Rimasero in silenzio per circa cinque minuti, il silenzio più lungo che Fred abbia mai dovuto sopportare. Non aveva mai amato il silenzio, forse perchè, da piccolo, in casa sua il silenzio non era mai pervenuto. C'era sempre qualcuno che faceva rumore. Chi urlava, chi si ritrovava con i capelli di un colore diverso, chi chiamava la famiglia per cena, chi subiva scherzi, chi li faceva. Il ragazzo alzò l'angolo della bocca. Lui e George avevano sempre fatto dei gran bei scherzi.
Guardò Akira, seduta sul letto a tormentarsi le mani.
Non gli era mai piaciuto il silenzio, eppure lei era sempre silenziosa. "Chissà a cosa starà pensando" si interrogava, dubbioso. Odiava non sapere le cose. Soprattutto cose che con ogni probabilità lo riguardavano. Perché lei stava pensando a lui, vero?
Silenziosa, come la quiete prima della tempesta.
«Sai, c'è una cosa che non capisco» esplose Fred ad un certo punto, incapace di resistere. Akira alzò i suoi occhi allungati verso di lui. Sembravano grandi, due pozzi profondi. A Fred vennero le vertigini.
«Sorprendente» commentò lei, «avrei giurato fossero un po' più di una le cose che non capisci». Fred serrò la mascella, una battuta velenosa già pronta sulla punta della lingua. Eppure lo sapeva che Akira usava il sarcasmo come forma di difesa. Dopotutto, sotto quell'aspetto non erano poi tanto diversi.
«Allora rettifico» le concesse lui. «A volte non ti capisco. Mi tratti come un'amico, poi a volte come qualcosa in più di un'amico, e ancora a volte come se fossimo sconosciuti».
Akira sbatté le palpebre un paio di volte, confusa.
«Vuoi parlarne qui, adesso?»
«Non vedo quale sia il problema del qui e ora»
«C'è ben più di un problema nel qui e ora».
Fred stava per ribattere che comunque non avevano molto altro da fare, a meno che a lei non fosse venuto venuto in mente un metodo per saperlo intrattenere. E ne aveva uno ben specifico in mente. Ma d'improvviso sentirono un rumore molto forte provenire dalla sala da pranzo, di sotto al piano terra. Come se un mobile fosse caduto, o fosse stato rovesciato.
Akira si alzò di colpo come se fosse stata punta da qualcosa, allontanandosi dalla porta d'ingresso. Si sentivano dei passi salire dalle scale.
«Fred...» pigolò, spaventata. Lui si mise davanti a lei, la bacchetta in pugno, i capelli spettinati che gli andavano continuamente negli occhi.
«Va tutto bene...» sussurrò, pochi secondi prima che la porta esplodesse in mille schegge di legno. Si sentì un grido. Forse era stata Akira. Forse Fred, anche se non lo avrebbe mai ammesso.
Sulla porta, Remus Lupin li guardava con la bacchetta puntata. Era pallido, gli occhi iniettati di sangue, le cicatrici che spiccavano sulla carnagione. Si avvicina a passi lenti, misurati. Cercando di non far loro paura.
«Qualcuno ci ha traditi» annunciò, guardando Akira. «Sapevano dove guardare, sapevano in chi si era trasformato Harry»
«Non penserai che...» iniziò Fred. «Remus non...»
«Fred spostati!» gridò, «non serve più nasconderla!».
Ed Akira capì. Capì che in quel luogo non era più la benvenuta. Forse non lo era mai stata. Perché nessuno si sarebbe mai fidato di lei. Perché era stata accolta come una figlia, e come unico risultato erano stati traditi.
«Non è stata lei, lei non ha fatto niente».
Akira sentì due braccia circondarla, e il calore di un corpo premuto contro il suo.
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Lᴀ Rᴀɢᴀᴢᴢᴀ ᴄʜᴇ Cʀᴇᴀᴠᴀ Fᴜᴏᴄʜɪ ᴅ'Aʀᴛɪғɪᴄɪᴏ ||Fʀᴇᴅ Wᴇᴀꜱʟᴇʏ
Fanfictionnoι тυттι ѕιaмo coмe ι ғυocнι d'arтιғιcιo: cι ιnnalzιaмo, вrιllιaмo, cι dιѕѕolvιaмo e alla ғιne cι dιѕperdιaмo. Ad Akira piacevano poche cose precise nella vita, le ciambelle col buco, i libri con un finale inaspettato, i giorni di pioggia e il pro...