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Mi racchiusi con le mani, cercando di coprire la pelle scoperta che avevo, e uscii dal pub: non appena lo feci balzai dalla sorpresa.

Là davanti era vuoto, non c'era anima viva, tranne una macchina nera poco più in là: mi riguardai indietro e poi mi incamminai verso la vettura, che non sembrava poi così tanto accogliente.

Mi abbassai per guardare dal finestrino e non appena vidi Dylan girai i tacchi, intenta nel ritornare da Xavier. Lui mi precedette, clacsonando più volte.

<<dio..>> sussurrai e con una smorfia ritornai lá, entrandoci senza fare troppe storie. Ne avevo abbastanza. Scappavo da lui e basta.

<<dov'è Kiara?>> chiesi io non appena il ragazzo accese la macchina <<è con Riley>> rispose freddo.

Mi guardó per pochi secondi e io spostai lo sguardo <<smetti di guardarmi>> dissi e lui non fece alcun movimento <<come vuoi, ci sono ragazze che pagherebbero per questo>>

Sorrisi ironicamente <<semplicemente io non sono una di quelle>>

Senza dire nulla accese il riscaldamento e mi accorsi del suo gesto. Fece semplicemente ciò che tutti avrebbero fatto, data la bassissima temperatura

<<hai freddo?>> mi chiese subito dopo essere partito <<no>> risposi secca.

<<mh, faccio finta di crederci>> ammise lui ridacchiando.

Il tragitto lo passammo in questo modo: lui faceva domande e io rispondevo in modo appartato.

*SKIP TIME*

Mancavano pochi metri per arrivare al parcheggio quando mi feci scappare una domanda che di giorno non avrei mai detto <<Thomas è fidanzato?>>

Dylan mi squadró schifato <<no e fidati, non è quello giusto per te>>

<<e chi sarebbe quello giusto?>> chiesi io ridendo amaramente, per prenderlo in giro <<io>> rispose subito, senza pensarci..

<<tu?>> chiesi puntandogli un dito contro <<mi fai ridere>>: dopodiché tirai il freno al posto suo e uscii sbattendo la portiera.

Corsi verso la porta rischiando anche di inciampare e non appena entrai mi sentii attraversare da un'aria calda e accogliente: a quell'ora il locale era sostanzialmente vuoto.

Mi buttai sul divanetto con le mani fra i capelli e alzai lo sguardo non appena vidi Dylan varcare la porta d'ingresso: non biascicai parola.

Non potevo negare di vederlo carino: non potebk mettere in dubbio nemmeno la sua intelligenza, ma il suo eccessivo orgoglio non lo metteva in una buona posizione, lo svalorizzava un po'.

Si fermò con il cellulare in mano leggendo un messaggio e me ne approfittai per osservarlo meglio: il suo abbigliamento era piuttosto comune, senza nessun particolare. Ma c'era qualcosa che mi impediva nel distogliere lo sguardo.
Mossi la testa leggermente, mettendomi le mani in viso: sarei sicuramente dovuta andare a letto.

Con un bruciore agli occhi allucinante mi alzai <<buonanotte>> dissi prima di cominciare a salire le scale, ma fui fermata da una mano calda.

Guardai prima Dylan e poi il mio polso con faccia ripugnate <<e mi lasci solo?>> chiese e io aggrottai le sopracciglia <<e cosa dovrei fare sennó?>>

Mi tiró verso di se, tendendomi con una mano il fianco <<Dylan, sei fidanzato, lasciami>>

<<non mi interessa>> disse sussurrando al mio orecchio <<Dylan non cado ai tuoi piedi così facilmente, non sono stupida>> ammisi cercando di staccarlo, tentativo che fu totalmente inutile.

Mi fece indietreggiare fino a toccare il muro: la mia schiena si appoggiò in modo perfetto alla parete, mente l'altra parte del corpo combaciava con il corpo imponente di Dylan <<Per favore, staccati Dylan>> dissi cominciando a balbettare, imbarazzata.

<<oh vedo che ora non sei la Micol dura e apatica!? La nostra cara Micol Rapp sta balbettando>> disse continuando a sussurrarmi all'orecchio. Respiri caldi mi accarezzavano il lobo e la cosa mi stupí molto.

Rimansi immobile, come paralizzata: lo conoscevo da poco, da veramente poco, ma era come se il mio corpo dicesse di restare ferma e "godermi" il momento.

Non ero una santa.
I giorni che ero stata qua li avevo passati ad osservare, ad osservare alcuni suoi movimenti e comportamenti, tutti nella norma.
Avevo esaminato attentamente ogni suo particolare: dai suoi gruppi di nei sul viso al suo corpo atletico. Detto così sembra a dir poco spaventosa la situazione, ma la mia intenzione non era necessariamente questa. Era piuttosto scoprire con chi avessi a che fare.

Sí avvicinò al mio collo baciandolo: il suo respiro mi face sentire strana e impotente.

Cominció a lasciare una scia di baci che partiva dal collo ed arrivavano alla mascella poi....

<<MICOL!>> urlò il ragazzo risvegliandomi dal sogno ad occhi aperti <<eri imbambolata>> ammise lui sistemandosi il ciuffo <<comunque, io vado, tu puoi fare quello che vuoi>>

Dopo aver aggiunto questo spense le luci e mi lasció sola nel salotto della birreria a fantasticare su cose altamente poco verosimili.

Sarei sicuramente impazzita.

*lo so, faccio schifo, ma se già metto Dylan in "quella" scomoda posizione la storia diventa simile alle altre e si svolge troppo velocemente, sopratutto per i miei gusti:3*

Laugh now Cry Later || Dylan O'Brien ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora