𝑇ℎ𝑖𝑟𝑡𝑦 𝑠𝑒𝑣𝑒𝑛: 𝑤𝑡𝑓 𝑎𝑟𝑒 𝑦𝑜𝑢 𝑑𝑜𝑖𝑛𝑔?!

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Mi svegliai di soprassalto per colpa di certe urla, provenienti dalla camera dove dormivo io.
Mi alzai sui gomiti osservando la televisione che mandava il film in loop da ieri sera: poi guardai Dylan, che era tutto rosso dalla rabbia, presuppongo.

<<Dylan che hai?>> cominciai ma lui mi chiese di stare zitta alzando l'indice e della mano: feci così e ripresi a guardare la televisione

"Sono queste le parole di un gentiluomo? Sin dal primo momento la vostra arroganza e la presunzione per i sentimenti altrui mi hanno fatto capire che voi eravate l'ultimo uomo sulla terra che avrei potuto sposare"
~Elizabeth Bennet

Pensai a quanto bella fosse Elizabeth e a quanto le sue parole fossero toccanti, prima di riportare lo sguardo su Dylan.

<<va bene, la ringrazio>> bisbiglió Dylan per poi chiudere e buttarmi addosso i vestiti che avevo ieri sera <<vestiti, hanno ricoverato Kiara>>

Strabuzzai gli occhi scuotendo la testa <<i-impossibile>> farfugliai <<come? Cosa è successo?>> urlai io impanicata <<ustioni di primo grado sul viso e sulle braccia>> mi disse lui mettendosi le mani in faccia.

<<non dovevano lasciarla da sola>> ammise lui <<ma c'era anche Thomas>> dissi alzandomi, per rassicurarlo <<no, quel bastardo se ne andato via appena ha scoperto che tu sei venuta a casa con me!>> sbraitó sentendosi in colpa.

<<andiamo a trovarla?>> chiesi e lui annuí con gli occhi lucidi: gli presi le guance e lo bacia con calma e con delicatezza, volevo godermi quei secondi.

<<andiamo dai>> aggiunsi infine <<vedrai che andrà tutto bene>>

Lui cominció a scuotere la testa convinto e si alzò per cambiarsi. Stessa cosa feci io, solo che molto più velocemente rispetto al ragazzo. Mi sistemai in una crocchia i capelli e indossai al posto del tubino della scorsa sera, una tuta rubata dal guardaroba di Dylan.
Afferrai le chiavi e la mano del ragazzo e poi lo trascinai per tutto il corridoio verso la macchinina: pur sentendolo ridacchiare sotto i baffi non mi girai.

<<oggi guido io>> annunciai e appena sentii il moro fece un segno con le mani, come per pregare <<dio mio salvami>>

<<dai coglione, entra in macchina>> dissi dandogli uno schiaffetto sulla nuca. Passammo quei vari minuti a parlare delle nostre vite private... e lui non ha quasi mai aperto bocca.
Sono consapevole del suo passato difficile, me ne rendo conto.

<<siamo arrivati>> gli dissi e non mi diede tempo di finire che corse subito all'entrata dell'ospedale, lasciandomi a bocca aperta. Tirai fuori le chiavi e cercai di uscire, ma la macchina accanto a noi mi attiró: la conoscevo.
Ci guardai dentro, sbirciandoci velocemente, ma senza trovare nessun oggetto di sospetto, feci spallucce e seguii Dylan.
Eppure quella macchina io l'ho già vista...

Seguii il ragazzo quasi allo sfinimento e non appena arrivammo alla camera di Kiara sentii il cuore distruggersi: era letteralmente una ragazza povera e gracile distesa su un lettino ospedaliero con una flebo accanto. Vidi Dylan mettersi le mani alla bocca e, al culmine della sopportazione, cadde fra le mie braccia piangendo.

Ci hanno sempre insegnato che le persone più fragili sono quelle che piangono spesso e che piangere è una debolezza. Ci hanno sempre insegnato nelle storie che l'uomo consola la donna, caduta fra le sue braccia, non il contrario. Ci hanno insegnato che le donne sono le più esili... ma non è sempre così. La società è fatta di disparità.

<<tranquillo>> sussurrai turbata <<t-tu non capisci... è la mia migliore amica>> sussurró alternando singhiozzi e lacrime <<ascolta, ti lascio stare un po' con lei ok? Mi trovi fuori>> lo riassicurai per poi uscire e chiudere la porta.

Appoggiai la testa al muro bianco e sospirai rumorosamente: stavo più o meno beatamente, finché non riconobbi un viso conosciuto a una decina di metri, intento a farsi vedere proprio da me mentre girava l'angolo: Allen.

<<Allen>> urlai appena lo vidi, ma lui non si giró per nulla al mondo, continuó per la sua strada come se niente fosse. Titubante se lasciare Dylan soli con Kiara stetti un po' ferma a riflettere: avrei dovuto chiedergli il motivo per il quale fosse all'ospedale.

Lasciai il pomello della porta e quí partii l'inseguimento: continuavo a chiamarlo in continuazione, ma non si voleva proprio fermare.
Appena uscimmo dalla struttura, trovandoci nel parcheggio, fece quello che io avrei voluto facesse prima.

<<che cazzo ci fai tu qua?!>> urlai tirandogli una manica della giacca <<so che centri tu con la faccenda Kiara>> continuai con i nervi a mille.

<<ne sei sicura?>> mi chieee minaccioso e io deglutii <<guarda Micol, ti ringrazio perché mi hai salvato dal carcere, ma ti avverto, nel tuo gruppo non tutti sono amici buoni>> continuó avvicinandosi più a me <<ti ricordi Giuda no?>> sussurró Allen sistemandosi i capelli <<Era uno dei apostoli. Ti ricordi cosa ha fatto? Ha tradito la fiducia di Gesú, dopo che quest'ultimo avevo creduto in lui>>

<<con questo cosa stai cercando di dirmi?>> andai dritta al punto, senza troppe divulgazioni <<che nel tuo gruppo, come nel gruppo dei 12 apostoli, c'è un doppio giochista, uno che si approfitta della vostra bontá per vendicarsi>>

<<eh dimmi chi é no?>> sbraitai sbattendo le mani suoi fianchi <<non posso, sennò dove sarebbe il divertimento Micol Rapp?>> chiese palesemente sarcastico <<sei intelligente, ci arriverai tranquillamente>>

Si giró per andarsene ma come suo solito, guardando sempre dritto di se, con le spalle rivolte a me, mi fece un complimento <<ti stanno bene quei capelli>>

<<sta zitto coglione>> urlai infastidita, andandomene anche io. Mi torturavano le mani come se non ci fosse un domani. Arrivai in pochi minuti dov'era prima Dylan e lo trovai a piangere e con le mani fra i capelli ad aspettarmi.

<<ha cominciato a muoversi come se avesse le convulsioni e- e->> cominciò a spiegarmi l'accaduto ma lo bloccai <<ho incontrato Allen>>

Si asciugò le lacrime velocemente, venendo incontro a me <<ti ha toccata? Ti ha fatto qualcosa?>> mi chiese ispezionandomi il viso, per controllare se avessi dei graffi.

<<no Dylan, non mi ha fatto nulla>> cominciai <<mi ha detto che uno di noi ha una doppia faccia>> sussurrai <<fa il doppio giochista... mi ha fatto l'esempio di Giuda che...>> cominciai me lui continuó il mio discorso <<che ha tradito la fiducia di Gesú>>

Si fermò a guardare il vuoto <<forse so chi è>> disse deciso e violentemente mi prese per mano, trascinandomi per tutti i corridoi dell'ospedale fino al parcheggio.

Forse lo avevo capito anche io....

*amatemi solo perchè ho postato due volte oggi:>*

Laugh now Cry Later || Dylan O'Brien ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora