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Il pensiero di andare alla Tana mandava Akira in crisi. La prima volta che c'era stata erano solo lei, i gemelli e i loro genitori. L'ambiente era accogliente, sicuro e privo di esagerate interazioni sociali. Quell'otto di luglio, al contrario, la Tana sarebbe stata piena di persone che Akira conosceva solo per sentito dire. Ginny, Ron, Charlie, Bill. Avrebbe conosciuto la famiglia Weasley praticamente al completo.

E lei non credeva di essere mentalmente pronta da essere circondata da così tante persone dai capelli rossi.

Realizzando i più reconditi desideri di Fred, Maximilian se ne andò il giorno dopo nella notte, dopo aver capito che Akira non lo avrebbe seguito a casa. Senza dirle una singola parola. A causa di ciò, lei ancora non aveva ben capito in che modo conoscesse i Mangiamorte, e cosa sapesse della magia. Ma si rassegnò al fatto che quello sarebbe stato un mistero che avrebbe affrontato una volta tornata dalla Tana. O per lo meno una volta che Max avrebbe ricominciato a rivolgerle la parola. Probabilmente gli avrebbe mandato un gufo, sembrava essersi abituata a quello strano modo di scambiarsi messaggi, anche se dubitava che avrebbe risposto.

Non ebbe tempo di corrergli dietro, neanche di pensarci in realtà, perché la preparazione delle valigie le occupò gran parte della mattinata. Tra i vestiti che era riuscita a recuperare nelle incursioni a casa sua, e quelli che aveva comprato a Diagon Alley, era riuscita più o meno a rifarsi l'armadio. Di certo le mancava un vestito da poter mettere in occasione del matrimonio, che si sarebbe tenuto il primo di agosto, ma a quello ci avrebbe pensato più avanti. Forse la sorella minore dei gemelli l'avrebbe aiutata ad inventarsi qualcosa. Era sicura che non le avrebbero permesso di tornare a Londra a fare un giro per negozi anche perché, in ogni caso, non aveva abbastanza soldi babbani da poter investire in un vestito che avrebbe utilizzato con ogni probabilità solo una volta.

La ormai consueta sensazione di nausea seguì la smaterlizzazione congiunta, George le aveva offerto il braccio mentre Fred si era occupato delle valigie, e in un battito di ciglia si ritrovarono davanti alla porta d'ingresso della Tana. Akira cadde sotto il peso delle sue ginocchia, e si sarebbe accasciata sulla terra polverosa, se qualcuno non avesse avuto i riflessi di prenderla tra le braccia.

«Akira...che ti succede?»

Akira abbozzò un sorriso, rendendosi conto che Fred si stava preoccupando per lei. Poi, rassicurata del fatto che lui fosse lì e non l'avrebbe fatta cadere ulteriormente, si sentì avvolgere dalle tenebre.

Sarebbe conveniente raccontare vari sogni premonitori che Akira ebbe durante il sonno agitato in cui cadde dopo essere svenuta. Il fatto è che anche se Akira ne avesse avuti, non avrebbe potuto ricordarli. Perché, appunto, Akira era svenuta. E quando una persona sviene, o per lo meno quando lo fa un babbano, non avrebbe potuto assicurarlo per gli altri tipi di esseri presenti in quel mondo, di solito si risveglia un tot di minuti dopo senza ricordarsi niente e con un gran mal di testa. Molto comodo per il malcapitato di turno, ma non altrettanto per chi sta cercando di scrivere una storia su di esso.

Ma la famiglia Weasley sembrava preparata a queste evenienze, visto che a quanto pare anche Harry Potter era famoso per gli svenimenti, oltre che per aver sconfitto il Signore Oscuro. Per cui Akira fu portata immediatamente nella camera di Percy, era stata preparata apposta per lei, visto che il ragazzo non sarebbe tornato a casa durante le vacanze estive, o forse mai più, e risvegliata con dei sali minerali che la signora Weasley recuperò prontamente con un incantesimo di appello.

Si svegliò nella penombra di una stanza a lei sconosciuta, circondata da visi che riconosceva solo in parte.

«Non statele così addosso, la state asfissiando!»

«Giuro, Fred Weasley, non ti vedevo così preoccupato da quando a sette anni hai spaventato Ginny e l'hai fatta cadere dalle scale» commentò una voce maschile, un po' più profonda di quella dei gemelli ma con la stessa cadenza vivace.

«Ci scommetto che lo era! Qualche scalino in più e mi rompevo l'osso del collo». La voce era quella di una ragazza, poco più che una bambina, dal tono squillante e socievole. Akira stava ancora male, ma non ci mise tanto ad individuare Ginny, visto che tra tutti era quella con i capelli più lunghi. Anche se, a dirla tutta, il ragazzo che poi capì essere Bill le stava facendo una spietata concorrenza.

«Fred preoccupato?» scherzò Akira con un filo di voce, «questa giornata è da immortalare».

Avete mai avuto dei pensieri del tipo: "Bene, come inizio questa conversazione? Come parlo con persone che non conosco? Come faccio a non essere la solita inutile strana ragazza che sono sempre?". No, forse succedeva solo ad Akira. Succedeva perché era insicura, perché non si vedeva mai come altri la vedevano, e anzi aveva il terrore di scoprire cosa gli altri pensassero di lei. Non diceva una parola se non ci pensava almeno dieci volte prima, per poi andare a finire che non apriva mai bocca per non sembrare stupida.

Per quello trovò la sua uscita post-svenimento particolarmente brillante, e concluse che quella giornata era davvero una di quelle da immortalare. Si mise seduta lentamente, guardandosi intorno. A differenza della camera di Ginny, dove aveva dormito l'unica notte che aveva passato alla Tana, quella era spoglia, asettica e a quanto pare inutilizzata da parecchio tempo, a quanto si notava dalla quantità di polvere che creava uno strato spesso su tutti i mobili e le mensole.

«Stai bene?» chiese Bill, avvicinandosi un pochino per assicurarsi che non svenisse di nuovo. Sembrava un ragazzo alto, aveva i capelli lunghi naturalmente color rosso acceso, le lentiggini come ogni Weasley ed indossava un orecchino a forma di zanna. Il viso era attraversato da due lunghi sfregi rossastri, non ancora cicatrizzati. Nonostante ciò, aveva lo stesso sorriso che Akira aveva imparato ad ammirare e conoscere nei gemelli.

«Sì, benissimo. E' solo...ho la pressione bassa, a volte capita». Lui corrucciò le sopracciglia come se non ne avesse mai sentito parlare, ma nonostante ciò credette alla sua spiegazione, e si alzò in piedi.

«Vado ad avvisare la mamma che si è svegliata» annunciò, per poi attraversare a gran passi la stanza. Con la testa sfiorava quasi lo stipite della porta. «Era preoccupata che non ti saresti ripresa in tempo per il matrimonio o qualcosa del genere.» Alzò gli occhi al cielo. «Per Godric, manca ancora un mese e lei sta già dando i numeri».

Akira rimase in camera con i gemelli e con Ginny, con la quale fece subito amicizia. Come aveva intuito dalla voce, era una ragazza solare e simpatica, oltre che molto graziosa, con una grandiosa prontezza di spirito che le permetteva di rispondere a tono ai suoi fratelli. Come sarebbe piaciuto ad Akira essere un po' più come lei...

Come accennato da Bill, la signora Weasley non era esattamente in sé. La cucina sembrava invasa da pergamene. Liste della spesa, liste di invitati, sistemazioni dei posti a tavola. Quando Akira si fu ripresa abbastanza per scendere in cucina, trovò Molly che mormorava tra sé qualcosa sul fatto che c'erano troppi invitati francesi e che sicuramente il suo set di posate non sarebbe stato all'altezza dell'evento.

«Vieni,» le sussurrò da dietro Fred, prendendole gentilmente il polso, «io e i miei fratelli vogliamo fare una partita a Quidditch. Non voglio che tu te lo perda, Arianna».

Il cuore di Akira mancò un battito. Era da tanto, troppo, tempo che non la chiamava in quel modo. Nel mentre erano accadute così tante cose che quel San Valentino sembrava fare parte di una vita diversa, di una vita che non era la sua.

«Quanto tempo è passato?» chiese la ragazza, girandosi verso di lui. Il suo sguardo era dolce, perso nei ricordi tanto quanto lo era lei.

«Una vita intera».

Mentre la trascinava fuori, all'aria e sotto il sole di luglio, Akira si chiese guardandolo se dovesse chiamarlo Teseo, un coraggioso eroe, adorato dalla folla, che abbandonò Arianna sulla prima spiaggia disponibile, o Bacco, il dio delle feste, il dio dei divertimenti, che la salvò e la rese immortale.

Lᴀ Rᴀɢᴀᴢᴢᴀ ᴄʜᴇ Cʀᴇᴀᴠᴀ Fᴜᴏᴄʜɪ ᴅ'Aʀᴛɪғɪᴄɪᴏ ||Fʀᴇᴅ WᴇᴀꜱʟᴇʏDove le storie prendono vita. Scoprilo ora