George li trovò il giorno dopo abbracciati, sdraiati sul divano. Akira aveva ancora le unghie impiantate nel braccio di Fred, sopra il bicipite. Quando riuscirono a staccarsi, il ragazzo ferito capì che quei segni a forma di mezzaluna non gli sarebbero andati via facilmente. Non cercò di sistemarseli con la magia, ora come lei anche lui aveva delle cicatrici che dimostravano come tutto quello fosse reale.
Quel giorno non si parlò di quanto successo durante la notte, e Akira non scese nel negozio, troppo stanca per lavorare. Ne approfittò anzi per curiosare per l'appartamento, cosa che non aveva avuto modo di fare con i gemelli in giro. La camera di Fred le sembrava ancora la stanza più affascinante della casa. Dopo esserci rifugiata dentro il primo giorno, non c'era mai stata l'occasione di entrarci. O per lo meno lei faceva in modo di non avere occasioni di entrarci, nonostante la curiosità.
Con la luce che entrava dalle finestre, l'atmosfera era drasticamente diversa dalla prima volta. Tutto era decorato dei colori del rosso e dell'oro. Appese per la stanza c'erano diverse sciarpe e quelle che sembravano divise sportive. Akira sapeva entrambi i gemelli erano stati nella squadra di Quidditch della scuola, ma non aveva esattamente capito cosa fosse il Quidditch. Sta di fatto che Fred ne sembrava ossessionato.
Trovò una foto della squadra durante quello che doveva essere il loro ultimo anno di scuola, perchè i gemelli non erano poi tanto diversi da come erano nel presente. Riconobbe Katie ovviamente, che alzava in aria una strana palla bordeaux con delle parti concave. Sembrava passata una vita dall'ultima volta che l'aveva vista. Ma forse un giorno di quelli sarebbe riuscita a passare in negozio a salutare. Per ora delle persone che Akira conosceva aveva visto solo Lee, che sembrava un ospite abituale. Uno dei gemelli teneva un braccio intorno alle spalle di Angelina, e Akira ripose la foto prima di soffermarsi abbastanza da scoprire quale dei due fosse. Le immagini di un bacio in un giorno lontano le stavano già comparendo davanti agli occhi.
Aveva riconosciuto anche il ragazzino in mezzo, decisamente più basso dei gemelli, con dei capelli neri molto scombinati e un paio di occhiali rotondi che sembravano precariamente appoggiati sul naso. Non lo aveva mai visto dal vivo, ma i gemelli le avevano raccontato di Harry Potter. Nel mondo magico era una celebrità al pari della Regina Elisabetta, ma solo perchè da neonato era riuscito a sfuggire al mago più potente del secolo. Dicevano che Harry Potter fosse un grande mago, che se l'era cavata in una marea di situazioni potenzialmente mortali. Ma Akira vedeva solo un ragazzo mingherlino, con l'espressione felice ma imbarazzata. Un ragazzo come tanti.
Un sonoro CRACK spezzò il silenzio della mattina, e Akira fece un salto di mezzo metro dal letto, prima di capire che era il tipico rumore di chi si era appena materializzato. Forse erano i gemelli che avevano dimenticato qualcosa, o si prendevano una piccola pausa prima di tornare a lavoro. Sì, sicuramente sarebbero stati loro, e Akira doveva uscire dalla stanza di Fred prima che la trovassero lì dentro, o non avrebbero più smesso di prenderla in giro.
Aprì lentamente la porta, assicurandosi che nessuno fosse entrato nel corridoio prima di sgattaiolare fuori. Sentiva rumore in cucina, un trafficare di piatti e padelle. Forse qualcuno aveva deciso di farsi un panino o qualcosa da mangiare. Quei due lavoravano sempre come degli assatanti, con l'unico risultato che poi finivano per avere una fame da lupi e strafogarsi con ciò che riuscivano a trovare. Akira non riusciva a capire come facessero ad avere quel fisico asciutto con tutto ciò che ingurgitavano.
Entrò in cucina con le braccia alzate nell'imitazione di uno sbadiglio, facendo finta di essersi appena alzata per fugare qualsiasi sospetto su cosa avesse fatto in quella mattinata. Poi dovette abbassarsi di colpo, perché una padella la stava sorvolando per andare a tuffarsi nel lavandino pieno di acqua e sapone schiumante, e l'avrebbe sicuramente colpita se non l'avesse schivato.
«Ma cosa...»
Davanti a lei, con la bacchetta in mano che serviva per governare tutti quei piatti e bicchieri che si stavano lavando da soli, si trovava una signora di mezza età, forse un poco più bassa di Akira e con i capelli che da un rosso acceso stavano sfumando in un vecchio grigio. Era girata di schiena, ma si volse verso la ragazza non appena sentì il suo verso sorpreso. Dentro gli occhi della signora, Akira riconobbe la scintilla che non abbandonava mai i gemelli.
«Signora Weasley...?»
«Oh cara...tu devi essere la ragazza dei fuochi d'artificio! Scusami, non era mia intenzione spaventarti», si pulì le mani in uno straccio che aveva appeso al fianco, e si avvicinò velocemente ad Akira per stringerla in un abbraccio.
La ragazza dei fuochi d'artificio. Da quanto tempo non veniva chiamata in quel modo? Sembravano trascorsi anni, quando in realtà non erano che pochi mesi. A Camden Town lei era la ragazza dei fuochi d'artificio, punto. Tutti la conoscevano in quel modo e lei non era che orgogliosa. Era una cosa che la rendeva speciale, unica nel suo genere.
Ma aveva fatto una promessa, e da quel momento non aveva toccato un fuoco d'artificio, neanche nel negozio dei Weasley. Non voleva causare qualche altro danno, bruciare in un soffio il sogno di qualcun altro. Sì, lei era stata la ragazza che creava fuochi d'artificio, ma no, non lo sarebbe stata più.
Riuscì a pensare a molte poche cose, prima che la signora Weasley la circondasse in un abbraccio. Le sembrò subito una persona affidabile, dal cuore aperto e da una grande sensibilità. Lavorando a Diagon Alley aveva capito che non tutti i maghi vedevano di buon occhio i babbani, e lei aveva sempre cercato di tenere la testa bassa e confondersi il meglio possibile con chi la circondava. A chi le chiedeva dove fosse la sua bacchetta aveva imparato a dire che era rotta, ma era in procinto di prenderne una nuova. Ad altri che per vendere meglio i prodotti per babbani era necessario cercare di "diventare" uno di loro. In qualche modo, se l'era sempre cavata.
Ai gemelli il suo comportamento faceva sempre ridere, e dicevano che era la prima babbana del mondo che faceva finta di essere una strega. Di solito erano i maghi che dovevano cercare di confondersi coi babbani, ma quello era di sicuro un bel cambio di prospettiva. Per una volta era lei che doveva imparare nomi di incantesimi e ingredienti per le pozioni e non loro che avevano a che fare con qualcosa di tanto strano quanto la corrente elettrica.
La signora Weasley, una maga purosangue, Fred aveva accennato al fatto che la loro famiglia fosse una delle poche famiglie purosangue ancora in circolazione, stava abbracciando un babbana come lei. E anche se il termine babbana non le era mai piaciuto, la parola le ricordava troppo qualcosa come bamboccio o babbuino, capì che era un grande onore.
«I gemelli mi hanno parlato molto di te» la informò la signora Weasley non appena si staccarono. Akira si sentì rinvigorita da quell'abbraccio caldo, cosa che non era mai successa con sua madre. «Se avessi saputo che saresti stata qui vi avrei invitato subito a casa a mangiare qualcosa di buono! Adesso capisco perché il divano era sistemato per dormire, ma pensavo si fosse fermato qui Lee Jordan».
La signora Weasley era diversa dalla madre di Akira per molti aspetti, ma quello che più colpiva Akira era la sua capacità nel parlare costantemente senza prendere fiato e senza che le si seccasse la gola. Perché non aveva mai smesso di parlare, di raccontarle che nonostante i gemelli vivessero da soli da più di un anno, lei doveva passare ogni tanto per assicurarsi che la casa non avesse preso fuoco o qualcosa del genere.
«C'è davvero bisogno di un tocco femminile in questa casa» dichiarò, lanciando ad Akira un'occhiata comprensiva di chi la sapeva lunga. Lei stava per dirla che non era esattamente la persona giusta da chiamare per dare un "tocco femminile", ma in quel momento si sentirono altri due scocchi ben istinti, e i gemelli Weasley si materializzarono di fianco a lei. Akira fece un salto, non si sarebbe mai abituata a vederseli apparire all'improvviso, e si appoggiò una mano al cuore aspettandosi di sentirselo fermare da un momento all'altro.
«Bene, vedo che le presentazioni non sono necessarie» commentò George, scrocchiandosi le dita. Fred ridacchiò e si avvicinò alla signora Weasley per darle uno scherzoso bacio sulla guancia.
«Siete dei mascalzoni, voi due» esclamò lei, dando una pacca non troppo leggera sulla spalla di Fred. «Dovevate dirmi che avete un'ospite. Non voglio sentire scuse, stasera siete invitati tutti e tre a casa»
«Era proprio quello che volevamo sentire» disse Fred, dando un cinque al fratello. «Non avevamo voglia di cucinare, e Akira non sa fare neanche un panino».
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Lᴀ Rᴀɢᴀᴢᴢᴀ ᴄʜᴇ Cʀᴇᴀᴠᴀ Fᴜᴏᴄʜɪ ᴅ'Aʀᴛɪғɪᴄɪᴏ ||Fʀᴇᴅ Wᴇᴀꜱʟᴇʏ
أدب الهواةnoι тυттι ѕιaмo coмe ι ғυocнι d'arтιғιcιo: cι ιnnalzιaмo, вrιllιaмo, cι dιѕѕolvιaмo e alla ғιne cι dιѕperdιaмo. Ad Akira piacevano poche cose precise nella vita, le ciambelle col buco, i libri con un finale inaspettato, i giorni di pioggia e il pro...