«Voi avete fatto COSA!?»
«Avrei dovuto dirtelo tanto tempo fa» ammise Fred ad occhi bassi, «ma non l'ho fatto perché volevo vederti felice»
«FELICE?» gridò Akira staccandosi da lui. «Mi vedi felice adesso? Ti sembro felice, adesso?!».
«Pensi che mi piaccia farti stare male?» chiese il ragazzo cercando il suo sguardo. Gli occhi di Akira erano annegati nelle lacrime. «No, perché io lo adoro».
Ironico, tagliente, pungente. Fred Weasley era tutto questo, e molto altro. Pentito? Akira non riusciva a capirlo. Del resto non le interessava neanche.
Faceva troppo, troppo male.
Faceva male perché di Fred lei si era fidata. Gli aveva affidato tutto, gli stava affidando perfino il suo cuore. Quella cosa che non avrebbe mai dato a nessuno, che fino a poco tempo fa pensava ormai fosse diventato di pietra. Gli stava donando quella parte di lei che nessun altro avrebbe visto.
Probabilmente Akira sarebbe stata sua, se solo Fred l'avesse chiesto.
Ma ormai era tutto inutile. Akira non avrebbe più creduto ad una sua parola. Perché aveva osato mentire su quello che per lei era più importante. Il suo lavoro. L'aveva consolata mentre lei piangeva per ciò che aveva causato a suo padre. Le era stato accanto. E lei, quanto diavolo era stata stupida. Aveva rinunciato ai suoi fuochi d'artificio, alla sua felicità, per evitare di fare male a qualcun altro. E dopo tutto quello, dopo che si era privata di tutto quello, lui aveva avuto il coraggio di dirle che era tutto falso. Che non era colpa sua. Lui...le aveva rovinato la vita.
Teneva gli occhi chiusi, il viso contratto, le mani chiuse a pugno. Tentando in tutti i modi di non scoppiare in un singhiozzo, tentando di tenere insieme tutti i pezzi, prima di implodere.
Si trovò rinchiusa tra due braccia, quelle stesse braccia che aveva imparato a conoscere. Si aggrappò alla maglietta di Fred come se fosse un salvagente, come se fosse un appiglio sicuro dal cadere nel vuoto. Nonostante in quel momento lo odiasse, nonostante fosse la causa del suo dolore, nonostante fosse sbagliato. Ma chi decide cosa è giusto e cosa è sbagliato? E come può una cosa essere sbagliata, quando ti fa stare così bene?
«Vieni qui» sussurrò Fred all'orecchio di lei, lasciando che Akira gli bagnasse la maglietta di lacrime. «Ci sono io».
Era lì. E mentre Akira promise al suo cuore che non avrebbe mai più avuto bisogno di lui, Fred promise che ci sarebbe sempre stato. Perchè Akira era tutto ciò che gli importava in quel momento, tutto ciò che voleva per sé e che non avrebbe mai condiviso neanche con suo fratello, tutto ciò che avrebbe protetto a costo della propria vita.
«Non posso più fidarmi di te» affermò la ragazza, sciogliendo piano l'abbraccio.
.....
Akira aveva passato i dieci giorni successivi alla rivelazione di Fred nascosta nella sua stanza. Si rifiutava di uscire anche per mangiare. Si rifiutava di vederlo. Si rifiutava di stare ancora male. Aveva trovato pace nella solitudine. Essa è pericolosa, ti rende dipendente. Una volta che tu vedi come è pacifica, non hai più voglia di stare con le persone.
Molly, che non aveva compreso del tutto quello che era successo, ma ci era andata abbastanza vicina, le portava gli avanzi in camera a pranzo e a cena, e passava con lei qualche minuto prima di tornare di sotto a preparare la casa per il matrimonio. Ormai i giorni restanti si contavano sulle dita d'una mano.
Il ventisei di luglio era una giornata calda, piena di tensione nell'aria. Una giornata in cui la sorte di tutti, babbani compresi, sarebbe stata segnata.
Akira ancora non aveva capito bene com'era la storia. Un Signore Oscuro, uno dei maghi più potenti mai esistiti, risorto dalla Terra dei Morti, pronto a prendere il potere sul mondo Magico. L'unica persona che può fermarlo? Un ragazzino di sedici anni affetto da miopia e neanche diplomato. Certo che erano in buone mani...
La tensione era palpabile, perchè Bill, George, Fred, Ron, loro padre e altri membri dell'Ordine della Fenice sarebbero andati a recuperare Harry Potter nel Surrey. Avrebbero rischiato la vita per una causa più grande di loro. E Akira non avrebbe potuto fare altro che rimanere alla Tana e aspettare insieme alla signora Weasley e Ginny. In ansia. Le prudevano le mani al solo pensiero. Il fatto di non poter in alcun modo essere utile...era la sensazione peggiore che potesse provare.
Sentì dei passi nel corridoio davanti alla porta della sua camera. Passi di due persone diverse, passi quasi identici tra di loro. Leggeri, ma dalle falcate lunghe. Il fruscio dei vestiti e il borbottio indistinto era quasi impossibile da riconoscere.
Erano dieci giorni che Akira non parlava con Fred, ma non poteva starsene nascosta quando lui se ne stava andando senza la certezza che sarebbe tornato. Lui, che era sempre stato così coraggioso. Lui, che in quel momento aveva il pugno alzato nel cercare il coraggio di bussarle alla porta e salutarla, anche se lei non lo sapeva. Lui, che nonostante fosse tanto coraggioso, non sapeva neanche da che parte iniziare per dichiararle i suoi veri sentimenti.
Akira aprì di scatto la porta, e uscì velocemente nella speranza di intercettare i gemelli mentre scendevano le scale. Ma in qualche modo aveva calcolato male le distanze, forse perché aveva sempre fatto schifo in matematica.
Finì tra le braccia di uno dei due, con tanta enfasi da spingerlo fino a che non andò a colpire la parete opposta del corridoio con la schiena. Akira riconobbe che era Fred solo dal rumore della sua risata trattenuta, e dal respiro che le solleticava i capelli.
«Se volevi bloccarmi al muro non dovevi fare altro che chiedere» le sussurrò con il suo sorriso sul volto. Un sorriso che non vale la pena neanche descrivere, perché era un sorriso che era suo e basta, e non ci sarebbero stati paragoni che avrebbero retto. «Non mi sarei di certo tirato indietro».
Dei passi sulla scala indicarono che George era già sceso, forse perché non sopportava la vista di loro due insieme. Fred avrebbe dovuto chiedergli cosa c'era che non andava.
Akira indugiò qualche secondo di troppo tra le sue braccia, prima di staccarsi schiarendosi la gola. Guardava in basso, incapace di alzare lo sguardo, concentrata sulle vecchie sneakers che Fred portava ai piedi. Lei era arrabbiata con lui, anzi, peggio, era furiosa. Ma allora perché non gli gridava contro? Perché non lo picchiava, non gli urlava che era un cretino, che non voleva neanche respirare la sua stessa aria?
Forse, perché nonostante tutto era stata lei a cercarlo.
«Be', cerca di non morire, Weasley».
Cerca di non morire? Ma si può sapere che le era venuto in mente? Certo che non sarebbe morto. La gente non muore per cose del genere.
Fred sembrò cogliere il suo disagio, e prese la palla al balzo. Le appoggiò le mani sui fianchi, spingendola in modo che con le spalle al muro ci finisse lei, pressata contro la parete dal suo corpo che la sovrastava. Adorava il fatto di essere così alto in confronto a lei.
Akira sussultò dallo spavento, e il suo cuore cominciò a galoppare. Nelle narici aveva il suo profumo, nelle orecchie il ritmo del suo respiro, tra le mani la stoffa ruvida della sua maglietta, che diventò pelle nuda quando trovò le sue braccia. Vi si aggrappò per non cadere, e assaggiò la ruvidezza della sua pelle e il guizzo dei suoi muscoli scattanti.
«Non ti preoccupare» sussurrò il ragazzo tra il suo collo e il suo orecchio, le labbra che sfioravano la pelle e i capelli. Sentiva sotto di sé Akira andare a fuoco. «Anche da fantasma tornerei comunque da te».
La lasciò in un corridoio buio, appoggiata ad una parete che era l'unica cosa a fornirle sostegno. La lasciò mentre scivolava verso terra e verso un abisso. E Akira scivolò. Continuò a scivolare per minuti e ore e giorni. Scivolò dentro un amore tossico fino ad annegare.
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Lᴀ Rᴀɢᴀᴢᴢᴀ ᴄʜᴇ Cʀᴇᴀᴠᴀ Fᴜᴏᴄʜɪ ᴅ'Aʀᴛɪғɪᴄɪᴏ ||Fʀᴇᴅ Wᴇᴀꜱʟᴇʏ
Fanfictionnoι тυттι ѕιaмo coмe ι ғυocнι d'arтιғιcιo: cι ιnnalzιaмo, вrιllιaмo, cι dιѕѕolvιaмo e alla ғιne cι dιѕperdιaмo. Ad Akira piacevano poche cose precise nella vita, le ciambelle col buco, i libri con un finale inaspettato, i giorni di pioggia e il pro...