Akira e Maximilian si allontanarono in motorino prima che il padre potesse scoprirli, perchè la ragazza non aveva avuto il permesso di seguirlo, e in più era scappata dalla finestra della sua camera, che a quanto pare dava su una magnolia semplicemente perfetta per le uscite notturne senza permesso.
Fred e George si aggirarono per i dintorni del negozio tutto fumo e niente arrosto per ancora qualche minuto, aspettando che i Vigili del Fuoco londinesi se ne andassero. Ormai non c'era più molto da fare. Avevano sentito dire da Reece che il giorno dopo avrebbe chiamato le demolizioni per tirare giù l'edificio. I danni erano troppo estesi per essere salvato, ormai la struttura non si reggeva più in piedi. Poi se ne era andato, con le lacrime agli occhi, l'anima distrutta, il cuore infranto.
I due gemelli scavalcarono una finestra scoppiata, stando attenti ai cocci di vetro, per entrare nel negozio e curiosare in giro. C'era assolutamente una cosa che dovevano controllare, una cosa che da giorni li assillava.
«Wow, questo posto non si riconosce più» considerò Fred, girando in tondo per avere una visione completa di ciò che aveva intorno. Gli scaffali erano ridotti a cenere calpestata per terra, tutti gli scatoloni pieni di oggetti interessanti si erano volatilizzati. I due gemelli non osarono entrare in magazzino.
«Fred, vieni qua» disse George, accucciandosi di fianco a quello che una volta era stato il bancone davanti al quale avevano conosciuto quella strana ragazza di nome Akira. Aspettando che il fratello si avvicinasse, il rosso si tirò giù il più possibile la manica della felpa, e, stando attento a non scottarsi, prese in mano un piccolo cilindretto d'ottone, miracolosamente intatto. Fred si accucciò di fianco a lui. «E' nostro, vero?»
«E' il Fulmine di Zeus che avevo perso» rispose Fred, guardandolo attentamente. «Pensi che...»
«Forse è meglio non immischiarci più negli affari dei babbani».
........
Il giorno dopo, di prima mattina, il padre di Akira tornò sul posto per seguire i lavori di smantellamento.
Akira era distrutta. La verità è che non importa quanto forte sei, ad un certo punto colpirai il fondo, e sembrerà che il mondo stia collassando sotto i tuoi piedi. Ma l'unica persona che può riportarti sulla superficie sei tu.
Sapeva che era colpa sua, direttamente o no, era stata lei la causa, e lei doveva trovare un modo per sistemare le cose. Ma come fare...
Non voleva alzarsi dal letto, uscire da quelle coperte che facevano da muro tra lei ed il mondo. Voleva rimanere in quel posto tra la veglia e il sonno, dove non poteva succederti niente di male. Dove tu non esistevi più.
Poi qualcuno si mise a bussare alla porta, sempre più incessantemente.
«Mamma vai via!» esclamò Akira, lanciando il suo cuscino con fiori gialli verso la porta, colpendola anche pesantemente.
«Aki!» esclamò Seiji dall'altra parte della stanza. «Devi alzarti! E' successa una cosa!». Akira sbuffò passando le mani sugli occhi cisposi, e fece un verso esageratamente infastidito dalla luce che oltrepassava le tapparelle della finestra.
«Che è successo?» mormorò la ragazza soffocando un singhiozzo, e aprendo la porta di camera sua. Seiji, decisamente più basso di lei, recuperava i centimetri mancanti saltellando felice, come se tutto ciò che era successo la sera prima fosse solo un brutto sogno.
«Papà è a casa»
«Di già?» chiese Akira sospettosa, «doveva andare a...»
«Il negozio non cadrà più giù!». Akira sapeva che quello era un vago tentativo di spiegare che il negozio non sarebbe stato demolito, ma non era possibile. Il padre la sera prima era stato abbastanza categorico. Non era più possibile che si reggesse in piedi.
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Lᴀ Rᴀɢᴀᴢᴢᴀ ᴄʜᴇ Cʀᴇᴀᴠᴀ Fᴜᴏᴄʜɪ ᴅ'Aʀᴛɪғɪᴄɪᴏ ||Fʀᴇᴅ Wᴇᴀꜱʟᴇʏ
Fanfictionnoι тυттι ѕιaмo coмe ι ғυocнι d'arтιғιcιo: cι ιnnalzιaмo, вrιllιaмo, cι dιѕѕolvιaмo e alla ғιne cι dιѕperdιaмo. Ad Akira piacevano poche cose precise nella vita, le ciambelle col buco, i libri con un finale inaspettato, i giorni di pioggia e il pro...