46.

537 24 9
                                    

VOGLIO IL CAPITOLO PIENO DI COMMENTI

Inforcai gli occhiali da sole appena scesa dal bus e salii le scale a ritmo sostenuto per darmi carica.
Ero stanchissima, non riuscivo nemmeno a tenere gli occhi ben aperti.
Salutai con un cenno del mento la bidella e mi diressi verso classe.
C'erano solo poche ragazze, ignare della mia presenza.
"Ma voi non avete idea! Sono tutte foto in costume, tutte foto mezze porno con Sfera o Plaza! Tra l'altro dai vestiti larghi nemmeno si vedeva ieri il fisico" - commentò una delle ragazze.
"Calcola io la riconobbi subito... Non volevo credere ai miei occhi. Io la detesto, non è all'altezza di Luca! Ha una figlia fatta con Gionata, anche meno a farsi tutta la scena trap italiana" - esclamò la biondina, con tanto ardire.
Li chiamava per nome e raccontava le loro vicende come se li conoscesse. Come se conoscesse me.
Prima che varcassi la soglia mi avviarono dell'assenza di De Santis.
Aspettai che tutti fossero arrivati in classe, nel mentre resi il mio account Instagram privato.
Alle 8.20 mi sedetti alla cattedra, sotto le occhiate dei ragazzi che si stavano svagando nelle chiacchierate più disparate.
Guardai Alessio al primo banco e trovai la forza di parlare.
Ciondolai un po' e con uno slancio mi sedetti sulla cattedra.
"Allora ragazzi, patti chiari e amicizia lunga. Partendo dal fatto che pochi anni di differenza ci separano, sarebbe bello avere un buon rapporto ed essere alleati, se non proprio amici.
So che voi non studiate psicologia qui al liceo classico, però ora vi racconto una cosa.
L'argomento sono i pregiudizi.
Vi è la cosiddetta fallacia di Gabler, ovvero la tendenza a dare rilevanza a ciò che è accaduto in passato e a ritenere che i risultati di oggi siano del tutto influenzati da tali eventi.
Sono consapevole del fatto che tutti, o la maggior parte, conosciate parte della mia vita privata. Tuttavia questo non vi autorizza a poter parlarne come fosse oggetto di cronaca rosa. Tutti abbiamo dei sentimenti e soprattutto ricopro un ruolo istituzionale, perciò deve esserci un rispetto reciproco.
Gli eventi del passato non devono pregiudicare il mio presente e soprattutto non sono qui grazie a qualche raccomandazione.
Ne parlo il più direttamente possibile in modo tale da non dover più riprendere l'argomento.
È tutto chiaro?"- completai il discorso, temendo di essere stata troppo dura. Mentalmente capii che però bisognava avere polso per avere rispetto, soprattutto basandomi sulla mia esperienza da alunna.
I ragazzi mi guardavano tutti dritto negli occhi e Alessio mi fece l'occhiolino. Gli sorrisi e mi sistemai meglio sulla cattedra.
"Se avete roba da ripetere fate pure, non ho preparato niente non essendo stata avvisata dell'assenza del collega. Se, invece, avete qualche proposta vediamo cosa si può fare" - abbozzai un piano.
"Possiamo spostarci vicino ai compagni?" - mi chiese un ragazzo in terza fila.
Acconsentii, avvertendoli di non fare chiasso, e di uscire solo in caso di necessità uno alla volta dandosi il cambio.
Nel frattempo decisi di uscire dall'aula e poco dopo sentii dei passi e il mio nome.
Alessio mi affiancò, seguendo il mio stesso percorso.
Presi una bottiglietta d'acqua dai distributori automatici, a cui il moro si appoggiò.
"Hai fatto bene a dire quelle cose, se hai dei problemi con i miei compagni ci penso io" - disse spavaldo, volendo fare l'eroe.
Risi: "Ti terrò in considerazione allora"
"Che avete fatto ieri alla fine?" - si incuriosí.
Lo guardai stranita, dovevamo avere quel rapporto? Era lecito?
Sì, lo era, finché non avrei fatto favoritismi.
"Siamo andati a mangiare qualcosa fuori e abbiamo un po' perso tempo chiacchierando. Poi ho conosciuto anche Bebbo e Beatrice. Stanno insieme lei e Federico?" - domandai, cercando di sembrare disinteressata.
E dopotutto lo ero, però non volevo sbilanciarmi più di tanto con lui, dandogli più confidenza del dovuto se eravamo entrambi impegnati, soprattutto per non incorrere nella gelosia della sua eventuale ragazza.
"Macché, Beatrice è come una sorella per tutta la Love Gang, lavorano insieme da anni e passano il tempo perennemente insieme" - mi raccontò lui- "Perché ti vuoi paccare Franco?" - mi domandò esplicitamente.
"Ma che dici! Ah, Alé se ci vediamo fuori scuola mi devi fare un favore: devi rimuovere dai miei followers tutti quelli che sai che sono di questa scuola"- lo avvertii.
"Ma che te frega Greta! La gente deve guardare e sapere, deve imparare a non fermarsi alla vetrina dei social, stop" - mi ammoní - "Che cazzo si capisce poi dalle foto? Sai quanti hater ho io?! Devi sbattertene" - concluse, prendendola con filosofia.
"Perché, non sei solo un emergente?"- domandai perplessa.
"Proprio per questo, se cerchi di combinare qualcosa cercano sempre di buttarti giù, ma tu devi lasciar correre" - mi spiegò.
Gli scombinai i capelli per sfotterlo: "Ma che carino che sei, un ometto!"
Tornammo in classe e la giornata continuò nella norma, anche se l'evento di inizio giornata mi lasciò provata.
All'uscita, quando stavo per raggiungere la strada, mi squillò il telefono.
"Pronto?"- chiesi, pur avendo già letto il mittente.
"Amore, guarda di fronte, sono qui" - mi rivelò Luca.
Mi guardai intorno e scorsi Franco in moto che attendeva, probabilmente Alessio, e con una mano alzata lo salutai. Sembrava stesse per avvicinarsi, ma istintivamente volsi lo sguardo altrove, e quando riconobbi Luca, tutto imbaccuccato, gli corsi incontro.
Baciarlo dopo una settimana fu la cosa più terapeutica che avrei potuto provare in quel triste giorno.
Non ero molto permalosa, quanto sensibile.
"Ciao amore, piaciuta la sorpresa?" - mi chiese, abbracciandomi.
Lo guardai negli occhi, annuendo energicamente e stringendolo ancora più forte.
Il modo in cui stavo reagendo mi fece comprendere quanto fossi tesa a causa del trasferimento e quanta paura avessi in realtà. Quanto fossi legata a lui, a dispetto dei pronostici.
" Hey, che hai?" - mi domandò lui, vedendomi silenziosa.
"Lo sanno. Lo sanno tutti."- gli dissi secca, stufa per la situazione.
"Chi sa cosa?" - continuò confuso.
"Sanno che sto con te e che ho generato una bambina e tutte le cose della mia vita privata. Sono nel mirino e le ragazze sono delle vipere. Io me ne torno a Milano, a casa mia, felice e contenta. Andiamocene!" - sciolsi l'abbraccio per camminare verso una meta imprecisata.
" Stai calma, Greta. Stanno qui 'ste tipe?"
Guardai verso il portone del liceo, individuando il gruppo di bionde e annuii a Luca.
" Andiamo, facciamogli vedere che non ce ne frega del loro giudizio."- mi prese per mano, attraversando la strada.
"Luca ho quasi 25 anni, sta' fermo"- lo ammonii- "Andiamocene, per favore"
"Avvicinati al tipo che hai salutato prima con una scusa e facciamo vedere che stiamo insieme. Solo questo. Dai, fammi divertire" - insistette sorridendomi.
Si era anche reso conto che avevo salutato Franco, non gli sfuggiva niente.
Si abbassò il cappuccio, stringendomi di più a sé.
"Ciao ragazzi! Lui è Luca, non credo vi conosciate"- presi parola.
"Fatti salutare prima! Hai riposato abbastanza stanotte?" - mi chiese Federico a gran voce, guardando di tanto in tanto Luca.
"Piacere, Luca" - ignorò le parole il mio ragazzo e gliene fui grata.
"Piacere Alessio! " - si fece avanti, senza il minimo accenno di timidezza, il ragazzino.
"Io so Federico" - disse, però, alla fine il più grande dei due.
"Chiedo un accendino"- si allontanò Luca per andare dalle ragazze da me indicate.
"Grazie mille, ragazze. Siate sempre così cordiali e gentili, soprattutto con lei" - si raccomandò lui, voltandosi brevemente verso di me. Le ragazze sbiancarono e andarono via poco dopo.
"Andiamo, Gre?" - mi spronò Luca.
Salutammo i ragazzi e camminammò sui sampietrini, ma solo prima di salire sul suo Mercedes.
"Quante volte abbiamo fatto l'amore in questa macchina?" - si girò verso di me, mentre guidava e posando una mano sulla coscia.
"Tutte le volte che ci siamo amati troppo in ogni modo: ogni volta che un litigio si è trasformato in altro, ogni volta che l'effetto del fumo e dell'alcool ci doveva scendere prima di metterci alla guida, ogni volta che la città non ci prometteva niente ed eravamo solo io e te "- gli risposi, nostalgica di quei momenti.
"Ora ci stiamo amando troppo?" - si sbilanciò, dando vita ad un bacio lungo e passionale.

10/01/2021

Ne è valsa la pena - Capo PlazaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora