Scese il silenzio sulla Tana. A quel punto, tutti volevano sapere cosa Fred intendesse con quel: "Io so perché i Mangiamorte ti stanno cercando". Per prima Akira, che lo guardava perplessa ma sotto sotto pendeva dalle sue labbra. Perché non capiva, o meglio non sapeva proprio, a cosa potesse riferirsi.
«Non ti ricordi?».
Akira ripercorse con la memoria tutto il tempo che avevano trascorso insieme. Tanto tempo, forse troppo. Dal loro primo incontro al matrimonio del fratello, fino a quel ballo che Akira aveva impresso nella memoria e che neanche un obliviate sarebbe stato in grado di farle dimenticare. Tutto il tempo in cui hanno giocato a rincorrersi con gli sguardi e coi gesti, senza mai riuscire ad acchiapparsi. Tutto il male, e tutto il bene che Fred era riuscito a farle.
«Le esplosioni» si aggiunse George, che aveva finalmente capito. In tutto quello che stava succedendo, Akira si era quasi dimenticata di lui.
Però delle esplosioni si ricordava. Si ricordava il drago di fuoco, che volava sul soffitto di camera di suo fratello. E si ricordava benissimo l'incendio che aveva spazzato il suo negozio, e del quale solo fino a poco tempo prima aveva reputato colpevole sé stessa e la sua inottemperanza. Mai sbaglio fu più grande.
Di tutti e due le esplosioni, una cosa c'era in comune. Lei. Solo lei, agli occhi di persone che non conoscevano la sua famiglia, poteva esserne la causa. Solo lei sapeva creare dei fuochi d'artificio così potenti. Ergo, solo lei sapeva utilizzare la magia.
Niente di più sbagliato.
«E' colpa vostra!» esclamò puntando il dito prima verso Fred e poi verso George, fumante di rabbia. «Come è possibile che sia sempre colpa vostra!?»
«Questo ci viene detto un po' troppo spesso» borbottò George, lanciando uno sguardo alla madre. Anche Molly li stava guardando male, i pugni chiusi appoggiati sui fianchi.
«Sono solo danni collaterali» blaterò Fred, cercando una via di fuga dalle grinfie di Akira.
«Tu sei il principe incoronato dei danni collaterali, Weasley.»
Chi più restio e chi no, tutti si convinsero che Akira fosse la persona che conoscevano da settimane ormai; solo una babbana. Niente magia, niente bacchetta magica, niente incantesimi. E a lei andava bene così.
...
Il primo di settembre arrivò più velocemente del previsto. Akira aveva trascorso il tempo tra casa dei gemelli e la Tana, dove sempre più spesso si recavano per mangiare e per stare vicino ai signori Weasley. Harry, Ron ed Hermione erano spariti per chissà dove. Per chissà quanto. Molly non riusciva a capacitarsi del fatto che avessero deciso di andarsene così all'improvviso, e riusciva a non cadere in depressione solo grazie a Fred, George e al loro modo di fare spensierato e ottimista che riuscivano a mantenere anche in momenti del genere.
Anche se il negozio non poteva essere aperto, meglio non far sapere in giro che erano tornati a Diagon Alley, Akira e i gemelli si stavano dando un gran da fare nel retro bottega.
«Quando riapriremo» diceva sempre Fred, sognante, «lo faremo in grande stile. Con fuochi d'artificio mai visti e una nuova serie di caramelle a tema Mangiamorte».
Akira lo guardava incredula di come riuscisse a buttare ogni singola cosa sul ridere, proprio in un momento in cui mettere il naso fuori casa anche solo per andare al Ghirigoro la faceva rabbrividire. Ma lui sembrava non avere paura di niente. E ancora non aveva capito se era estremamente coraggioso o solo estremamente stupido.
«Allora, come si arriva al binario nove e tre quarti?» chiese Akira quella mattina, mentre teneva in mano un vecchio biglietto per Hogwarts appartenuto ad uno dei gemelli. Era finemente decorato sul bordo, anche se i colori erano un po' rovinati. Al centro, colorato di oro, si leggeva la scritta: Binario 9 e ¾. Non aveva mai sentito parlare di un binario con quel numero, e, da quanto ne sapeva, a King Cross non esisteva un posto del genere. Ma ormai aveva imparato che scoprire qualcosa di nuovo, quando si parlava di magia, era all'ordine del giorno.
«Diciamo solo che è ben nascosto dagli occhi dei babbani» rispose Fred, rubandole il biglietto dalle mani e facendolo sparire con un puuf particolarmente scenico. Akira lo guardò con gli occhi chiusi in due fessure, sospettosa.
«E mio fratello lo troverà?»
«E' accompagnato da Tonks, non ti devi preoccupare».
Inutile dire ad una ragazza come lei di non preoccuparsi, sarebbe andata ancora di più in ansia.
...
King's Cross era una stazione particolarmente popolata a quell'ora del mattino. Akira guardava tutti quei treni che partivano con la nostalgia di chi voleva tanto viaggiare ma era costretta a nascondersi in casa da giorni. I signori Weasley, come anche Tonks e la maggior parte dei partecipanti all'Ordine, le avevano espressamente vietato di uscire di casa. Era un soggetto debole, e poteva essere rapita e presa come ostaggio. Quello non era il momento di prendere rischi.
«Come mai i maghi prendono un mezzo babbano per raggiungere Hogwarts?» chiese mentre superavano i primi binari per raggiungere il numero nove e dieci. «Non ci sono altri mezzi? Tipo tappeti volanti o qualcosa del genere».
«Fu Ottaline Gambol» le spiegò Lupin, che faceva parte della scorta che avrebbe accompagnato Ginny alla stazione, «Primo Ministro dal 1827 al 1835, a scegliere un treno come mezzo di trasporto verso Hogwarts, e fece costruire una stazione ad Hogsmeade. Il Ministero della Magia era timoroso. Non pensava fosse saggia la costruzione di una stazione nel centro di Londra, avrebbe attratto l'attenzione anche del più distratto dei babbani».
«Il Ministro Evangeline Orpington» lo interruppe la signora Weasley, con la voce lenta di chi ha avuto molto a che fare con bambini curiosi, «risolse il problema pensando di ricorrere a piattaforme nascoste agli occhi dei Babbani da potenti incantesimi di Disillusione. Ce ne sono due, il binario 7 e ½ , che serve per i viaggi intercontinentali, e il binario 9 e ¾ , specifico per arrivare ad Hogwarts».
Akira lanciò un'occhiata tra il binario 7 e 8 che avevano appena passato. Ma non notò niente di diverso che tra tutti gli altri binari. Ma come le sarebbe piaciuto prendere un treno e ritrovarsi dall'altra parte del mondo...
«Ma ci sono modi più semplici per arrivare in un posto lontano». Come sempre, Fred sapeva esattamente quello che lei stava pensando. Akira iniziava a pensare che ci fosse un qualche incantesimo in grado di far leggere nel pensiero. «Come le Passaporte, per dirne una».
«Ma per avere una Passaporta» si intromise il signor Weasley, togliendosi gli occhiali per pulirli nella camicia che doveva farlo scambiare per un babbano, «bisogna fare richiesta ad una divisione dell'Ufficio del Trasporto...»
«Oh, non è possibile!» esclamò Akira, bloccandosi di scatto e nascondendosi dietro il corpo di Fred. Tutti si bloccarono a loro volta, perplessi. Poi seguirono lo sguardo di Akira fino in fondo al binario. Tonks, inconfondibile con quei capelli rosa fosforescenti, li stava raggiungendo a passi veloci. Dietro di lei, correndo per non rimanere indietro, un ragazzino di undici anni e dai tratti asiatici si sbracciava per farsi vedere. Dietro ancora, forse ad un paio di metri di distanza, li seguivano i suoi genitori. I genitori di Akira.
Akira non li vedeva da qualche mese, ma non sembrava fossero cambiati. Sembravano solo un po' più vecchi, con un po' di pensieri in più. La madre era, incredibilmente, ancora più magra di come se la ricordava, col viso scavato e gli occhi un po' infossati. Il padre era sempre un omone dalle mani grandi e la faccia ricoperta da una barba incolta, ma aveva le rughe più marcate, scavate come solchi nella terra, come se fosse invecchiato tutto di un colpo dall'ultima volta in cui lo aveva visto.
«Tonks mi aveva promesso che non ci sarebbero stati!» si lamentò Akira, presa dal panico.
«Vi raggiungiamo subito, voi andate avanti» spiegò Fred a tutti gli altri, per poi prendere Akira per un polso e trascinarla dietro alla prima colonna disponibile. La appoggiò con la schiena ai mattoni freddi, per poi appoggiarle un avambraccio di fianco alla testa per tenerla ferma. Lasciò che il suo sguardo passasse su tutto il suo corpo, come se volesse imprimerla in mente. Così piccola tra le sue braccia. Eppure così forte.
«Fred...» mormorò lei, confusa per tutta quella situazione e imbarazzata dalla sua vicinanza.
«Sssh, non possono vederti da qui».
Akira lanciò uno sguardo verso il binario, ma l'unica persona che notò era una vecchietta che li soppesava con occhi indagatori. Distolse immediatamente lo sguardo, tornando a guardare Fred come se fosse l'unica persona rimasta al mondo.
«Akira?!» la chiamò una voce che conosceva fin troppo bene. «Sei davvero tu?».
STAI LEGGENDO
Lᴀ Rᴀɢᴀᴢᴢᴀ ᴄʜᴇ Cʀᴇᴀᴠᴀ Fᴜᴏᴄʜɪ ᴅ'Aʀᴛɪғɪᴄɪᴏ ||Fʀᴇᴅ Wᴇᴀꜱʟᴇʏ
Fanfictionnoι тυттι ѕιaмo coмe ι ғυocнι d'arтιғιcιo: cι ιnnalzιaмo, вrιllιaмo, cι dιѕѕolvιaмo e alla ғιne cι dιѕperdιaмo. Ad Akira piacevano poche cose precise nella vita, le ciambelle col buco, i libri con un finale inaspettato, i giorni di pioggia e il pro...