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Il Quidditch era uno sport pericoloso. E Akira non riusciva a capire come i Wealsey si sentissero tanto sicuri nel volare a cavallo di una scopa. Li guardava dal basso, il naso puntato all'insù per non perdersi nessun movimento, nessuno scatto, nessuna capriola. Nonostante l'assurdità di quello strano gioco, Akira ne era affascinata.

Quante volte aveva sognato di volare? Volare e basta, senza aeroplani, elicotteri, senza qualcuno che ti possa salvare, nel totale controllo delle tue facoltà, con la tua vita in mano.

Guardava i ragazzi a cavallo delle scope con gli occhi rivolti al cielo, lo sguardo ammirato, le mani che fremevano. Sì, il Quidditch era uno sport pericoloso, ma lei avrebbe dato qualsiasi cosa per avere la capacità di far volare una scopa.

Uno spostamento d'aria la fece risvegliare, e davanti a sé atterrò un ragazzo che in groppa alla scopa si trovava a suo agio quanto Akira lo era nel suo laboratorio, circondata dalla polvere da sparo.

«Vuoi fare un giro con me?».

Fred di solito non era uno di poche parole. Anzi, con le parole ci giocava. Aveva sempre la frase giusta da dire al momento giusto. Era un maestro nell'uso della lingua.

Eppure quella volta non avrebbe girato intorno quando invitarla a volare era l'unica cosa che voleva fare da quando la partita era iniziata. Del resto, era stato parecchio distratto nel guardarla dall'alto al basso, mentre tutti gli altri inseguivano una Pluffa o un boccino d'oro. Si era anche beccato un Bolide dritto in pancia. Fortunatamente Akira non lo stava guardando, in quel momento. 

«Io? Volare?» chiese Akira, gli occhi che brillavano. «Non saprei, mi sembra pericoloso»

«Smettila di avere così paura e inizia a vivere».

Akira arricciò il naso indispettita, ma afferrò la mano che Fred le stava tendendo e salì a cavalcioni davanti a lui.

«Potrei anche pensare di farti prendere il controllo» le sussurrò ad un orecchio il ragazzo, facendole venire i brividi.

«Weasley, non avrei mai lasciato che tu mi portassi in giro di tua spontanea volontà» gli rispose Akira, ridendo e appoggiando le mani sul manico della scopa, davanti a sé. Il manico era liscio, anche se parecchio consumato. Freddo al tatto, dal profumo di resina. Fred si piegò su di lei, appoggiando le mani sopra le sue. Col corpo la proteggeva dal freddo e dal vento, il viso era appoggiato sulla sua spalla, e inspirò quel profumo particolare che Akira sembrava aver attaccato addosso come se facesse parte di lei. Un profumo di fuochi d'artificio e di stelle cadenti.

Akira aveva letto da qualche parte una frase che faceva più o meno così: "Noi tutti siamo stelle che aspettano qualcuno che sappia maneggiare la nostra supernova."

Lei era sempre stata una supernova sul punto di esplodere, come una bomba ad orologeria. Ma stretta nelle braccia di Fred, il suo cuore si calmava, come se avesse trovato il posto che da quando era nata stava cercando. Un posto del quale non si era mai accorta avere nostalgia da tutta la vita.

«Quando vuoi».

Akira non sapeva se era davvero stata lei a far partire la scopa o Fred la stesse solo prendendo in giro, ma sta di fatto che quel manico rispondeva straordinariamente bene ai suoi pensieri. Si lasciò scappare un urlo mentre ascendevano in verticale verso il cielo, quasi a toccare le nuvole con la mano. Poi si mise a ridere quando, a causa di un giro mortale, Fred finì quasi per mangiarle i capelli. Chiuse gli occhi, assaporando l'aria frizzante e il corpo del rosso attaccato al suo. Di certo non si sarebbe mai dimenticata di quel momento.

«Non voglio più scendere!» gridò a Fred, a sé stessa, a quello che era stata, a quello che era ora, al mondo intero.

«Non lo farai» le assicurò il ragazzo dietro si sé. «D'ora in avanti la tua vita sarà una continua montagna russa»

«Rossa» ridacchiò lei tra l'aria e il vento. «Rossa, non russa». Fred sorrise contro il suo collo.

«Rosso fuoco?»

«Rosso Weasley».

Tornarono alla Tana solo una mezz'ora dopo, quando sentirono il richiamo della signora Weasley dall'ingresso di casa. Avevano entrambi i capelli spettinati, le guance rosse dal freddo e dall'emozione, una luce negli occhi che li rendeva unici ed inseparabili.

Quando la sera Akira si sedette al tavolo con tutti gli altri Weasley, non pensava di trovarsi così bene. Rideva e scherzava con i gemelli, raccontava aneddoti della sua vita da babbana ad Arthur e Molly. Ginny sembrava pendere dalle sue labbra. Lei sembrava aver appena trovato una famiglia. Una nuova. Una diversa. Eppure...lei rivoleva ancora quella vecchia.

Era un suo pensiero fisso, e le impediva di concentrarsi con tutte le sue forze sul presente.

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Qualche giorno dopo, Akira venne presentata a Fleur Delacour, la futura moglie di Bill. Portava i capelli biondo-argenteo lunghi fino alla vita, l'incarnato era chiarissimo e si sposava perfettamente con i suoi occhi d'un azzurro profondo. Era alta e slanciata, con un'aria aggraziata che faceva sembrare stesse scivolando sull'acqua al posto di camminare. Tanto bella da non sembrare vera. Akira venne messa al corrente del fatto che fosse per un quarto Veela, il che spiegava estremamente bene come mai - nonostante fosse fidanzata con Bill - nessuno dei fratelli Weasley riusciva a toglierle gli occhi di dosso quando si trovavano nella stessa stanza. Per fortuna il maggiore dei fratelli non sembrava geloso, sempre che avesse notato gli sguardi, visto che anche lui era continuamente impegnato a mangiarla con gli occhi. I due erano tanto innamorati che Ginny aveva iniziata a chiamarla Flebo, ovviamente non in sua presenza.

La rossa, con la quale Akira aveva legato particolarmente in quei giorni, forse perché era l'unica ragazza in quella gabbia di pazzi, tentava di non trovarsi neanche cinque minuti in compagnia della futura cognata, e trascorreva la maggior parte della giornata in qualsiasi stanza della casa dove non si sentisse neppure il rumore di Fleur, o il suo pesante profumo di orchidea e lavanda. Oltre a doversi occupare di fiori e decorazioni per il matrimonio, Ginny era anche estremamente preoccupata per il suo quasi - forse - probabilmente ragazzo, Harry Potter, che era rinchiuso nella casa dei suoi zii babbani fino al giorno del suo compleanno, nel quale sarebbe dovuto essere trasferito alla Tana in una missione impossibile.

In quei giorni non si parlava di altro, e Akira iniziava a non capirci più niente.

.....

Il diciassette di luglio non era che un giorno soleggiato come un altro. I passi della signora Weasley si sentivano da ogni piano della casa, e la sua voce ordinava a qualsiasi persona le capitasse a tiro di lavare i piatti o le lenzuola, o i pavimenti, o qualsiasi altra cosa ci fosse stata da lavare.

Per sfuggire alle mansioni domestiche, che non erano esentate neanche per l'ospite di casa, Akira si rintanò nella camera dei gemelli, dove la madre, non si sa per quale incantesimo, non sarebbe riuscita ad entrare.

Era una camera semplice, spoglia da quando i gemelli si erano trasferiti nella loro nuova casa, quasi interamente occupata dai letti e da un paio di armadi ingombranti. In giro era appeso ancora qualche poster della squadra di Quidditch dell'Irlanda, che volava in giro a cavallo di manici di scopa che sembravano particolarmente potenti. Il soffitto era bruciacchiato da quelle che probabilmente erano state esplosioni.

«Ancora una volta, non ci è voluto molto a farti entrare in camera mia» commentò Fred, sedendosi sul letto di fianco ad Akira. «Pensavo fossi una ragazza dai sani principi».

«Io sono una ragazza dai sani principi» affermò Akira, guardandolo male. «Se tu hai intenzione di approfittarti di me dovresti preoccuparti dei tuoi principi, non dei miei»

«Finito di flirtare?» li rimbeccò George, appoggiato sul davanzale della finestra. «Fred, quello non ti sembra il gufo di Angelina?».

«Angelina, e che cosa vuole Angelina da voi?» saltò su Akira di scatto, per poi ricordarsi che Angelina era effettivamente una loro amica e quindi probabilmente era normale che si scambiassero lettere.

Fred la guardò con un sopracciglio alzato, per poi alzarsi e andare alla finestra.

«Gelosa la ragazza, non credi, Georgie?»

«Così si direbbe» concordò il gemello, ridacchiando. «Sembra quasi che ci tenga a noi».

«Vi piacerebbe, Weasley».

Lᴀ Rᴀɢᴀᴢᴢᴀ ᴄʜᴇ Cʀᴇᴀᴠᴀ Fᴜᴏᴄʜɪ ᴅ'Aʀᴛɪғɪᴄɪᴏ ||Fʀᴇᴅ WᴇᴀꜱʟᴇʏDove le storie prendono vita. Scoprilo ora