𝑇𝑤𝑒𝑛𝑡𝑦𝑒𝑖𝑔ℎ𝑡: 𝑝𝑎𝑝𝑒𝑟, 𝑝𝑎𝑝𝑒𝑟 𝑎𝑛𝑑 𝑝𝑎𝑝𝑒𝑟

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Che fastidio essere in mezzo ad un'amicizia così! È uno stress.

<<ok siamo arrivati>> ci annunció Dylan per poi rivolgersi verso di me <<dove parcheggio per non sembrare sospetti?>>

<<vedi quel piccolo posticino fra il muro e il cancello? Ecco vai là, è buio, non ci vedrà nulla>> dissi indicandogli il punto e lui fece come gli avevo ordinato: ripartì e mise la macchina là.

Prima di uscire si girò verso Thomas, puntandogli un dito con fare minaccioso <<Rimarrai con Kiara qua, tieni le chiavi inserite e NON ADDORMENTARTI!!>> finì lui per poi farmi cenno di uscire con il capo.

Io annui determinata, salutai i ragazzi e sfilandomi la giacca, che buttai sui sedili, mi affiancai a Dylan, che sembrava agitato <<Signor O'Brien, che ha ora??>> gli chiesi, ma lui continuò a guardare fisso davanti a se. Sembrava perso nei suoi pensieri come un bambino di 5 anni.

<<ho un brutto presentimento>> mi informò <<e di solito ho sempre ragione... che ne dici se lo facciamo un'altra volta?>> mi chiese speranzoso, ma stavolta stropicciai io gli occhi scioccata sal suo comportamento <<ora è tardi, siamo ormai qua, non ci possiamo tirare indietro>> dissi tirando fuori la chiave del condominio <<se te lo stessi chiedendo, non le ho rubate!>> dissi seria <<si è scordato solo di richiederle, quindi io le ho tenute>>

<<proprio per questo ti chiedo di andare via Micol! Sembra tutto già pensato>> mi disse a bassa voce, quasi sussurrando al mio orecchio destro <<Dylan ti prego fidati di me ok? Se vuoi puoi restare anche fuori a fare la guardia>> dissi infilando le chiavi e aprendo la porta in vetro: diedi una rapida occhiata alla macchina del signor John, che mancava, e alle luci spente del suo appartamento <<vedi, non c'è nessuno pericolo, non è a casa>> dissi sorridente varcando la porta.

Lo vidi immobile a fissarmi, dubitoso del dafarsi, quindi per spronarlo lo tirai per mano, tenendogliela per tutto il tempo in ascensore. Prima di uscire dalla piccola stanzetta, mi bloccò, guardandomi fissa negli occhi <<perchè lo fai?>> mi chiese e io risposi all'istante <<Perchè ti a- perchè tengo a te>> dissi correggendomi e diventando rossa dall'imbarazzo: allungò l'altra mano, mi prese una guancia, rispondendomi dopo <<anche io ti a- tengo a te>> ripetè prendendomi in giro.

Per pararmi il culo gli diedi un pugnetto sulla spalla <<mi sono confusa, assomigli solo ad un mio ex...>> dissi palesemente mentendo: lui sorrise e mi spintonò fuori.

Sospirai già esausta, mi guardai dietro dove c'era anche Dylan e impugnai le chiavi <<ok ci siamo>> dissi e dopodichè apri la porta di casa dell'uomo, che se sole avesse scoperto questa cosa mi avrebbe denunciata all'istante, se non peggio.
Venni travolta da un odore che io conoscevo benissimo e che avevo cominciato pure ad odiare, ad essere sincera....

Entrai richiamando Dylan e a passo felpato andai verso l'ufficio che stranamente era aperto, e non chiuso a chiave come lo era sempre quando io vivevo qui. Chissà perchè? Girai la manopola e dopo aver fatto passare il ragazzo, che sembrava sempre più preoccupato, la richiusi alle mie spalle.

Tirai fuori dei guanti in plastica, un paio per ognuno e appena glieli passai strabuzzò gli occhi <<vuoi andare in carcere?>> chiesi inarcando le sopracciglia e lui scosse la testa <<allora mettili e non fare storie>> dissi sorridendo beffardamente, cosa che fece anche lui <<su, cerchiamo e usciamo il più velocemente da qua>> gli riferì e poi, prima di andare verso i fascicoli andai verso la finestra scorrevole, aprendola <<ma che
fai?>> mi chiese il moro e mentre sbirciavo fuori risposi <<nel case arrivasse qualcuno...>>

Laugh now Cry Later || Dylan O'Brien ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora