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Dedicato a BlueSkyx_

Stavo vagando per le vie del mio quartiere, dopo essere uscita dall'università, fissando la schermata del mio cellulare.
Aspettavo l'arrivo di un qualche messaggio da parte di qualsiasi numero presente nella mia rubrica; di solito non era un evento straordinario ricevere degli SMS o essere contatta altrove, ma proprio quel pomeriggio sembrava esserci un whatsapp down, solo per quanto riguardasse me ovviamente.
Dopo aver svoltato l'angolo e aver citofonato a casa - in seguito all'essermi resa conto d'aver dimenticato le chiavi - ero giunta alla conclusione che sarei stata io quella a farmi viva perchè di studiare non ne avevo davvero voglia.
"Chi è?"- la voce di mia madre risuonò chiara al citofono.
"Sono Io, ho dimenticato le chiavi"- risposi.
Una vibrazione mi consigliò di poter spingere il portone e poter entrare nel palazzo. Prenotai l'ascensore; pur abitando al primo piano non avrei salito neanche un gradino dopo aver affrontato il cammino stazione-casa.
"Hey"- mia madre fece capolino dalla cucina una volta sentito la porta sbattere.
"Ciao "- la salutai velocemente, per poi andare in camera a lasciare la borsa e a liberarmi delle scarpe e indossare delle comode ciabatte infradito.
Ero stanca morta e anche molto irritata a causa del ritardo del treno che mi aveva portato a Cinisello dalla Bicocca.
Tornai in cucina, dove mia madre era intenta a preparare la cena.
"Sono quasi le 18: tra un po' torna tuo padre, apparecchia"- mi ordinò mia madre. Annuii semplicemente.
"Stasera esci?"-mi domandò lei. Alzai gli occhi al cielo, che domanda dalla risposta scontata, pensai.
"Si mamma, lo sai che uscirei anche in caso di calamità naturali in atto."- Ero quel genere di persona che non riusciva a stare in casa, soprattutto nella propria che sembrava non riservare nessuna aspettativa di divertimento. L'erba del vicino è sempre più verde, insomma.
Di fatti, passavo sempre tanto tempo in casa di Erika, una delle mie più care amiche.
Ci eravamo conosciute due anni prima nell'aula di filosofia e subito c'era stato del feeling.
Lei era a Milano da poco più di un anno: nata e cresciuta a Salerno, aveva avuto la forza di lasciare la famiglia e di trovare un lavoro part-time per essere autonoma. Finché parte della famiglia non l'aveva raggiunta e parlo di suo fratello, Luca. Questo ragazzetto era due anni più giovane di me, ma dalla sua determinazione nel volermi rimorchiare dal primo istante che aveva posato il suo sguardo su di me gli si sarebbe potuto dare qualche anno in più.
A risvegliarmi dal flusso di coscienza fu la vibrazione del mio cellulare in contemporanea al suono del campanello. Dio mio, non c'era una via di mezzo: vacillavo tra il mortorio e il tartassamento da parte di qualsiasi inviduo di mia conoscenza.
Per prima cosa mi diressi verso la porta d'ingresso per poi aprirla. Era mio padre, anch'egli privo di chiavi; mi feci da parte per potergli concedere l'accesso e lo salutai.
Quando richiusi la porta, il tasto del campanello venne premuto nuovamente dal mio vicino di casa, come constatai in seguito.
Essendo io la persona più irritabile al mondo, la situazione creatasi destò in me un accenno di fastidio che venne spazzato via pochi secondi dopo.
Di fatti il mio viso si illuminò in un ampio sorriso quando Gionata sollevò le braccia, precedentemente tenute penzolanti lungo i fianchi, per accogliermi in un abbraccio.
"Greta! Tesoro, come stai? Mamma mi ha detto che mi hai cercato ieri. Potevi scrivermi su whatsapp" -era abbronzatissimo anche se era appena giugno ed era super solare. Questa visione mi provocò una felicità inaspettata.
"Ciao Giona. Sto bene e si, ti ho cercato a casa di tua madre proprio perché non mi rispondevi sul cellulare. Valentina mi ha detto che eri andato a Miami con Elettra. Quante volte ancora devo dirti che devi farmela conoscere?! Sai che la adoro più della pizza"-risposi tutto d'un fiato e lui rise di me per questo.
"La adori più di quanto adori me? E comunque si, te la farò conoscere ma non è mai libera"- mi fece gli occhi dolci, accantonando l'ultima frase pronunciata e aspettando una risposta alla sua domanda.
"Più di te adoro solo me stessa, lo sai" - la modestia era un'altra delle mie caratteristiche che più spiccava. Lui rise, addirittura
reclinando il capo.
Ancora sull'uscio della porta, mi voltai verso il salotto e domandai a Gionata se volesse cenare da noi. La rockstar non accettò l'invito, scusandosi ma a sua detta doveva recuperare il sonno perduto.
Ci salutammo scambiandoci un bacio per guancia e rientrai solo dopo aver visto la porta di casa sua chiudersi del tutto.
"Greta, è pronto"- speravo fosse vero, quel giorno avevo già regalato un po' della mia pazienza, che era davvero limitata.
Andai in bagno per lavarmi le mani, quando mi ricordai della notifica che mi era arrivata dieci minuti prima.
DA ERIKA:
Luca non sta bene, mi sentirei in colpa a lasciarlo solo.
Vieni da me stasera, vero?
A ERIKA:
Ho odiato tuo fratello dal giorno in cui siamo andate a prenderlo in aeroporto un anno fa.
Comunque si, ci sono. Alle 21 sarò da te.

Vi ho già parlato di quanto io sia irritabile?
E di quanto io odi Luca D'Orso?

Ne è valsa la pena - Capo PlazaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora