritta con lo stesso inchiostro verde dell'indirizzo, e la calligrafia era fine e raffinata, piena di svolazzi e riccioli. Sicuramente una scrittura da donna.

«Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts» lesse Akira a mezza voce, senza capire bene di cosa si trattasse, «Direttore: Albus Silente. Ordine di Merlino, Prima Classe, Grande Esorcista, Stregone Capo, Supremo Pezzo Grosso, Confed. Internaz. dei Maghi-. Alzò un sopracciglio dubbiosa. Seiji gli indicò con un movimento del viso di andare avanti. -Caro signor Campbell, siamo lieti di informarLa che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l'elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie. I corsi avranno inizio il 1° settembre. Una nostra collaboratrice si recherà da voi il giorno 26 di maggio per parlare con la famiglia e accompagnare l'allievo a Diagon Alley per comprare il necessario per l'anno scolastico. Con ossequi, Minerva McGranitt, vicedirettrice».

Scuola di Magia? Forse era uno scherzo del 1° d'Aprile arrivato in ritardo. La magia non esiste, questo è ovvio.

«Io non ci voglio andare!!» esplose Seiji, abbracciando Akira come se fosse la sua ancora di salvataggio. «Akira non lasciare che mi portino via!».

«Nessuno ti porterà via, stupidino» ridacchiò lei, tenendolo stretto. «Sono sicura che si tratta di uno scherzo di cattivo gusto, uno sbaglio. Anzi, sono praticamente sicura che sia opera di Maximilian, quando torno da lui le sente».

«Quindi il 26 non arriverà nessuno?»

«Ma certo che no Seiji, la magia non esiste».

Lᴀ Rᴀɢᴀᴢᴢᴀ ᴄʜᴇ Cʀᴇᴀᴠᴀ Fᴜᴏᴄʜɪ ᴅ'Aʀᴛɪғɪᴄɪᴏ ||Fʀᴇᴅ WᴇᴀꜱʟᴇʏDove le storie prendono vita. Scoprilo ora