Akira sembrava calma, ma aveva dentro un inferno di cose non dette. Per esempio, non le era mai andato giù come il comportamento di Fred fosse cambiato di punto in bianco da quando le aveva parlato dell'incendio. Era perché si sentiva in colpa? Perchè sentiva il bisogno di farsi perdonare? Non lo sapeva. Ancora peggio, non lo capiva. E ne aveva paura.
Gli occhi di Fred si congelarono, il cuore si indurì come la pietra.
E improvvisamente furono di nuovo sconosciuti.
Aprì la bocca per parlare, per spiegare, per chiedere cosa le fosse preso di punto in bianco, dopo giorni in cui gli lasciava intendere che gli avrebbe dato carta bianca.
Ma non fece in tempo.
Perché in quel momento, qualcosa di grosso e argenteo arrivò dall'alto attraverso la tenda sulla pista. Aggraziata e lucente, la lince passò attraverso lo spazio che si era creato tra Akira e Fred, praticamente un abisso, e atterrò lieve in mezzo ai ballerini esterrefatti. Le teste si girarono, il patronus parlò con la voce forte e fonda di Kingsley Shacklebolt.
«Il Ministro è caduto. Scrimgeour è morto. Stanno arrivando».
Scese un silenzio tombale. In molti non avevano neanche capito cosa fosse successo, e si guardavano in giro confusi. Akira trovò lo sguardo di Fred, che aveva già la bacchetta in mano.
«Stammi vicino» sussurrò. Akira annuì lentamente, avvicinandosi e guardandosi in giro. Fred la circondò con un braccio. Tutto ciò che c'era di non detto fra di loro esplose come una bolla di sapone. Tutto veniva ridimensionato, al confronto con la morte.
E poi arrivarono, come delle stelle cadenti, neri di fumo. Erano uomini. No, peggio. Erano Mangiamorte.
Tutti ormai avevano le bacchette puntate. Gli incantesimi non si sprecavano. I Mangiamorte attaccavano con le Maledizioni Imperio e Cruciatus, i maghi rispondevano con schiantesimi e incantesimi di riparo. A Fred ed Akira si erano avvicinati George, il suo orecchio aveva ripreso a sanguinare, Lee, Alicia, Angelina, Katie ed Oliver. Spaventati, ma illesi. Si erano messi a cerchio intorno alla ragazza babbana, nel tentativo di proteggerla.
Ma lei aveva altro in mente.
Harry, sotto forma di Seiji, si trovava dalla parte opposta del tendone, stava lottando contro un Mangiamorte. Un Mangiamorte alto, dai capelli biondi, zoppicante.
«No!» gridò Akira, disperata, lanciandosi verso di loro. Pazza, l'avrebbero chiamata successivamente. Completamente fuori di testa. Ma lei non vedeva che suo fratello. E nessuno avrebbe toccato suo fratello finché lei era in vita.
Volò attraverso la stanza, schivando schiantesimi e sedie che volavano. Si abbassò per evitare un'ombrellata da parte di Hagrid, e scivolò davanti a Seiji, aprendo le braccia per difenderlo.
«Se fai del male a mio fratello giuro che ti ucciderò. Ucciderò tutti voi».
Ostentava più sicurezza di quanto non avesse, tenendo conto che era davanti ad un uomo armato di tutta la magia esistente. E lei cosa aveva? Delle scarpe col tacco, se possono essere considerate dei tipi di arma.
Eppure, come era successo già una volta, quel Mangiamorte non l'attaccò. Abbassò la bacchetta, consapevole di avere tutto il tempo del mondo. Di averla in pugno.
«E con che cosa lo faresti, streghetta?» le chiese beffardo, girandosi la bacchetta tra le mani. Rideva, lo stronzo. Ad Akira pulsò una vena sulla tempia dal fastidio.
«Lei non può, ma fortunatamente non è da sola».
Dietro il Mangiamorte, Remus Lupin teneva la bacchetta puntata tra le sue scapole. Le sue cicatrici erano linee pallide sulla pelle ancora più pallida. Gli occhi scuri che scintillavano di potere. Era risoluto, deciso nel proteggere Akira ed Harry. Non sarebbe accaduto niente di male a loro. Non finché ci sarebbe stato lui.
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Lᴀ Rᴀɢᴀᴢᴢᴀ ᴄʜᴇ Cʀᴇᴀᴠᴀ Fᴜᴏᴄʜɪ ᴅ'Aʀᴛɪғɪᴄɪᴏ ||Fʀᴇᴅ Wᴇᴀꜱʟᴇʏ
Fanfictionnoι тυттι ѕιaмo coмe ι ғυocнι d'arтιғιcιo: cι ιnnalzιaмo, вrιllιaмo, cι dιѕѕolvιaмo e alla ғιne cι dιѕperdιaмo. Ad Akira piacevano poche cose precise nella vita, le ciambelle col buco, i libri con un finale inaspettato, i giorni di pioggia e il pro...