45

1K 47 12
                                    

Forse però è stata la scelta giusta. Con la mia uscita dalla vita di tutti forse dei rapporti si sarebbero fortificati, altri il contrario: sapevo che però, l'essere andata via, sia stato sicuramente d'aiuto tra l'amicizia di Shawn e Dylan... forse avrebbero ripreso a essere amici una volta dimenticata dalle menti di tutti.....

---

Aspettai sotto la pioggia l'autobus, che sarebbe dovuto arrivare a breve. Di tanto in tanto guardavo la porta del pub, eventualmente uscisse un ragazzo di nome Dylan. Odio essere rincorsa ma è una delle scelte più brutte della mia vita.

Come dice mamma: ciò che è fatto è fatto, non te ne pentire.

Ridacchiai ricordandomi della sua strana e acuta risata, per poi riportare lo sguardo sulla quella famosa porta.

Parli del diavolo... spuntano le corna. Lo schermo del telefono, bagnato dalla pioggia, si illuminò, lasciando spazio ad una chiamata, proveniente da mio padre. Questa cosa inaspettata mi scosse un poco. Non mi chiama mai di sua spontanea volontà e se lo fa... lo fa perchè vuole un favore da parte mia. ^Micol^ di qua, ^Micol^ di là. Mi urta essere usata, ma non so come, sono una calamita che attrae solo persone così.

Sospirai pesantemente e a primo impatto staccai la chiamata. Non volevo parlare con nessuno in quel momento, figuriamoci con mio padre.

Mentre stavo per riporre il telefono nella tasca del giubbotto, esso vibrò di nuovo. Un po' snervata deciso di rispondere, per porre fine al tormento: <<che c'è?>> chiesi leggermente irritata.

<<tua madre é all'ospedale>> disse di colpo mio padre piagnucolando, risvegliandomi dai miei sogni.

<<in che senso? Che ha?>> domandai preoccupata <<è svenuta e ha sbattuto la testa>>

<<sta bene?>> chiesi << i dottori hanno detto che ha una commozione cerebrale, si ricorda a malapena il mio nome, quindi per niente bene>>

<<mh, quindi? Mi hai chiamata solo per questo?>> cercai una risposta per la sua chiamata, anche se era molto palese. Sentivo di essere anche troppo esagerata nei suoi confronti, ma quando le emozioni prendono il sopravvento del tuo corpo... non riesci più a stabilizzare tutto quanto.

<<ha bisogno di te Michy>> dissi lui riprendendo a piangere <<babbo ma non posso venir-> cominciai, bloccandomi di colpo.

Mia madre c'è sempre stata per me, è ero che io faccia il contrario.

<<appena trovo un biglietto arrivo ok?>> chiesi a mio babbo e lo sentii tirare su con il naso <<ci manchi>>

Feci una smorfia e attaccai la chiamata senza ricambiare, o comunque rispondere in modo affettuoso. Deglutii e frettolosamente, quasi con rabbia, chiamai un taxi per andare all'aeroporto più vicino. Tutto così inaspettato. Se prima avevo una agenda con tutte le programmazioni, ora non so a momenti nemmeno che ore siano. I cambiamenti drastici fanno male.

Con un po' di fortuna avrei trovato un biglietto per arrivare nei pressi di Roma.

<<all'aeroporto più vicino grazie>> dissi mettendomi la cintura, una volta entrata in macchina.

<<si certo>> mi rispose di rimando l'uomo, che subito partí verso la destinazione. Un po' su di giri decisi di fare conversazione <<secondo lei ci sará un biglietto per Roma?>> chiesi e lui annuí <<dovrebbe esserci>> rispose <<ma le costerà sicuramente un'occhio... sono molto costosi>>

Io annuí incerta, senza guardarlo in viso: in meno di venti minuti arrivammo all'aeroporto. Pagai con tutta fretta, buttando gli spicci a casaccio sulla mano e non appena varcai il portone sentii una voce metallica parlare che fece girare le poche persone verso l'altoparlante. Mi sentivo proprio in une di quei film come 007. Così misterioso e intrigante che mi quasi mi verrebbe di rivederlo da capo.

<<la vendita dei biglietti per l'Italia-Roma sta per chiudere, chi deve prenderne uno, si affretti>>

Sentii tremare le gambe come non fosse mai successo. Presi a correre e con il fiatone giunsi al bancone, purtroppo un pò troppo tardi. <<mi scusi signora!>> urlettai sbracciandomi come una bimba, cercando di fermarla <<la prego, ho bisogno di un biglietto>>.

La scrutai attentamente con gli occhi lucidi, appoggiando i palmi sulla tavola in legno, impaziente di avere una risposta-

<< mi dispiace, abbiamo chiuso la vendita... l'aereo partirà fra una decina di minuti, se non poco più>> disse lei seria, ma ritentai, senza perdere le speranze, incrociando le dita che si creasse un po' di compassione nella donna. Aveva un'espressione fissa e monotona, dei capelli rossastri lucenti e degli occhiali rotondi. Sembrava uscita da uno di quei film della Disney.

<<la prego! Mia madre sta male, devo arrivare in Italia il più presto possibile>> sussurrai sull'orlo di piangere <<la prego... mi capisca>>.

La donna sbuffó, guardandosi prima a destra poi a sinistra. La mia messa in scena aveva funzionato. Si decise ad agire e, guardandomi, prese con cautela un biglietto: mi disse il prezzo, e un po' stizzita pagai. Essendo cresciuta con un'educazione abbastanza elevata, la ringrazia con un sorrisone. Per una seconda volta qualcuno mi chiamó: era Shawn... ma non avevo tempo di rispondere: avrei perso l'aereo. Non vedendomi attiva su whatsapp da ore, lui insistette, riempendomi le notifiche con una raffica di messaggi inimmaginabile. Il problema è che queste notifiche le vedevo: erano una sorta di aiuto, di preghiera, per tornare da Dylan.

Per l'ultima volta mi guardai indietro, non ancora molto decisa sul da farsi: mandai al diavolo gli aspetti negativi e pessimisti di questa azione, e diedi il biglietto alla persona giusta...

----

<<signora>> mi sussurrò il ragazzo accanto a me, che non aveva fatto altro che darmi fastidio per tutto il viaggio: fortunatamente mi sono addormentata, oltre che salvata da una morte lenta e dolorosa. <<siamo arrivati>> mi annunciò scuotendomi con una confidenza assurda, come se ci conoscessimo da anni-

Mi misi seduta per bene <<oh ehm grazie>> dissi solamente. Guardi al di fuori del piccolo finestrino e mi girai di scatto non appena lo sentii ridacchiare in modo buffo <<che cosa ridi?>> dissi con tono leggermente antipatico. Lui non ci fece molto caso, ma io si. Ultimamente sono più acida del solito, devo ammetterlo. <<hai il segno della bava sulla guancia>> mi disse indicandola, cercando di non scoppiare a ridere: non c'è riuscito, ma almeno ci ha provato.

Se fosse stato per Dylan, non me lo avrebbe nemmeno fatto notare: con la malsana mente che si ritrova mi avrebbe lasciata al cento per cento uscire così. E sinceramente non capisco perché io faccia a fare mente locale solo a lui. Appena succede qualcosa di buffo, mi ricordo di lui.

Ridacchiai leggermente, sussurrando con un filo di voce un grazie abbastanza dolce. <<vabbè, io devo andare>> mi confidò facendomi l'occhiolino <<ci vediamo in giro... oh ehm...>>

<<Micol>> dissi sorridendo, cosa che anche il ragazzo fece <<ci becchiamo in giro Micol>>. Dopodiche prese il suo bagaglio, e facendo la fila uscì dall'aereo. Il piccolo segreto è aspettare che il corridoio si sgombri un pochino: il passaggio è molto più semplice.... e ripensando al tipo, lui sa il mio nome, ma io non so il suo. Feci spallucce e feci passare le ultima persone prima di alzarmi.

____

Appena misi piede nella mia vecchia Roma feci un sorriso di sollievo: mi sentivo di nuovo a casa. Il mio cuore fa parte di Los Angeles, mentre nel mio cervello padroneggia la mia città natale...

Richiamai mio padre e non appena ebbi delle indicazioni ben precise, riuscii a partire. Vi ricordo: è la seconda volta che vado in Ospedale questa settimana... l'universo ce l'ha con me. Lo fa apposta, ne sono certa.


*eii guys, im back. Comunque nulla, dal momento che il mio personaggio è stato SMASCHERATO su tiktok AHAAH,
Detto ciò BUONA LETTURAAAA*

PERDONATEMI PER GLI EVENTUALI ERRORI DI BATTITURAAA

Laugh now Cry Later || Dylan O'Brien ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora