« Si certo, sono quasi arrivata, da poco ho lasciato la metro»- annuii un paio di volte ancora, come se Erika, che era dall'altra parte della cornetta, potesse vedermi.
Guardai a destra e sinistra prima di attraversare.
Giunta davanti all'ingresso del plesso universitario non vidi la mia amica, ma il suono di un clacson attirò la mia attenzione e misi a fuoco l'auto di Luca da cui Erika stava uscendo.
"son Milanes, ue"- mi fece il verso il ragazzo.
"uè uagliò"- lo imitai, poi salutai la sorella.
Mi voltai, iniziando a salire la scalinata con Erika a braccetto.
Ci fu uno spostamento d'aria e il rumore di passi affrettati.
Alzai lo sguardo e al mio fianco c'era ormai Luca, con la sua solita faccia da schiaffi che accendeva la sigaretta che teneva tra le labbra.
Intercettò il mio sguardo: aveva gli occhi socchiusi a causa del sorriso stampato sul suo viso.
"Grè, ti va se stiamo insieme dopo le lezioni?" - pronunciò incerto.
"Certo, a Erika va bene?"- mi informai per capire come sarebbe tornata a casa.
"Oh si, certo, ne abbiamo già parlato."- mi assicurò lui, il sorriso ancora presente.
Giunti all'ingresso, mi voltai verso Luca e lo salutai con la mano e un'espressione quasi imbarazzata, per poi proseguire con Erika.
"Grè, mi raccomando al rapporto con Luca..."-mi voltai a guardare la mia amica pronunciare quelle parole per capire dove volesse andare a parare, infatti continuò-"hai passato molto tempo a respingerlo, non dargli troppe speranze, non voglio che soffra tanto meno che tu ti trovi in difficoltà". Terminò il discorso deglutendo ed io, ancora perplessa, annui solamente continuando a procedere per l'aula.
La lezione era coinvolgente a tal punto che presa dal prendere appunti non mi ero nemmeno accorta che il resto degli studenti stava andando via, per lo meno non fino a quando Erika mi scosse per il braccio.
"Datti una mossa, c'è qualcuno che ti aspetta"- mi schernì.
Misi tutto il mio materiale nella cartella che avevo con me e poi feci cenno alla mia amica di poter andare.
Vidi Luca mentre fumava: gli occhi protetti dagli occhiali da sole rivolti verso il cielo, il pomo d'Adamo ben visibile e in testa un cappellino.
Salutai Erika e andai nella sua direzione, cogliendolo di sorpresa.
Ciò provocò una risata che aiutò a sciogliere il ghiaccio.
Improvvisamente smise di ridere, gettò la cicca nel contenitore apposito spegnendola, mi prese per mano e mi trascinò giù per le scale. Mi aprì in seguito la portiera della sua auto poco vistosa e poi salì a bordo anch'egli.
"Allora, vorresti andare da qualche parte in particolare?"- mi domandò.
"No, e poi sei tu che hai deciso che avremmo passato del tempo insieme"- gli feci notare ridacchiando.
"Questo è vero ma la mia era pura corte-"
"Oh scusami, mi sta chiamando Gionata" - lo interruppi.
"Gre, non hai idea di cosa è successo. Una catastrofe sono nel panico, vieni da me, sono ad Isola, fai presto".
Non mi diede nemmeno il tempo di interagire che subito chiuse la telefonata.
"Sbaglio o ho captato un Gionata davvero preoccupato?"- chiese perplesso Luca.
Serrai la mascella: "Non sbagli, ora ho una preferenza da esprimere circa la destinazione: casa di Gionata."
Annuii, accelerando. Percorremmo viale Sarca, viale Arba e viale Zara e in poco meno di un quarto d'ora arrivammo da Sfera.
Tirai fuori dalla borsa le chiavi di quell'appartamento che custodivo per poterle usare in occasioni del genere.
Quando Gion sentì scattare la serratura si voltò verso la porta blindata, seduto al tavolo.
Mi avvicinai a lui a grandi falcate per poi prendergli il viso tra le mani, esaminando i suoi occhi irrequieti e il suo incarnato più scuro del solito.
"Cosa sta succedendo?"- pronunciai.
Luca rimase dietro di me, sentendosi di troppo.
"Greta è grave. Greta è tutto un casino. Non so cosa fare"- continuava a lamentarsi senza arrivare al gruppo.
"Sputa il rospo"-sussurrai tra i denti digrignati per l'impazienza.
Deglutì per poi parlare. "Si tratta di Grace"
Deglutii rumorosamente e mi misi a sedere di fronte al mio migliore amico.
Luca rimaneva immobile, non sapeva cosa fare assistendo alle nostre reazioni.
"Cosa intendi con <si tratta di Grace>? Che cosa è successo?"- stavo già urlando senza rendermene conto, in preda alla disperazione.
"I suoi...genitori"-fece una pausa, inumidendosi le labbra, poi continuò- "insomma hai capito chi intendo, hanno avuto un grave incidente e non avendo altri parenti lì in Svizzera, stamattina mi ha chiamato chi di competenza per avvisarmi che la bambina, Grace, viaggerà accompagnata da un assistente sociale e entrerà sotto la nostra custodia finché i suoi tutori legali non staranno meglio, sempre se si riprenderanno."- terminò, sbuffando e alzandosi di scatto per servirsi con dell'acqua.
Mi mordevo le labbra, non sapevo davvero cosa dire o se stare zitta.
Iniziai ad annuire fin quando il silenzio venne infranto da Luca.
"Ragà ma chi è sta bambina?"- si stava grattando la testa per la perplessità.
Io e Gionata ci voltammo in contemporanea e lo guardammo in cagnesco, poi però lui lo invitò a sedersi accanto a noi.
Mi guardò negli occhi cercando di capire chi dovesse parlarne e io annuii, iniziando poi a spiegare.
"Dunque è una questione delicata e non mi aspettavo che qualcuno al di fuori delle nostre famiglie dovesse venire a sapere di questa storia. Era il 2011, avevo 15 anni e Gionata 19. Come ben sai siamo cresciuti praticamente insieme e dopo tanti anni di amicizia il nostro rapporto andò evolvendosi verso una relazione amorosa e in quel periodo eravamo fidanzati. Purtroppo, anche se c'è chi lo reputa un miracolo, rimasi incinta nel settembre. Fu un anno infernale. Abbandonai la scuola pubblica e mi iscrissi ad una privata in Svizzera, dove nessuno mi conosceva e dove andai a vivere solo con mia sorella che era già indipendente al tempo. Io e Gionata fummo costretti ad allontanarci per tenere a freno le malelingue e, inoltre, mio padre era impegnato nel programma anti-mafia al tempo e dovevamo proteggere la mia incolumità. L'idea di abortire era stata molto ricorrente ma ormai il sesto mese di gravidanza era vicino e alla fine optai per tenere il bambino, che poi si rivelò una femminuccia, Grace per l'appunto. Giunti a luglio 2012, io partorii all'età di sedici anni e Gion diventò padre a vent'anni. Quel giorno lo rividi dopo mesi di sporadiche telefonate. L'abbiamo sempre ritenuta una cosa privata e con l'avvento della sua fama abbiamo deciso che sarebbe rimasta tale.
Grace è stata data in affidamento a una coppia svizzera che non riusciva ad avere figli. Noi abbiamo provveduto economicamente al suo mantenimento e ci siamo sempre tenuti in contatto con Daniel e Monika richiedendo inoltre di dire a Grace che loro non erano i suoi genitori. Il 15 luglio compirà sette anni."- feci una pausa ricordando le difficoltà affrontate.
"No, io non posso farcela, vado in bagno"- conclusi alzandomi.
Le lacrime bollenti stavano prontamente bagnando il mio viso.
Girai la chiave nella serratura. Sentii le parole ovattate di Gionata e Luca e poi la porta d'ingresso chiudersi. Dopo dei passi si avvicinavano alla porta.
"Greta, amore, apri." - Gionata mi sollecitò.
Mi guardai allo specchio: avevo il naso rosso e gli occhi altrettanto perciò mi sciacquai il viso e feci entrare Gionata. L'operazione precedente si rivelò inutile, poiché appena vista la figura del moro mi fiondai tra le sue braccia scoppiando in un pianto. I singhiozzi si fecero più frequenti e la situazione iniziava ad essere davvero frustrante. Sciolsi l'abbraccio e mi piegai sul water, per poi rimettere.
"Greta, alzati su"- mi tese la mano, ma non avevo più le forze.
Mi raccolse da terra inerme prendendomi in braccio per poi portarmi a stendermi sul divano.
Mi diede un bicchiere d'acqua e prese ad accarezzarmi i capelli per farmi calmare, canticchiando dei motivetti di tanto in tanto.
Quando ottenne il risultato desiderato, riprese a parlare.
"Greta, siamo cresciuti. Sapevamo che una cosa del genere sarebbe potuta succedere e ci siamo sempre resi disponibili per Grace. Ricordi il motivo per cui l'abbiamo chiamata così? Innanzitutto affinché i nostri nomi avessero tutti la stessa iniziale, ma poi perché significa 'dono di Dio'. So che tu non hai una fede salda, però avere un bambino è davvero una cosa incredibile. Oramai siamo cresciuti, ce la caveremo. Non buttarti giù prima ancora che il problema inizi ad esistere. Semmai avremo bisogno ci saranno i nostri familiari. Va bene? Ci credi a ciò che dico? Andrà tutto bene, okay?"- deglutì per poi accennare un sorriso che risaltò i suoi occhi a mandorla.
Le ultime lacrime e gli ultimi singhiozzi si manifestarono e lentamente sollevai la schiena dal divano per abbracciare Gionata e sussurrargli nell'orecchio un 'grazie'.
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Ne è valsa la pena - Capo Plaza
Fanfiction#4 in sferaebbasta e #3 in capoplaza il 23/04/2021 Greta e Gionata sono diventati migliori amici quando avevano solo pochi anni e il loro rapporto non ha mai smesso di essere affiatato. Quando il loro più grande segreto non può più essere custodito...