𝟚𝟘

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*sono tornata, scusate!*

Me ne andai delusa dal suo comportamento verso camera mia, lasciando tutto là.

Ormai non mi importava più nulla, senza il mio permesso aveva già visto tutto quello che doveva sapere sul mio conto.
Vi chiederete perché io sia cosí tanto arrabbiata?

Perché io non avrei mai fatto una cosa del genere a nessuno, nemmeno a lui.

Sono stata educata sin da piccola a non toccare le cose degli altri senza il loro permesso ma... che cosa ci si può aspettare da una persona come Dylan. Lo dico io: nulla di buono.
Si vede da un miglio di distanza che non è un personaggio adatto alla mia figura. Per quanto sia attraente, ha un carattere che non lo aiuta.

Feci girare le chiavi nella serratura e entrai senza guardarmi indietro: appoggiai la testa alla porta e mi tornó in mente una cosa.
Mi ero scordata di qualcuno.
O meglio, qualcosa.
I GATTI DI THOMAS!

Mi misi le mani fra i capelli neri, sentendomi in colpa, e diedi un calcio al comodino accanto al letto.

<<aiah porca puttana!>> urlai a squarcia gola, fregandomene altamente delle persone che dormivano nelle camere accanto.

Poco dopo, con un tempismo più che ottimo, qualcuno bussò alla porta: rimasi ferma lì impalata a fissarla un pochino, non mi sarei mai aspettata visite.

Aprii e sorrissi sotto i baffi vedendo Dylan <<dimmi>>

<<tieni>> disse e mi porse il telefono che aveva in mano <<lo hai lasciato di là>>

Io annuí facendo una smorfia imbarazzata <<g-grazie>> e sorrisi.
Poi mi ricordai della macchina e dell'incarico che dovevo svolgere.

<<dy mi fai un piacere? So che non ti sto simp->> iniziai ma lui mi fermo annuendo e fermandosi sull'uscio della porta <<certo, ti ascolto>>

Con fare un po' ambiguo assottigliai gli occhi <<i gatti... i gatti di Thomas>> dissi facendo gesti e con il pollice indicando dietro di me <<ecco, a casa sua, i gatti>>

<<mh capito, ti sei scordata dei gatti di Thomas>> disse lui sorridendo prendendomi per il polso: fissai la presa per qualche secondo e poi mi lasciai andare.

Chiusi la porta e sempre attaccata a lui uscimmo dal pub, dove poi montammo sull'auto.

<<sai dove vive vero?>> chiesi palesemente ironica ma lui non la capi <<è il mio migliore amico!>>

Aggrottai le sopracciglia divertita dalla sua mancanza di ironia e mi voltai verso la parte del finestrino, ad ammirare le strade e le persone felici che chiacchieravano e passeggiavano in continuazione.

<<comunque non mi stai antipatica>> disse cambiando marcià e così mi risvegliai: ero in bilico tra il dormire e il non, quindi non avevo sentito nulla.

<<mh cosa?>> chiesi voltandomi verso di lui: così fece pure lui.
I nostri sguardi si erano veramente incrociati.

<<stavo dicendo che non mi stai antipatica>> ripetè una seconda volta ma io non capii a cosa si stava riferendo <<a che cosa ti riferisci??>> chiesi e lui cambió espressione.

<<prima hai detto che non mi stai simp- oh lascia stare>> disse scacciando una mosca con ma mano e finalmente il vuoto di memoria scomparve <<ahhhh>>

Mi rimisi seduta per bene sul sedile <<se fossi meno orgoglioso di te stessa saresti perfetto>> dissi ad un certo punto, continuando a guardare la strada: Thommy non mi aveva detto che abitava poco più lontana dal pub?

<<in che senso troppo orgoglioso?>> chiese picchiettando le mani sul volante in pelle <<intendo dire che se non pensassi solo al tuo orgoglio ma anche a come stanno gli altri saresti perfetto>>

Lui mi guardó sorridendo <<che vuoi dire con perfetto?>>

Mi sentii andare a fuoco: a volte la mia bocca parla da sola e ora lo aveva proprio fatto.
Sapevo cosa stavo dicendo ma non so come spiegarglielo, di certo non posso dirgli che sarebbe un buon fidanzato...

<<saresti un buon fidanzato..>> dissi e poi mi tappai la bocca con entrambe le mani <<amico, intendevo amico>>

Mi diedi un colpetto sulla testa e poi riportati a guardare vuori dalla finestra <<quanto manca?>> dissi accendendo il telefono e guardando la via che Thomas mi aveva mandato <<ei aspetta ma siamo pas->> comincia ma il ragazzo mi ammutolí alzando una mano.

<<i gatti possono aspettare, prima ti porto in un posto>> disse lui guardandomi e il annuí titubante <<vuoi stuprarmi? Vuoi uccidermi?>> chiesi ridendo e lui mi fisso con un sorrisetto per qualche secondo <<stai zitta e goditi questa panorama>> disse prendendo una viottola:  eravamo ormai fuori città e accanto a noi ci stavano solo alberi e cespugli verdi che indicavano la estate inoltrata che c'era.

<<dove mi porti?>> chiesi io <<dylan i gatti di thomas moriranno, dopo non mi parlerà più>> dissi seria e lui abbozzo un sorriso <<non muoiono dovresti vedere quanto sono
grassi!>> disse e io scoppiai a ridere senza un motivo ben preciso.

Mi sentivo bene.
Entró su un piccolo sentiero pieno di sassolini e dopo aver fatto un centinaio di metri parcheggió, fermando la macchina su una rientranza della stradetta.

Era  tutto vuoto, deserto, ma nello stesso tempo c'erano qualcuno con noi: la natura.
Mentre uscivo dalla macchina non potei non soffermarmi su cinguettii degli uccellini e le foglie sfregare fra di loro a causa del venticello leggero che c'era.

<<che ci facciamo qua??>> chiesi guardandolo negli occhi: mi venne una fitta appena scontrai lo sguardo con il suo.

<<volevo portarti qua, tutto qui>> disse e venne dietro di me, spintonandomi leggermente verso la fine della stradina: appena mi sproni mi sentii morire dentro.

Era un piccolo dirupo, alto all'incirca 3 metri se non più e sotto c'era l'acqua, un lago limpido e pulito, così tanto che ci si poteva specchiare e addirittura vedere i pesciolini che guizzavano fuori e dentro..

Laugh now Cry Later || Dylan O'Brien ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora