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....il signor John aprii la porta, entusiasta di vedermi.
<<La cosa non è reciproca>> pensai tra me e me, fissando il suo falso sorriso.

<<che ci fa lei qua?>> mi chiese rimettendosi a sedere sulla sedia in pelle, con le gambe su quella che sembrava una cattedra scolastica.
<<non voglio occuparmi di ció>> tagliai corto buttandogli i fogli sul tavolo.

<<oh invece si che te ne occuperai>> disse lui <<lo dico io>>

Feci per replicare ma lui mi zittí <<venga qua>> disse, poi indicando le sue gambe.

Io avanzai ma dopo pochi passi mi fermai, facendo poi retromarcia.

<<Signor John, io non mi occuperó del caso>> ritornai al punto, sperando che si scordi delle sue malsane intenzioni <<vorrei parlare di questo ora, non delle sue necessità>>

<<Ti ho detto che ne parliamo dopo, tu ora vieni>> disse con tono molto più brusco e io scossi la testa, a mó di disapprovazione. Tipico suo: quando è felice mi da del LEI mentre sennò mi da del TU. Non che la cosa mi dia fastidio, ma trova una certa traccia di adattamento nei miei confronti. Spero lui non si sia fatta un'idea sbagliata di me. Per idea intendo quella ragazza che farebbe di tutto pur di avere ciò che vuole, incluso il prostituirsi.

In ogni caso, si stava innervosendo.

<<Signorina Rapp, lei si occuperà del caso, chiusa la faccenda>> puntualizzó lui e io stetti muta, mi limitai a scuotere la testa.

Tra noi c'era una potente tensione: io lo guardavo dritto negli occhi e lui faceva lo stesso.

Si alzó e, lentamente, cominciando a camminare verso la finestra, con le mani dietro alla schiena <<signorina, sarò più chiaro possibile, sa cosa succede a chi non accetta di fare il proprio lavoro?>> disse lui sbirciando fuori dalla finestra.

Io mossi la testa, non sapendo effettivamente le conseguenze.
<<ecco, lasci che glielo spieghi io>> fece una piccola pausa, per schiarirsi la voce <<viene licenziato, quindi.... se lei non vuole perdere il lavoro, che porti quel culo sulla sua sedia e trovi un modo per chiudere il caso il prima possibile>>

<<le ho detto già tutto>> continuai io, in speranza che fosse gentile con me, da non darmelo.

<<ok allora da oggi il suo ufficio sarà vuoto. Prenda le sue cose e sparisca da quí>> disse lui e io cominciai a ridere nervosamente.
Dagli occhi portati sul quaderno lui li posó sulla mia figura <<sta scherzando vero?>> cercai una conferma nei suoi profondi occhi.

<<no, vada via>> disse infine lui facendomi un segno con la mano, come se fossi un'animale.
Lo guardai impressionata <<spero le succeda qualcosa, disgraziato che non è altro>> sussurrai in modo da farmi sentire, abbozzando un sorriso che svaní poco dopo.

<<che ha detto?>> chiese lui prima che io uscissi dall'ufficio immacolato

<<signorina, se lei va via da qui non avrà più lavoro>> disse lui.

Rientrai e mi avvicinai al porta cappotti <<allora faccia in modo di non farmene più trovare uno>> precisai prima di uscire definitivamente dall'ufficio <<in ogni caso, non la sopportavo più... capisco ora il perché lei non ha moglie!!>>

<<Micol Rapp, la sua carriera è finta! Finita!>> ribadí e io sobbalzai.

Eccoci qua, al punto di partenza.
Appena entrata in ufficio, mi asciugai una lacrima, che se ne stava nell'angolo mediale. (spero sappiate cosa sia:D). Quasi sorridendo presi il necessario, lasciando le altre cose lí, in corrispondenza del suo comportamento: sgattaiolai fuori dalla camera e senza farmi notare, con la tracolla stretta al bacino, presi l'ascensore.

•fuori dall'edificio•

Guardai l'edificio da fuori e mi venne il mal di testa.
Ho lavorato lì e solo ora mi accorgo di ciò che ho veramente subito.
Cominciai a girovagare per Los Angeles, in cerca di un posto dove stare o per lo meno alloggiare per qualche giorno, il tempo di parlare con i miei, o solo trovare un lavoro temporaneo. Penso sia veramente chiara la questione: abitavo con il mr john. Nel mentre camminavo ascoltavo tutti i rumori attorno a me: dai miei tacchi a contatto con il pavimento ai freni degli autobus che cigolavano e stridevano come non mai.

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Le mie ricerche invane si erano prolungate a ormai ore di camminate e km a raffica: aggiungendo a tutto ciò pure la notizia si era fatta spazio fra le bocche di tutti gli americani: molti blog trattavano questo tema.

Titoli come <<Micol Rapp, giovane avvocata che oggi stesso ha chiuso con successo un caso, ha perso il posto di lavoro poche ore fa>> mi turbarono abbastanza.

Continuavo a leggere i titoli strani che mi attribuivano su questi blog da quattro soldi, nel mentre camminavo.
Da brava imbecille mi distrai un pochino, andando a sbattere contro un ragazzo, che stava andando dalla parte opposta.
Mi cadde tutto dalle mani e i fogli si sparsero sul marciapiede, quasi tutto vuoto, essendo le ore più calde della giornata....

Laugh now Cry Later || Dylan O'Brien ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora