𝟚𝟚

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*comunque devo dire che è l'unica fan fiction seria che io abbia mai portato avanti! Obv, solo grazie a voi:3*

Ritornò verso di me con il telefono in una mano, chiamandomi con l'altra <<vieni!! Non posso entrare con il telefono in acqua>>. Rise leggermente e io feci lo stesso, in modo un po' tirato.

Cominciai a nuotare verso di lui e appena alzai lo sguardo vidi il telefono puntato su di me <<non farmi i
video!!>> dissi ridendo come una bambina, mettendo le mani sulla camera esterna del telefono.

Mi guardò per pochi secondi e poi scattò varie foto. Odiavo essere fotografata. Molte spesso vengo tutta storta e sbilenca. Non sono per nulla fotogenica, insomma. Una in particolare mi fece svolazzare non so nemmeno io cosa nella mia pancia: mi stava dando una bacio sulla guancia.

 Una in particolare mi fece svolazzare non so nemmeno io cosa nella mia pancia: mi stava dando una bacio sulla guancia

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(lasciate il fatto che loro siano in acqua ma altre foto non ho trovato)

<<dopo mandamele tutte intesi?>> dissi io uscendo dall'acqua calda e cominciando a salire le scale piene di foglie.

<<mh che schifo!>> sussurrai togliendone alcune.

Una volta arrivata accanto alla macchina mi misi una felpa, mi legai i capelli bagnaticci e mi fermai ad osservare Dylan, che stava a pochi metri da me, sorridendo al telefono.

Riley è davvero una ragazza fortunata.
Per quanto sia fastidioso, sleale e assai egocentrico, ha un suo fascino... poco sano per chi gli sta attorno, ma ce l'ha.

Appena entrò in macchina, sotto il mio sguardo, si strizzò i capelli e mise le mani sul volante, picchiettandoci sopra con le dita.

<<vuoi guidare?>> mi chiese ed io sgranai gli occhi <<vuoi morire?>>

Sorrise schiudendo la bocca lèggermente e mettendo in moto <<non fai altro che guardare il volante>> disse con tono da finto tonto, come se non avesse capito cosa io in realtà io continuassi a fissare <<a meno che tu non stia guardando qualcos'altro>> ammise con un sorrisetto.

Glielo strappo dal viso.

<<giusto che ci siamo fammi guidare>> dissi alzando un'angolino della bocca soddisfatta.

In pochi secondi i ruoli si invertirono e io partii velocemente sulla strada in sassolini.

<<perché mi hai portata qua??>> chiesi sistemando il retrovisore alla mia altezza: vidi qualcosa di metallico, là dietro, nel bagagliaio, ma non dissi nulla, per paura di scatenare qualche reazione strana da parte sua.
Lo ignorai, come faccio con tutto, d'altronde.

<<volevo farti vedere questo posto>> disse facendo spallucce <<secondo me per te è importante>> dissi mettendo la freccia, per girare a destra.

<<in effetti lo è, ci venivo spesso con i miei ma dopo... mh lasciata stare>> disse scacciando una mosca inesistente con la mano <<raccontami di te>>

<<nulla, sono sempre stata indipendente. I miei genitori sono stati poco accanto a me e per questo li odio... fortunatamente vivono in Italia>> dissi sbuffando <<meglio così>>.

Mi sporsi pronta per girare ma sbagliai, rilasciando la frizione troppo velocemente <<scusa devo fare peatica>>

<<perché?>> mi chiese lui d'un tratto e io lo guardai per vari secondi: come se mi avesse sbloccato un ricordo ritornai a guardare la strada <<che cosa?>>

<<perché odi i tuoi.>>

Feci una smorfia <<storia lunga... dov'è casa di thommy?>>.

Me la indicò tranquillamente, anche se avrebbe voluto sapere molto di più cosa nascondevo, invece che portarmi in giro per la città.

<<ti aspetto qua, tu torna subito>> mi disse guardando fuori, senza degnarmi di uno sguardo.
Io annuí titubante e con le chiavi in mano corsi su, verso la casa del nostro amico.

Ci misi poco per dare tutto ciò che serviva ai gattini: aprii delle finestre per far passare l'aria e annaffiai velocemente alcune piante che erano al punto di morte, per assicurarmi che almeno fino al ritorno di Thommy, qualcosa potrebbe sopravvivere.

Una volta soddisfatta salutai i micini e corsi di sotto, rischiando anche di inciampare più volte.
Non appena varcai la porta non vidi più la macchina di Dylan: guardai a destra e a sinistra e la vidi andarsene in lontananza.

Senza ribattere a me stessa arrivai sul ciglio della strada e mi incamminai verso il pub, che non distava così tanto da dove ero io, a dire il vero.

Morale della favola?
Mai fidarsi.
Dovetti fare da sola, sotto la pioggia, un paio di isolati.

Arrivata fradicia al pub entrai sbuffando e trovai Dylan a pomiciarsi con Riley: li fulminai con lo sguardo, passandomi una mano fra i capelli bagnati e poi, a passo felpato, andai verso stanza mia.

Ne ho abbastanza.
È carino.
Fa foto con me.
Mi tratta bene.
E poi?
Poi fa così.

Laugh now Cry Later || Dylan O'Brien ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora