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Ed eccoci qua, ultima notte in questo fottuto pub.
Con Thomas non è andata molto bene, al posto suo definirei questo mese una catastrofe totale: sua madre è deceduta pochi giorni dopo la sua partenza, quindi con il cuore in frantumi è tornato a Los Angeles. Proprio per questo ho pure deciso di stargli accanto e fargli da supporto, da psicologa.

Con Dylan invece è successo il contrario, da quella sera, è diventato più apatico e distaccato nei miei confronti. Per aggiunta non sapete quante volte io gli abbia chiesto se gli mancasse suo padre e purtroppo la risposta è stata sempre la stessa.

<<si mi manca, anche troppo!>>
Mi ripeteva ogni singola volta.

Invece con Kiara tutto è andato liscio come l'olio, ci siamo ravvicinate molto e di ciò ne sono contenta, è come se avessi ripreso una parte di me stessa.
Per rallegrarvi la giornata vi informo che Dylan non è stato più pestato a sangue!! Fortunatamente Shawn e la sua mandria di bufali non si è fatta più vedere, quindi penso che tutto si sia risolto, giusto?

In ogni cosa, l'ultima notte è difficilissima: mi mancherà un po' stare qua, in queste pareti diroccate e questo letto duro come la pietra.
Mi muovevo senza sosta fra le lenzuola come se avessi una malattia cutanea: da sempre odio avere dei sensi di colpa e per mia sfortuna ho sulla coscienza proprio il padre di Dylan. Vedere una persona ogni giorno, ogni singola ora, infelice per colpa tua è una cosa non tragica, di più.

Sbuffai rumorosamente e mi buttai con forza il cuscino sul viso: "tentato suicidio" pensai fra me e me ridacchiando.

Scocciata della situazione mi avvolsi una coperta attorno le spalle, come uno scialle, e con il laptop sotto mano uscii dalla camera e attraversai il corridoio, diretta verso quella di Dylan. Bussai più volte e per mia fortuna lo trovai sveglio, più o meno: più che assonnato sembrava fatto...

<<che fai qua?>> mi chiese passandosi una mano fra i capelli e poi grattandosi il petto: senza chiedere permesso lo spintonati lèggermente per entrare in camera sua e mi buttai sul letto, aprendo il portatile.

<<ei ei, che fai?!>> mi chiese lui e io lo squadrai bene <<ti aiuterò, ho troppi rimorsi>>

<<lo fai per te o per me?>> mi richiese e io lo scrutai attentamente <<se non fossi stato tu lo avrei fatto solo per interessi personali>> ammisi e lo sentii sorridere <<mh ok, ma potrei almeno sapere in che cosa mi vuoi aiutare?>>

<<tuo padre, per la tua salute mentale>> dissi senza distogliere lo sguardo dallo schermo del computer: se solo avessi alzato lo sguardo mi sarei sicuramente incantata nel guardare il suo petto.

<<sto bene, io sto bene>> sussurró lui, quasi infastidito per aver invaso i suoi spazi <<non è vero! Il primo giorno che sono stata qua ho letto una lettera indirizzata a tuo padre e... e mi si è frantumato il cuore>> gli riferii e lui mi guardó male <<hai letto una mia lettera!?>>.

<<non è quello il punto! Puoi per una volta apprezzare ciò che faccio>> chiesi alzandomi <<continuo ad aiutarti, lo faccio in continuazione, ma tu non te ne rendi conto!>>

<<me ne rendo conto>> mi disse fissandomi bene negli occhi <<ma non è ho bisogno>>

<<se vuoi tuo padre fuori, hai bisogno di me>> dissi io con fermezza e lui sbuffó <<non lo fare>>

<<non lo rivuoi?>> chiesi io gesticolando e lui annuí <<si ma... ma tu e Allen? Micol è pericoloso!>> mi informó, come se non lo sapessi già di mio <<ultimo dei mie problemi>>

<<ma perché lo vuoi fare?>> mi chiese sedendosi accanto a me, nel letto <<ho come l'impressione di averti già detto la mia storia... te l'ho detta vero??>> gli chiesi e lui annuí <<si, quando eri ubriaca>>

<<ecco, allora non c'è bisogno che io la ripeti un'altra volta >> deglutii rumorosamente, sentendomi osservata <<ho avuto una famiglia orribile, non voglio essere come mio padre, essere la causa di una famiglia distrutta. Forse la tua non è al completo, ma hai qualcuno.>>

<<Micol non dev->> cominciò lui ma io lo fermai <<giuro che se lo dici un'altra volta ti prendo a capocciate>>

Lui sorrise grattandosi la nuca e io feci lo stesso: ad un certo punto mi sentii racchiudere da due braccia calde, sembrava di stare in paradiso, nel vero senso della parola... al sicuro.

<<grazie>> sussurró al mio orecchio, ma io non risposi, volevo godermi in silenzio quei pochi secondi.

<<comunque.., per fare ciò dovrai aiutarmi in varie cose, e non prometto nulla di buono, dal momento che mi hanno obbligata a mandare tuo padre in galera>> gli riferì e lui aggrottò le sopracciglia <<quando mi spiegherai il motivo del perché ti hanno costretta?>>

<<quando sarà il momento, quando vedró tuo padre varcare quella porta>> dissi infine indicandogli
proprio la porta bianca di camera sua <<guarda questi moduli...>> cominciai a dire.

Lui fece così e comició ad annuire a caso <<ok... cosa sono?>>
Sorrisi e gli diedi un colpetto sulla nuca <<questo è un documento di tuo padre....>>

*qua finisce il capitoloooo.
Ora è tardi ma dovevo farmi perdonare, quindi ecco a voi.
DOMANI LO RILEGGERÓ, CORREGGENDO GLI ERRORI*

Laugh now Cry Later || Dylan O'Brien ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora