𝟜𝟘

1.3K 59 24
                                    

Rimasi pietrificata a guardare la sedia vuota.
Ero rimasta ferma lá.
Non sapevo che fare.
Mi ero fatta sfuggire un'occasione inimmaginabile.

Peró era ora di farsi valere.
Voglio dimostrare quello che posso fare, il mio potenziale.

Partita dall'Italia promisi a me stessa di non cacciarmi più nei guai: ripresi tutti i foglietti, pur avendo avuto l'ordine di Mr John di lasciarli là, e una volta messi nella borsa, sgattaiolai fuori dall'ufficio, camminando a passo svelto verso quello di Alicia.

<<alicia>> sussurrai rientrando e chiudendo la porta dietro di me.
Mentre la scrutavo, osservavo ogni suo movimento: mosse una mano, appoggiandola al petto, che si muoveva in modo frenetico, e poi parló a stento <<Michi non ce la faccio più>> ammise.

<<voglio scappare da tutto questo... non riesco più a vivere così>> farfugliò affranta fra le mie braccia: le accarezzai la testa con una mano <<come posso aiutarti?>>

<<p-portami con te>> mi comunicó lasciandomi di stucco <<io lo farei Ali, ma secondo me ora non sei cosciente>> dissi non approvando la sua idea <<io lo voglio però. Sono cosciente! Non ho bevuto o fatto uso di stupefacenti!>> urlettó lei impanicata <<mh va bene, ma ricorda: una volta uscita da qua, non si torna più indietro>> dissi mettendo le cose in chiaro il più possibile.

<<okay..>> deglutii <<prendi tutte le cose che ti potrebbero servire>> e feci una smorfia divertita: andai a fare guardia alla porta e stropicciai gli occhi non appena la vidi digitare al computer delle cose <<che cosa
fai!>>

<<ho delle informazioni sul padre di Dylan e su quest'ultimo, potrebbero servirti, te le mando per email>> mugugnó a denti stretti, con tono molto stabile <<tu nel frattempo prendi le foto con mia figlia, ne ho bisogno>>

<<hai una figlia?>> chiesi sbalordita mettendo le foto incorniciate nella borsa <<avevo..>>

<<scusami>> sbottai di colpo <<tranquilla... Ginny ha bisogno di essere ricordata>> ammise per poi battere le mani contenta <<inviate sulla tua email, fatto>>

<<andiamo>> bisbigliai richiamandola con una mano <<ci divertiremo prop->> cominciai ma smisi di parlare quando sbattei il viso sul petto di qualcuno.

<<lei dove va?>> chiese l'uomo indicando Alicia, con sguardo spietato <<non sono i suoi business>> continuó lei con sfida e mi feci scappare una leggera risata <<invece si dal momento che lei lavora per me>>

<<mi dispiace deluderla, ma ha perso un'altra delle sue sexy dipendenti>> disse ironicamente <<la prima è lei>> ammise e io sorrisi ferocemente: mi sentivo viva, potevo sentire l'effetto di tutto quello che avevo subito salire verso l'alto.

<<Signora Alicia, non le conviene oltrepassare quella porta>> urló e io lo squadrai con uno sguardo disumano: non merita nemmeno di chiamarsi uomo.

<<almeno cambi battute>> sputai con odio per prendere la mano di Alicia e correre come meglio si poteva verso l'uscita.

Questa volta mi fermai a parlare con la Nonna, mentre Alicia doveva affrontare il litigio con Simon.

<<va bene, dai, ci vedremo per strada>> dissi dando delle leggere pacche sulla spalla dell'anziana <<abbi cura di te michi, tra poco vado in pensione!>> alzó la voce per farsi sentire e io sorrisi: la situazione era alquanto buffa.

<<quindi, come è andata?>> chiesi una volta entrata in macchina <<ha detto che ci penserà, ci tiene a questo lavoro ma tiene anche a me>> mi accolse con un mezzo sorriso <<se tutto va bene si unirà a me>>

Laugh now Cry Later || Dylan O'Brien ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora