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Feci le mie cose con la calma più possibile, sentivo che per una volta ero padrona di me stessa.
Potevo fare ciò che volevo: cosa che di certo anni fa non avrei proprio fare e minimamente pensare, vivendo in una casa con un padre severo e con regole dittatoriali.

Dopo essere uscita da quel posto mi ero promessa di scordarmi tutto e di andare avanti: sfortunatamente lá avevo incontrato un'altro 𝑈𝑂𝑀𝑂 che mi aveva stravolto la vita, soprattutto lavorativa, ma non migliorandola.

Con i suoi atteggiamenti, i suoi modi di fare e tutto il suo orgoglio mi aveva lentamente consumata e portata a stare qua, a vivere dipendendo dagli altri.

Mi stiracchiai leggermente dopo aver visto l'ora: mancava veramente poco.

Spalancai l'armadio, dove Dylan ore fa mi aveva detto si trovasse il vestito e me lo misi senza fare storie a me stessa, pur sentendomi a disagio per le troppe scollature e le troppe parti scoperte: non era male come vestito, ma non era del mio stile.

Mi truccai leggermente evitando di mettere il famoso rossetto viola che Kiara odiava e uscii dalla stanza con le chiavi a penzoloni in mano.

I tacchi facevano un rumore assordante. Il fastidio che mi davano era già troppo, pur avendoli usati letteralmente 5 minuti.

Appena arrivai nel salotto proseguii la mia rotta, verso Dylan, che si trovava a parlare con Thomas.

Mi avvicinai titubante, salutandoli senza dire una parola.

I due mi gurdarono attentamente: Dylan mi fissava con uno sguardo intenso, ma il suo viso in realtà non faceva una piega.

Thommy invece sembrava incantato <<ho capito ho capito!>> dissi ridendo dandogli dei colpetti sulla spalla.

<<Dylan posso sapere dov'è Kiara?>> chiesi io e lui non mi rispose per vari secondi <<è in camera mia>>

<<con la tua fidanzata?>> chiesi io infastidita e lui mosse il capo a destra e sinistra <<no. Ti vengo a chiamare io quando devi andare la su>> disse indicando il palco che distava da noi poche decine di metri <<va bene va bene>>

Girai i tacchi intenta nel partite verso Kiara ma Thomas mi tiró via, per evidentemente parlare <<Micol dopo hai qualche minuto? Ti devo parlare>> disse lui e io annuí <<certo, non faccio nulla da mattina a sera, figurati!>>

Lui sorrise e lo lasciai là solo.

Evidentemente ancora non aveva capito che non era il mio tipo e che era inutile provarci.
Per quanto lui mi abbia trovato un'alloggio non provavo nient'altro che bene: spesso è difficile ma questa era la realtà. Ci accorgiamo e amiamo solo persone che non ricambiano, lasciando da parte quelli che invece effettivamente provano dei sentimenti verso di noi.

Siamo programmati per volere quello che non abbiamo e che a volte non avremo mai, è più forte di noi.

Bussai alla porta e Kiara mi aprii subito, abbassando lo sguardo <<come va bellissima>> chiesi entrando e buttandomi come una maschiaccia sul letto, facendola ridere <<sento la necessità di chiederti scusa per il comportamento di mia sorella oggi, non è molto amichevole con le persone che non le stanno a genio>> ammise e io sorrisi <<oddio ho il mio primo hater, che EMOZIONE>>

<<non sono persona che se la prende, non ti preoccupare>> dissi ridendo <<Hater mi sa che si usa solo online...>> continuai toccandomi il mento.

Parlammo del più e del meno e ci confrontammo su varie cose: problemi in amore, d'amicizia, vecchie fiamme... di tutto.
Il tempo passó in fretta e, per quanto io avessi voluto restare, Dylan apparve alla porta <<su moretta, andiamo>> disse facendomi segno con due dita: salutai Kiara senza degnarlo di uno sguardo e lo seguí.

<<non sono un cane>> dissi io, riferendomi al gesto fatto poco prima.
Borbottò qualcosina. Finsi di non averlo notato e proseguii sulla mia strada <<allora, devi solo ballare, concentrati su un punto e lasciati andare intesi?>> mi chiese l'amico di Thommy con voce impassibile <<intesi capo>>

Salii sulla piccola piattaforma in vetro aspettando che la musica partisse: ci saremmo divertiti stasera.

***
𝑃𝑒𝑟 𝑙𝑎 𝑝𝑟𝑖𝑚𝑎 𝑣𝑜𝑙𝑡𝑎 𝑚𝑖 𝑠𝑒𝑛𝑡ivo 𝑙𝑖𝑏𝑒𝑟𝑎.
𝐵𝑎𝑙𝑙𝑎𝑟𝑒 𝑐𝑜𝑛 𝑠𝑝𝑒𝑛𝑠𝑖𝑒𝑟𝑎𝑡𝑒𝑧𝑧𝑎 𝑚𝑖 𝑓𝑎ceva 𝑖𝑚𝑝𝑎𝑧𝑧𝑖𝑟𝑒.
𝑆𝑒𝑛𝑡𝑖𝑟𝑒 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑖 𝑔𝑙𝑖 𝑜𝑐𝑐ℎ𝑖 𝑎𝑑𝑑𝑜𝑠𝑠𝑜 𝑎𝑙𝑙'𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑛𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑝𝑢𝑏 𝑚𝑖 faceva 𝑖𝑚𝑝𝑎𝑧𝑧𝑖𝑟𝑒, 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑠𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑢𝑛𝑎 𝑣𝑜𝑙𝑡𝑎 𝑓𝑜𝑠𝑠𝑖 𝑎𝑙 𝑐𝑒𝑛𝑡𝑟𝑜 𝑑𝑖 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑜, 𝑙'𝑢𝑛𝑖𝑐𝑎.

Godersi 𝑖𝑙 𝑝𝑎𝑛𝑜𝑟𝑎𝑚𝑎, godersi 𝑙𝑎 𝑣𝑖𝑠𝑡𝑎 𝑑𝑖 𝑢𝑜𝑚𝑖𝑛𝑖 𝑑𝑖 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑒 𝑙𝑒 𝑒𝑡𝑎̀ 𝑐ℎ𝑒 ℎ𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑣𝑜𝑔𝑙𝑖a di chissà che cosa, 𝑚𝑎 𝑛𝑜𝑛 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑜𝑛𝑜, 𝑝𝑒𝑟𝑐ℎ𝑒̀ 𝑠𝑒𝑖 𝑓𝑜𝑟𝑡𝑒 𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑔𝑙𝑖𝑒𝑙𝑜 𝑝𝑒𝑟𝑚𝑒𝑡𝑡𝑖.

𝑆𝑎𝑖 𝑑𝑖 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑒 𝑢𝑛𝑎 𝑟𝑎𝑔𝑎𝑧𝑧𝑎 𝑝𝑜𝑡𝑒𝑛𝑡𝑒, 𝑑𝑎𝑙 𝑚𝑜𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑐ℎ𝑒 ℎ𝑎𝑖 𝑙𝑒 𝑝𝑎𝑙𝑙𝑒 𝑑𝑖 𝑏𝑎𝑙𝑙𝑎𝑟𝑒 𝑑𝑎𝑣𝑎𝑛𝑡𝑖 𝑎 𝑢𝑛𝑎 𝑚𝑎𝑛𝑑𝑟𝑖𝑎 𝑑𝑖 bastardi.

𝑀𝑎𝑚𝑚𝑎 𝑠𝑎𝑟𝑒𝑏𝑏𝑒 𝑐𝑜𝑛𝑡𝑒𝑛𝑡𝑎 𝑑𝑖 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑜?
Non lo potrei sapere, ma mi limito a pensare di sì.

𝐼𝑜 𝑖𝑛𝑣𝑒𝑐𝑒, ℎ𝑜 𝑡𝑟𝑜𝑣𝑎𝑡𝑜 𝑙𝑎 𝑚𝑖𝑎 𝑛𝑢𝑜𝑣𝑎 𝑐𝑎𝑠𝑎, 𝑖𝑙 𝑚𝑖𝑜 𝑛𝑢𝑜𝑣𝑜 ℎ𝑜𝑏𝑏𝑦. 𝑁𝑜𝑛 𝑚𝑖 𝑠𝑎𝑟𝑒𝑖 𝑚𝑎𝑖 𝑎𝑠𝑝𝑒𝑡𝑡𝑎𝑡𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑑𝑎 𝑢𝑛'𝑎𝑣𝑣𝑜𝑐𝑎𝑡𝑜 𝑑𝑖 𝑝𝑟𝑜𝑓𝑒𝑠𝑠𝑖𝑜𝑛𝑒 sarebbe 𝑝𝑜𝑡𝑢ta 𝑎𝑟𝑟𝑖𝑣𝑎𝑟𝑒 𝑎 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑜.
𝑂𝑛𝑑𝑒𝑔𝑔𝑖𝑎𝑟𝑒 𝑐𝑜𝑛 𝑙𝑎 𝑚𝑢𝑠𝑖𝑐𝑎 𝑒𝑑 𝑖𝑛𝑐𝑎𝑠𝑡𝑟𝑎𝑟𝑠𝑖 𝑏𝑒𝑛𝑒 𝑐𝑜𝑛 𝑒𝑠𝑠𝑎 𝑒̀ 𝑑𝑎 𝑝𝑜𝑐ℎ𝑖.

𝑀𝑒𝑛𝑡𝑟𝑒 𝑏𝑎𝑙𝑙𝑎𝑣𝑜 𝑠𝑢 𝑞𝑢𝑒𝑙 𝑝𝑎𝑙𝑐𝑜 𝑡𝑟𝑎𝑠𝑝𝑎𝑟𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑔𝑖𝑟𝑎𝑣𝑎𝑛𝑜 𝑖𝑛𝑡𝑜𝑟𝑛𝑜 𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑏𝑎𝑟𝑟𝑎 𝑓𝑖𝑠𝑠𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑔𝑙𝑖 𝑠𝑝𝑒𝑡𝑡𝑎𝑡𝑜𝑟𝑖, 𝑐𝑒𝑟𝑐𝑎𝑛𝑑𝑜 qualche ragazzo: 𝑒𝑠𝑎𝑚𝑖𝑛𝑎𝑣𝑜 𝑜𝑔𝑛𝑖 𝑣𝑖𝑠𝑜 𝑚𝑎 𝑖𝑙 𝑚𝑖𝑜 𝑓𝑜𝑡𝑡𝑢𝑡𝑜 𝑠𝑔𝑢𝑎𝑟𝑑𝑜 𝑟𝑖𝑐𝑎𝑑𝑒𝑣𝑎 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑟𝑒 𝑠𝑢𝑙𝑙𝑜 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑜.

𝑆𝑢 𝑙𝑜 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑣𝑖𝑠𝑜 𝑝𝑖𝑒𝑛𝑜 𝑑𝑖 𝑛𝑒𝑖: 𝑛𝑜𝑛 𝑠𝑜 𝑐𝑜𝑠𝑖 𝑙𝑢𝑖 𝑚𝑖 𝑎𝑏𝑏𝑖𝑎 𝑓𝑎𝑡𝑡𝑜, 𝑚𝑎 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑐𝑜𝑠𝑎 aveva 𝑖𝑛𝑛𝑒𝑠𝑐𝑎𝑡𝑜 𝑉𝑂𝐿𝑂𝑁𝑇𝐴𝑅𝐼𝐴𝑀𝐸𝑁𝑇𝐸.

𝐹𝑎𝑐𝑒𝑣𝑜 𝑢𝑛 𝑔𝑖𝑟𝑜 𝑠𝑢 𝑚𝑒 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑎 𝑒 𝑖𝑙 𝑡𝑒𝑚𝑝𝑜 𝑑𝑖 𝑓𝑎𝑟𝑒 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑛𝑒 𝑜𝑠𝑠𝑒𝑟𝑣𝑎𝑣𝑜 𝑢𝑛'𝑎𝑙𝑡𝑟𝑜 𝑜 𝑎𝑙𝑚𝑒𝑛𝑜 𝑐𝑖 𝑝𝑟𝑜𝑣𝑎𝑣𝑜: 𝑛𝑜𝑛 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑜 𝑚𝑒𝑛𝑡𝑖𝑟𝑒, di ragazzi giovani ce ne erano veramente tanti, che quasi c'era l'imbarazzo della scelta.

𝐹𝑖𝑛𝑖𝑡𝑎 𝑙𝑎 𝑐𝑎𝑛𝑧𝑜𝑛𝑒, 𝑑𝑜𝑝𝑜 𝑎𝑣𝑒𝑟 𝑝𝑟𝑒𝑠𝑜 𝑖 𝑠𝑜𝑙𝑑𝑖 𝑐ℎ𝑒 𝑚𝑖 𝑎𝑣𝑒𝑣𝑎𝑛𝑜 𝑡𝑖𝑟𝑎𝑡𝑜, 𝑠𝑐𝑒𝑠𝑖: 𝑙𝑎𝑛𝑐𝑖𝑎𝑖 𝑢𝑛 𝑏𝑎𝑐𝑖𝑜 𝑣𝑜𝑙𝑎𝑛𝑡𝑎 𝑎𝑑 𝑢𝑛𝑜 𝑠𝑐𝑜𝑛𝑜𝑠𝑐𝑖𝑢𝑡𝑜 𝑒 𝑝𝑜𝑖 𝑚𝑒 𝑛𝑒 𝑎𝑛𝑑𝑎𝑖 dalla scena, 𝑙𝑎𝑠𝑐𝑖𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑠𝑝𝑎𝑧𝑖𝑜 𝑎𝑑 𝑢𝑛'𝑎𝑙𝑡𝑟𝑎 𝑟𝑎𝑔𝑎𝑧𝑧𝑎... menomale 𝑐ℎ𝑒 𝐷𝑦𝑙𝑎𝑛 𝑛𝑜𝑛 𝑎𝑣𝑒𝑣𝑎 𝑝𝑖𝑢́ 𝑛𝑒𝑠𝑠𝑢𝑛𝑎 𝑏𝑎𝑙𝑙𝑒𝑟𝑖𝑛𝑎....

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