Akira era salita varie volte sulle montagne russe. A dirla tutta, le montagne russe erano la sua attrazione preferita di tutto il Luna Park. Ma la sensazione che provò in quel momento era paragonabile alle montagne russe tanto quanto il cadere giù da un dirupo era come usare uno scivolo per bambini al parco giochi.
Per prima cosa, in un attimo, tutto era diventato nero. Cosa che di solito non succede sulle montagne russe. Si sentiva premere da tutte le parti. Non riusciva a respirare, come se fasce di ferro le stringessero il petto. Le pupille le vennero ricacciate nella testa, i timpani premuti più a fondo nel cranio, e poi...
Sentì sotto di sé qualcosa di duro, e si accasciò subito a terra. Cara vecchia terra solida, Akira si ripromise di non darla più per scontata. D'improvviso, la frase "avere i piedi per terra" aveva assunto tutto un altro significato. Il pavimento le sembrava meravigliosamente solido. Era confortante sapere che era caduta, ma non poteva cadere ancora.
Troppo spossata per fare altro che concentrarsi sul respirare, lasciò che gli occhi le si chiudessero, e drizzò le orecchie in caso fosse stato possibile capire dove fosse.
«Ti sei smaterializzato con la babbana!?».
Sentire la voce di George la rincuorò abbastanza da permetterle di fare un lieve sorriso, e sbattere gli occhi lentamente per riacquisire il senso della vista. Per lo meno era con persone che conosceva.
«Guarda, sta sorridendo, sta benissimo!» esclamò Fred, lanciando poi uno sguardo alla figura accartocciata sul pavimento come se fosse stata trasfigurata in un animale a quattro zampe.
«Sta sorridendo perché è terrorizzata» rispose una voce che Akira non riconobbe, anche se era sicura di averla già sentita. Sicuramente era una voce da ragazzo, anche se non particolarmente profonda. Qualcuno le si accucciò di fianco, e le mise gentilmente una mano sulla spalla per aiutarla a mettersi seduta.
Akira si trovò mezza sdraiata su un pavimento dalle mattonelle spezzate, sostenuta dalle braccia di Lee Jordan, l'alto ragazzo di colore che aveva conosciuto a casa di Alicia in occasione di Capodanno. Col quale probabilmente non aveva scambiato più di due parole.
«Stai bene?» le chiese, in un moto di gentilezza. «La prima volta è brutta per tutti, non ti preoccupare»
«Be', le sopracciglia non mi fanno male» riuscì a mormorare Akira, che dopo lo spavento iniziale stava piano piano recuperando energie.
«Vedi? Ha recuperato pure il sarcasmo» rincarò Fred verso il fratello, buttandosi poi su una delle poltrone che occupavano il salotto in cui Akira capì trovarsi. L'arredamento era mal assortito, con un mobile piuttosto grosso che occupava gran parte di una parete, con ante trasparenti che lasciavano intravedere una grande collezione di alcolici.
«Hai rapito una babbana, Fred» lo informò George, ma un sorriso gli aleggiava sul viso. «Certo che non ti accontenti mai»
«Non l'ho rapita!» esclamò lui offeso, guardando poi verso Akira, «l'ho...gentilmente condotta in casa mia, senza il suo consenso».
Nonostante Akira volesse dirle che quello era esattamente la definizione del verbo "rapire", si limitò a guardarsi un po' intorno. Quindi questa era davvero la casa dei gemelli. Be', in qualche modo ce lo si poteva aspettare; forse dall'odore di bruciato di chi non aveva mai cucinato in vita sua, o dalla confusione che regnava sovrana. Come nel loro negozio, anche casa loro era invasa dagli scatoloni e dalle cianfrusaglie.
Si alzò in piedi cercando il meno possibile di farsi aiutare, pulendosi la polvere dai pantaloni in un tentativo di recuperare la dignità perduta. Poi si girò di scatto verso Fred, così velocemente e con uno sguardo talmente spaventoso che tutti e tre i ragazzi sobbalzarono di sorpresa.
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Lᴀ Rᴀɢᴀᴢᴢᴀ ᴄʜᴇ Cʀᴇᴀᴠᴀ Fᴜᴏᴄʜɪ ᴅ'Aʀᴛɪғɪᴄɪᴏ ||Fʀᴇᴅ Wᴇᴀꜱʟᴇʏ
Fanfictionnoι тυттι ѕιaмo coмe ι ғυocнι d'arтιғιcιo: cι ιnnalzιaмo, вrιllιaмo, cι dιѕѕolvιaмo e alla ғιne cι dιѕperdιaмo. Ad Akira piacevano poche cose precise nella vita, le ciambelle col buco, i libri con un finale inaspettato, i giorni di pioggia e il pro...