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<<devo esprimermi?>> parlai per poi rivolgermi al ragazzino, che era seduto a pochi metri da me. Ho aspettato che Shawn andasse via dal pub prima di parlare. Era evidente che la sua presenza, in quel momento, non fosse molto gradita da nessuno.

Lui non rispose: il suo viso era cupo, buio. Leggermente assonato, a dire il vero.

<<puoi per piacere rispondermi>> gli chiesi esausta <<almeno vorrei una spiegazione sulle tue menzogne, sul perchè mi hai mentito sulla tua età... per esempio>>

Non ne voleva proprio sapere nulla. Si rifiutava di aprire bocca e svuotare il sacco.

<<Ti giuro, come ho già detto, non capisco che cosa tu abbia affrontato nella tua vita per diventare così >> sospirai <<ma renditi conto solo di una cosa: ho lasciato mia madre che sta in ospedale per tirarti fuori di da lá>> e indicai un posto a caso con l'indice.

A prima impatto pensai che il ragazzo avesse sbattuto la testa, avendo spostato lo sguardo sul mio dito. Poi continuó una traiettoria non ben precisa. Stava guardando alla mie spalle.

Il suo sguardo era così terribilmente insolito e bizzarro che mi venne in modo spontaneo guardarci: per poco non balzai in aria.

<<anche tu porca vacca>> urlai mettendomi una mano sul petto, per evidentemente fermare i respiri affannosi che stavo facendo.

<<Allen esci, non é il momento>> dissi a denti stretti cercando di mantenere la calma. Vi prego, datemi un muro su cui sbattere la testa. Vi supplico.

<<poi spiegami come sei entrato>> continuai.

Lui fece spallucce <<voglio solo parlare con Dylan, tu non centri nulla>> e mi diede dei colpetti sulla spalla sorridendo, avanzando verso il moro. Tra entrambi c'era una tensione sovruamana.

<<Allen esci>> dissi di nuovo rivolgendomi  a lui con un sorriso falsissimo. Sembravo così tanto ripetitiva, che per un momento ho pensato di lasciar stare la faccenda. Tanto sicuramente non se ne sarebbe andato via.

Schioccó la lingua sul palato, facendomi un segno con il dito <<Michi non voglio fare nulla se non chiaccherare con il tuo fidanzato>>

Deglutì pesante. Oltre al fatto che lui non sia il mio fidanzato... In realtà non so cosa siamo.

<<io invece ti chiedo di uscire>> e mi piazzai davanti a lui cercando di spingerlo via, in qualche modo. Sapevo peró di non poterci riuscire.

Sbuffó. Evidentemente aveva perso già tutta la pazienza. Tiró gli occhi al cielo per poi spingermi via,  facendomi cadere. Nulla di che, se solo non mi avesse fatto sbattere la schiena al bancone.

Gli stacco la testa.

 
<<hai già fatto una volta casino>> sussurrai <<non fare altro>>. Feci spontaneamente mente locale alla notte della festa. Era successa la stessa identica cosa.

<<stai zitta> mi ordinó. Rimasi pietrificata sul posto. Con gli occhi cercavo di dire a Dylan di scappare, ma non ne voleva sapere un granché. In realtà non gli frega mai nulla di quello che dico. O che suggerisco.

Laugh now Cry Later || Dylan O'Brien ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora