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Quella voce. Quella voce che Fred aveva invano provato a dimenticare gli risuonava di nuovo nelle orecchie. Cristallina come acqua pura, rintoccava nei suoi timpani come una campana. Armoniosa, assordante, anche seccante la maggior parte delle volte. Come un incubo lo raggiungeva tutte le notti. E adesso anche durante il giorno.

«Non dovresti essere qui» dichiarò George, appoggiando le mani sul bancone per sporgersi in avanti verso di lei. Ne lui ne Fred ci credevano, eppure Akira era davanti a loro. Sorprendente come sempre lo era stata.

«Strano, pensavo che non vedeste l'ora di vedermi. Alla fine cosa sono passati, due mesi?».

Akira pretendeva di avere quell'autocontrollo che solo poche volte in vita sua aveva avuto, e che sicuramente non le apparteneva in quel momento. Sembrava sicura di sé, sicura di essere nel posto giusto nel momento giusto. Ma ignara di ogni tipo di pericolo. Dietro di lei le persone iniziavano ad innervosirsi, un po' perché anche loro avrebbero voluto parlare con i famosi gemelli Weasley, un po' perché volevano concludere i loro acquisti e tornare alle loro faccende quotidiane. Stare troppo fuori casa di quei tempi non era il massimo, con le sparizioni e i Mangiamorte a piede libero. Anche se il negozio "Tiri Vispi Weasley" dava una parvenza di sicurezza e tranquillità, al di fuori dalla porta, al di là delle vetrine c'era una guerra sul punto di iniziare. Una guerra che forse sarebbe stata più catastrofica di quella precedente.

«Non dovresti essere qui lo stesso, che ci faccia felice o no» ribadì Fred, con la voce più ferma di quanto pensasse di avere. George alzò un sopracciglio in sua direzione, nel tentativo di rendere ovvio il fatto che non era lui la persona cui la presenza di Akira rendeva felice.

«Non mi fate vedere il vostro negozio? Non ho portato un fuoco d'artificio da regalarvi, mi dispiace». Akira sputò fuori queste parole con più rabbia di quanto fosse stato necessario. Consumarono la pelle di Fred come se fossero veleno di serpente. E la parte peggiore era che, in qualche modo, sapeva di esserselo meritato. Perché non sarebbe mai dovuto entrare nella sua vita, perché non ci sarebbe mai stato potuto essere un futuro, con una ragazza babbana.

«Abbassa il tuo arco e i tuoi dardi, Diana, le tue frecciatine non ci toccano» rispose George con insolenza, prendendole il polso e trascinandola verso il retro del negozio, lontano da sguardi ed orecchie indiscrete. Le sopracciglia di Akira volarono fino a nascondersi dietro i capelli spettinati dal vento, sorpresa che avessero saputo usare un riferimento tanto colto. Non pensava che i gemelli fossero quelli acculturati della famiglia.

«Ad Hogwarts non si impara solo a trasfigurare un topo in un bicchiere e viceversa» rispose Fred alla sua muta sorpresa.

«Quindi anche voi siete andati ad Hogwarts»

«Anche?!»

...

Akira spiegò loro tutto ciò che era successo da quando era tornata a casa dalla sua improvvisata festa di compleanno, di come dei maghi si erano introdotti nella sua casa, e più di una volta a quanto pareva, e dell'incantesimo che aveva eliminato dalla mente della sua famiglia ogni ricordo che racchiudeva la presenza di Akira nelle loro vite. Lo raccontò tenendo la testa bassa, gli occhi sulle sue mani.

Non aveva mai avuto delle belle mani. Le dita erano lunghe, dita che forse sarebbero state al posto giusto sopra la tastiera di un pianoforte. Anche le unghie erano lunghe, ma questo perché Akira non se ne era mai presa molta cura. Avevano tutte una forma diversa, ed erano spezzate negli angoli, nere di polvere da sparo che riuscivano a raccogliere dappertutto, anche dove non ce n'era. Erano piene di cicatrici, di bruciature che si era procurata nell'Ikigai Shop. Dita che avevano lavorato e che ne erano uscite più o meno dignitosamente. Una chiromante le avrebbe potuto dire che la linea della vita era abbastanza lunga, mentre quella dell'amore decisamente incasinata. Ma Akira, nonostante il posto dove fosse e le persone con cui stesse parlando, credeva ancora nella normalità, e nel costruirsi il proprio futuro giorno per giorno. Si aggrappava anzi a questa idea con più forza a mano a mano che si addentrava in quel mondo di pazzi.

Lᴀ Rᴀɢᴀᴢᴢᴀ ᴄʜᴇ Cʀᴇᴀᴠᴀ Fᴜᴏᴄʜɪ ᴅ'Aʀᴛɪғɪᴄɪᴏ ||Fʀᴇᴅ WᴇᴀꜱʟᴇʏDove le storie prendono vita. Scoprilo ora