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Ero scettica su quello che era appena accaduto in meno di mezz'ora...

———

Rincorsi Dylan, che se ne stava andando a piedi verso casa, come un imbecille. Da lontano lo vedevo barcollare come non lo avessi mai visto, quindi corsi ancora più forte per raggiungerlo. La sua figura era strana, le spalle erano piegate verso l'esterno, come se avesse una gobba, la testa era piegata verso il basso...

<<Dylan aspetta!>> urlai più volte, sperando di vederlo girarsi.  <<ti ho detto di aspettarmi!!>> urlai ancora, essendo lontana: lo vidi fermarsi di colpo. Era ancora di spalle, in modo impalato.

Appena arrivai accanto a lui gli presi una spalla e lo girai con forza <<pulisciti queste stra cazzo dí mani, muoviti>> dissi senza vederci dalla rabbia <<hai visto cosa gli hai fatto!>> sbraitai sbattendo le mani sul tuo petto.

<<c-che cosa hai?! Che problemi hai! Qual'è il tuo problema! Perché non puoi essere normale come gli altri! Perché non puoi essere un semplice quasi trentenne che lavora per mantenersi! Perchè le abitudini che dovresti aver appreso non le applichi. Perché ricorri alla v-violenza!>> strillai con la testa pulsante: troppe domande. Nessuna risposta, per lo meno chiara.

<<t-tu non sai quello che ho passato>> sussurró a dentro stretti <<non lo so, ma sono sicura non sia stato bello>> ammisi <<ma questo non ti da il permesso di fare quello che vuoi. Hai picchiato a sangue il tuo migliore amico... ora come ti senti, realizzato?>> chiesi palesemente ironica.

<<sincero?>> chiese lui assottigliando gli occhi, come per sfidarmi <<realizzatissimo>>. Rimasi a bocca aperta. 

<<aspe dy- aspet->> urlai e lui si fermò un'altra volta <<Tu non sei tanto diversa da me! Mi insulti, mi rimproveri, poi appena me ne vado cominci a piagnucolare. Non riesci a fare niente da sola. Non riuscì a fare a meno di me!>> sí lamentó gridando in una maniera allucinante. Era a pochi passi da me, ma sentivo come se la distanza fra noi due stesse aumentando...

Il suo viso era rosso dalla rabbia e le sue vene si intravedevano a un miglio di distanza.

<<forse hai ragione>> mormorai combattuta. Lo guardai fisso negli occhi per vari secondi, vedendolo fare respiri ampi per calmarsi, e mi girai per andare verso la macchina.

Ora so cosa devo fare.
<<dove vai!>> urló lui sbattendo le mani sui fianchi <<Micol, dove vai!!>> sbraitó ancora più forte <<so cosa fare, tu torna a casa>>

Una volta in macchina partii, con quei importanti fogli sul sedile accanto, verso l'edificio del Mr John. Avrei una volta per tutte fatto chiarezza.
A modo mio e da sola... ma ce l'avrei fatta. Quel ragazzo avrebbe finalmente imparato una lezione: ha che fare con una ragazza indipendente.

Accessi la radio per far passare velocemente il tempo e sentii una fitta al cuore appena sentii la canzone preferita di Thomas. La sentii così forte che la richiusi di scatto. Come il caso vuole, questa canzone è perennemente in radio.

Era successo così tanto in così poco tempo che non me ne ero accorta: sapevo solo di essere entrata in un brutto giuro, di aver dato la via libera ad uno scandalo che non finirà molto presto.

Laugh now Cry Later || Dylan O'Brien ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora