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Senza guardarmi indietro o aggiungere altro salii le scale in legno, che sotto al mio peso cigolarono.

Mi fermai un attimo per osservare il luogo. I muri erano rovinati. Bastava sfiorarlo per far cadere a terra un po' di vernice. Continuai a percorrere il corridoio: la moquette era verdognola e anch'essa piena di frammenti di parete. Sembrava di stare in un film horror, in uno di quei corridoi da cui, se entri, non ne esci viva.

Arrivai in fondo e non appena vidi una porta con una targhetta con su scritto il nome di Dylan, mi ci catapultai dentro, senza preoccuparmi. Sono una bambina in un corpo di un'adulta, non smetteró di ripeterlo.

Chiusi la porta dietro di me e non appena mi girai mi salii un'angoscia orribile, un senso di colpa smisurato: il muro di destra era pieno di foto incorniciate con lui e suo padre. Le fissai toccandole leggermente con due dita e notai la polvere cadere a massa: feci una smorfia e guardai i fogli ammucchiati sulla scrivania, dall'altra parte della camera.

Sfogliai vari mucchietti, fino ad arrivare alla fine: presi l'ultimo di tutti e lo afferrai con entrambe le mani.

Il foglio iniziava solo con una parola scritta in corsivo: solo alla fine capii per chi fosse. Era una delle tante lettere sparse sulla scrivania che avrebbe voluto mandare a suo padre.

La frase alla fine mi fece rabbrividire, ma non dissi nulla e non mi mossi.

<<ti conviene smettere, se ti becca sei morta>> disse una voce alle mie spalle ridendo e io balzai per lo spavento <<ommadonna, TU DA DOVE SBUCHI!!>> urlai per continuare <<e chi sei?>> aggricciaila fronte.

<<oh scusami, sono Kiara, la sorella della fidanza di Dylan, Riley>> disse porgendomi la mano e io gliela presi <<oh, penso tu sappia il mio nome>>

Lei fece spallucce <<inevitabile, ormai la notizia la sanno tutti: tu sei la famosa Micol Rapp....>> disse con voce acuta buttandosi di schiena sul letto <<mi dispiace per te, non sai quanto odio tutte queste pagine gossip e cose del genere, bah>> e face una smorfia alla fine, che mi provocó una leggera risata.

<<tranquilla siamo in due...comincio a lavorare oggi, cosa dovrei
mettere?>> chiesi dopo poco.

<<aspetta ti do tutto il necessario>> mi chiese e io annuí <<nel frattempo raccontami un po' di te>> aggiunse con la testa fra i vestiti dell'armadio.

<<non c'è nulla da dire, ho origini italiane, io abito qua a Los Angeles da sola e basta>> dissi appoggiandomi alla scrivania <<i tuoi invece?>> mi chiese lei di rimando.

<<oh, loro stanno in Italia>> e le porsi un sorriso, pur sapendo che non mi avrebbe mai vista.

<<hai fratelli?>> disse sbucando dall'armadio con dei vestiti poregendomieli. Deglutii. Un fratello ce lo avevano ma, la sua identità era nota per un altro cognome.
<<sono figlia unica>> mentii <<oh io invece c'è l'ho una sorella e la odio troppo>>

<<diretta>> dissi ridendo <<io invece non sopporto il suo ragazzo... è così con tutti o solo con me perché ho fatto il mio lavoro?>> chiesi curiosa.

<<penso lo sia con tutti, per lo meno con mia sorella è sempre arrogante e permaloso... vanda, poi c'è lei che lo asseconda, ma sono dettagli>> sussurró un po' stizzita.

<<allora non mi sembra una tipa tanto apposto... quanti anni ha?>> chiesi e nel mentre mi mettevo il tubino che mi aveva dato la ragazza <<ha 22 anni, io ne ho 20>> fece una pausa << ma non si direbbe dal momento che ho più mentalità di lei>> ammise burlando con un sorrisetto.

<<invece tu quanti anni hai?>> mi chiese la ragazza, per poi cambiare di punto in bianco il discorso <<sembri una ragazza per bene, con cadere nelle grinfie di quel maniaco>>

Scoppiai ridendo <<comunque ne ho 25>>

Lei sorrise <<sai che sto cambiando idea? Forse non ti farebbe male staccare la spina e aver qualcuno che ti tratti male per svegliarti un pochino>> disse scioccata togliendomi il rossetto viola chiaro che avevo in mano <<metti questo rosso, è meglio>>

Sorrisi e mi misi quello rosso, come ordinato dalla mia nuova amica.
La ringraziai un po' sorpresa dal suo modo di fare molto aperto e amichevole e uscii giusto in tempo.

<<io sta sera ballo, mi guarderai?>> chiese lei facendomi l'occhiolino come se andasse ad una partita di calcio.

La guardai dall'alto verso il basso avvicinando il pugno <<sii, ti guarderò volentieri>>

Lei fece così e dopo una corta pausa parló, esattamente poco prima di finire di scendere le scale <<sai che non sembri per niente un'avvocata? Il tuo carattere è così... così infantile>>

La guardai storta <<guarda che gli avvocati non sono noiosi! Poi io sono
piena di sorprese>>

<<io vado a cambiarmi, ci vediamo dopo ok?>> io annuí senza dire nulla e girandomi andai a sedermi su uno sgabello là vicino all'entrata.

Prevedo una bella nottataccia....

Laugh now Cry Later || Dylan O'Brien ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora