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Pov Dylan

Uscii da stanza mia con i capelli scompigliati per assicurarmi di chiudere il locale e capire se Micol fosse riuscita a sopravvivere durante la sera, era molto stanca, si vedeva dagli occhi rossi che aveva portato con se tutta la giornata.

Arrivai agli scalini ma mi fermai
dopo poco sentendo una voce sconosciuta.

<<mi fai parlare con Dylan?>> chiese il biondo che stava a pochi passi da Micol.

Lei con fermezza mosse la testa <<no>>

<<su Micol, lo sai anche tu che la parte della cattiva non la sai fare>> ammise il ragazzo sistemandosi la cravatta e lei ridacchió ironicamente <<Allen chi ti ha fatto uscire dal carcere?>> chiese lei e lui non diede risposta.

<<ecco, ora smamma>> disse lei girandosi per tornare al bancone e prendere la scopa ma lui la bloccó per un polso: fu in quel momento che cominciai ad innervosirmi.

Strinsi i pugni e continuai a fissare lo scenario <<Micol tu lavori ancora per lui>> ribadì una seconda volta <<non ti credo per nulla al mondo>> disse la ragazza <<ora vai, devo chiudere>>

Lui la squadró e guardandosi un po' indietro se ne andó, lasciandola sola, metaforicamente parlando.

Lasciai la presa e scesi lentamente gli scalini <<chi era quello?>> chiesi con fare insistente, come se sembrasse una necessità saperlo <<oh, nessuno>>

<<Micol chi era?>> richiesi un'altra volta e lei sospiró prendendo con lo scopezzino dei bicchieri che erano in un'angolino <<Allen, il ragazzo che ho salvato al posto di tuo padre>>

Chiusi gli occhi e mi morsi l'interno guancia cercando di trattenermi.

<<ti manca?>> chiese lei dopo poco e io alzai lo sguardo <<no>>

Mento.
Palesemente mi manca.
Era il mio migliore amico.

<<Dylan di la verità... per una volta non essere contro i tuoi sentimenti, per una volta>> disse lei facendomi il numero con il dito <<che ti aspetti che ti dica?!>> dissi per farmi sentire <<vorresti sentire tipo *no non mi manca, non mi è mai importato nulla di lui, non avevamo buoni rapporti!* ma non è così Micol! Era il mio migliore amico, mi manca da morire>> dissi e poco dopo mi tappai la bocca, incredulo di aver detto ció.

Lei mi guardó con la bocca semiaperta: lasció cadere tutto a terra e mi venne incontro, intenta ad abbracciarmi.

Fu cosí che qualcosa si innescó, al mio interno.
Non feci una mossa, lascia che mi abbracciasse come nessuno aveva mai fatto, nemmeno mio padre.

Mi strinse a se appoggiando la sua guancia sul mio petto e ci misi un paio di secondi per fare lo stesso: non appena mi decisi feci un sospirone e poggiai le mani sulla sua piccola schiena.

La sentii sorridere e poi staccarsi <<comunque sia, Thomas è andato da sua mamma>> disse riprendendo lo scopezzino da terra <<mi puoi portare tu a casa sua? Sai, devo occuparmi dei gatti>>

Il mio sorriso si spense per chissà qualche motivo e lei lo notò, però senza dire nulla <<mh ti ci porto io domani>>

Lei mi ringrazió e riprese a fare il suo lavoretto sbadigliando e stropicciandosi di tanto in tanto gli occhi.

<<dammi, tu vai a letto sei stanca>> mi scappó senza volerlo e lei alzó gli occhi leggermente sorpresa <<sei sicuro? Dylan che hai?>> disse prendendomi in giro appoggiando le mani sui fianchi <<non lo so nemmeno io>> dissi e subito dopo le strappai dalle mani quello che aveva.

Fece una smorfia sorridendomi e si incamminó verso la sua camera <<ti prego, non tornare ad essere il ragazzo odioso di sempre... notte dy>> disse lei facendo scivolare le sue dita sulla piccola ringhiera che era accanto alle scale.

Non dissi nulla.
Se avessi detto qualcos'altro chissà cosa sarebbe successo.

Mi limitai a fissarla con occhioni persi ed un sorrisetto.

SKIP TIME
pov's Micol

Mi svegliai un poco addolorata e con gli occhi stanchi: me li stropicciai leggermente e poi con uno scatto spalancai le tende, che distavano dal letto nemmeno mezzo metro.

Mi raggomitolai un pochino sotto le coperte pensando ai fatti miei e spartendo che un briciolo di sole entrasse dalla finestrelle che erano sul muro alla mia destra.

Fissavo la mia borsa "di lavoro" con il computer e la porta marroncina: avevo dei ripensamenti.
Mi sentivo uno schifo.

Scaccia un'insetto immaginario e mi alzai indossando un paio di
pantofole che Dylan mi aveva prestato il primo giorno di alloggio.

Feci le mie solite cose di prima mattina: mi lavai il viso, mi feci una coda alta lasciando la frangetta ricadere sulla mia fronte e mi truccai leggermente, per rendermi presentabile.

Da scopare con il trucco quando stavo con Mr John a stare struccata da mattina a sera è strano, quasi una cosa anormale che va contro le mie solite abitudini.

Scesi alla solita cucina e mi sorpresi nel vedere Kiara seduta a prendersi un caffè con quello che mi sembrava il barrista che avevamo visto un paio di giorni fa al pub... Xavier se non sbaglio.

Certo che questi drogatelli sono tutti perfettamente perfetti.

Li salutai con una mano e a passo svelto andai verso il frigo per prendermi una tazza di latte: questa cosa, speravo fra me e me, non sarebbe dovuta durare troppo a lungo.

"Sono sempre stata dipende e sempre lo sarò" promisi a bassa voce a me stessa: chiusi il frigo e non appena mi girai andai a sbattere contro Dylan, che si era messo lá appositamente.

<<oddio scusami>> dissi appoggiando la tazza sul tavolino toccandogli la maglia blu bagnata.
Lui non disse nulla.
Mi fissò storto negli occhi.

Non sono una sensitiva o cose del genere, ma... prevedo qualcosa.

Laugh now Cry Later || Dylan O'Brien ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora