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Akira non parlò a nessuno del suo piano. Non lo avrebbe fatto fino a che non sarebbe stato meglio delineato.

Più che altro, non ce ne era stato il tempo. Solo pochi giorni dopo aver scoperto che ci sarebbe stato un modo per recuperare i ricordi perduti, un Patronus a forma di donnola fece irruzione a casa di Fred e George mentre i tre stavano preparando qualcosa per cena. Akira ormai sapeva che era il Patronus del signor Weasley, e non si fece prendere dal panico. Era una cosa comune che i maghi si scambiassero messaggi tramite Patronus, se questi erano particolarmente urgenti. Non tutti erano in grado di produrre un Patronus, ma il segreto, così le aveva detto Fred, era concentrarsi su di un ricordo felice. Poi le aveva fatto vedere il suo, che era una iena giocherellona che tentava di saltarle addosso ogni volta.

«Hogwarts è stata attaccata dai Mangiamorte» comunicò il Patronus con la voce del signor Weasley. «Io, vostra madre, Bill e Fleur ci stiamo dirigendo lì. Non uscite di casa!». Detto ciò si dissolse in una nuvola di fumo argentato.

Era il ventinove di Giugno, ed era l'inizio della fine.

Fred e George si alzarono di colpo, rovesciando le sedie. Si guardarono scioccati, e senza dire una parola corsero nelle rispettive camere a recuperare le bacchette.

«Cosa avete intenzione di fare!?» urlò Akira rincorrendoli. «George! Fred!». Entrò nella prima camera disponibile, quella di Fred, e lo vide tentare disperatamente di infilarsi al contrario una giacca di pelle. «Fred» mormorò Akira più dolcemente possibile, e si avvicinò a lui appoggiandogli le mani sugli avambracci, per calmarlo, e anche per cercare di tenerlo fermo.

Fred fu scosso da un brivido, come sempre quando si toccavano. Chiuse un attimo gli occhi e quando li riaprì sembrò leggermente tornato in sè.

«I miei fratelli...» sussurrò con un filo di voce, «Ginny, Ron, Bill...sono tutti là a combattere». Le appoggiò le mani sui fianchi, beandosi di quella vicinanza. C'era disperazione in quell'abbraccio, il desiderio di non separarsi più.

«E combatteranno meglio sapendo che voi due siete al sicuro» lo rassicurò lei, stringendo la sua giacca nel pugno. «Non mi lasciare».

Akira non aveva mai chiesto a nessuno di rimanere. Era sempre stata indipendente, se l'era sempre cavata da sola. Anche quando da piccola Maximilian l'aveva abbandonata a Piccadilly Circus dopo una litigata, lei era riuscita a trovare la strada da sola e tornare a casa. Akira non aveva mai avuto bisogno di qualcuno al suo fianco, ma sentiva che Fred sarebbe stata l'unica persona che voleva vicino. Akira non sapeva neanche dare un nome a quella sensazione, ma sapeva che era presente.

«Vorrei poterti proteggere da qualsiasi cosa» sussurrò Fred. Quando la guardò negli occhi, ad Akira sembrò che le sbocciassero dei fiori nello stomaco.

«Non ti preoccupare, Weasley» rispose lei, tenendogli una mano sul petto perchè sentire il battito del suo cuore la stava calmando. «Sono più forte di quanto sembri».

«Fred, allora sei...» iniziò George, spuntando con la testa dalla porta d'entrata della stanza. I due ragazzi stretti in un abbraccio si staccarono di colpo. Come se fosse uscita in felpa in pieno inverno, Akira tornò a sentire freddo. «Che stavate facendo voi due?» chiese curioso.

«Niente!» esclamò Fred.

«Assolutamente niente» confermò Akira.

«Nada»

«Nisba»

«Ho capito, vi credo!» affermò George alzando le mani al cielo, «per la barba di Merlino, non c'è bisogno di andare nel panico».

Akira e Fred si lanciarono uno sguardo che voleva dire tutto e niente, e fecero l'espressione più innocente possibile, nonostante in quel momento nessuno dei due si sentisse in quel modo.

«Be', Fred sei pronto? Dobbiamo sbrigarci»

«Io...», Fred tentennò, passando lo sguardo da Akira a suo fratello. Akira, che in quel momento aveva bisogno di lui, della sua protezione. E George, che gli era sempre stato al fianco, dal quale non si era mai separato. «George non penso sia la cosa miglio...»

...CRACK...

«Idiota, ti sei materializzato sul mio piede!» gridò una voce stridula.

«Sei tu che mi sei venuta addosso!» esclamò Lee Jordan guardandosi intorno. «Ma dove sono finiti?».

Il salotto poco ospitale dell'appartamento dei gemelli si era improvvisamente popolato. Lee, Angelina, Alicia e Katie si erano appena materializzate, e tenevano tutte la propria bacchetta diligentemente in mano.

«Katie!» esclamò Akira non appena la vide, e le andò incontro immediatamente, felice della sorpresa. Lei e Katie erano riuscite a vedersi solo una volta da quando Akira si era stabilita a Diagon Alley, perchè il lavoro della seconda non lasciava spazio a tempo libero.

«Ciao bellissima» la salutò lei, stringendola in un abbraccio prima di guardare i gemelli. «Fortunatamente siete ancora qui. Pensavamo vi foste precipitati ad Hogwarts»

«E' quello che stavamo facendo» spiegò George, «poi voi vi siete invitati da soli a casa nostra». Fred, per una volta, evitò di commentare.

«NO!» gridarono i quattro ospiti in contemporanea, facendo fare un salto di spavento ai gemelli e ad Akira.

«Cosa vuol dire no?» chiese Fred, corrucciando le sopracciglia.

«Ma lo sai l'inglese?» lo rimbeccò Angelina, guardandolo male. «No vuol dire no, non dovete andare».

«Ma i nostri fratelli...»

«Lo sappiamo» lo interruppe Lee, sedendosi su un divano, «anche mia madre è là, e i genitori di Angelina pure. Ma ci hanno detto tutti di rimanere a casa, anzi di stare uniti. Così sono andato da Katie, poi siamo andati da Angelina, e Alicia era già lì. E poi abbiamo deciso che dovevamo venire da voi e tentare di fermarvi, prima che compiste qualche sciocchezza».

Si sedettero tutti su sedie e divani, e Akira aggiornò Angelina e Alicia su tutto ciò che era successo dal giorno del suo compleanno in poi. Era uno strazio ripercorrere in continuazione i suoi ricordi a ritroso fino a quel giorno, ma a quanto pare le persone continuavano a voler sentire la sua storia.

Trascorsero un paio di ore senza che ci fossero notizie o novità su quanto stava succedendo ad Hogwarts. Akira si propose di preparare un thè per tutti i ragazzi, mentre loro, sempre più depressi minuto dopo minuto, non accennavano a voler pronunciare parola.

Furono minuti strazianti. L'aspettare, il pensare, il pregare lacerava l'anima più di quanto Akira credeva fosse possibile. Katie dopo circa un'ora e una bevanda calda si era finalmente addormentata semisdraiata su parte del divano. E fu un bene, perchè per lo meno non dovette subirsi gli assordanti ticchettii dell'orologio nel salotto. Angelina, seduta in mezzo ai gemelli, si stava torturando le mani dal nervoso, e dopo qualche minuto decise che non le bastavano le sue due mani, perchè prese anche quella di Fred e iniziò a stringerla. Akira decise di rendersi utile pulendo la cucina e stando il più lontano possibile dal loro dolore.

Ogni volta che qualcuno stava male, lei sentiva che la cosa migliore da fare fosse allontanarsi. Nessuno avrebbe avuto voglia di vederla in quel momento, nessuno avrebbe cercato il suo aiuto, il suo sostegno. Lei non era come loro, e quindi non poteva capirli. Questo sembrava abbastanza chiaro.

Era da poco scoccata la mezzanotte, quando arrivò un altro Patronus messaggero da parte del signor Weasley. Di colpo Fred e George si alzarono in piedi, e Angelina, che era appoggiata a uno dei due, cadde mezza addormentata sul divano, alzandosi poi velocemente gridando una mezza imprecazione. Lee si alzò lentamente, forse pensando che il Patronus potesse scomparire a causa di un movimento troppo brusco.

«E' tutto finito» annunciò la voce di Arthur. «Stiamo tutti bene. Bill è stato graffiato da un lupo mannaro, ma non ha causato danni seri. Però...Albus Silente è morto».

Lᴀ Rᴀɢᴀᴢᴢᴀ ᴄʜᴇ Cʀᴇᴀᴠᴀ Fᴜᴏᴄʜɪ ᴅ'Aʀᴛɪғɪᴄɪᴏ ||Fʀᴇᴅ WᴇᴀꜱʟᴇʏDove le storie prendono vita. Scoprilo ora