9.

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"GIONATA!"- guardai male il mio amico mentre mi rubava una manciata di patatine.
"Ma ho ancora fame"- Si lamentò lui.
"Sei un pozzo senza fondo"- portai una mano alla fronte, scuotendo poi il capo. Lui rise al mio atteggiamento teatrale e allontanò la mano dalla vaschetta di patatine.
"Gion"- richiamai l'attenzione del ragazzo che era concentrato sullo schermo del telefono cellulare- "mi devo ingozzare di mentine prima di andare a ballare."-continuai con la bocca piena.
"Ma non sputacchiare! Comunque tieni"- alzò gli occhi al cielo, porgendomi il pacchetto di plastica.
Ingioiai il cibo e presi due mentine, poi mi avvicinai al moro.
"Dai Gionny! Amoreee, non fare l'offeso"- iniziai a sfotterlo, adottando il tono di voce che la gente usa quando parla con gli animali.
Lo vidi sorridere sotto i baffi alla mia stupidità.
Mise una mano attorno al mio collo e mi attirò a sé, facendomi appoggiare al suo petto.
Diede l'indirizzo all'autista e dopo svariati minuti, verso le ventidue, eravamo nel locale da poco inaugurato di cui si parlava tanto.
"Non andavamo in disco così presto da quando avevamo diciassette anni"- lo schernii.
"Mi devono passare la roba"- dichiarò.
Sbuffai un flebile "mi fai schifo" e decisi di uscire dal locale che, nonostante fosse ancora vuoto eccetto per una ventina di persone, era divenuto già opprimente.
Dopo pochi minuti trascorsi a scorrere il dito sul touch screen del mio cellulare, un clacson fischiò ripetutamente e quando i fari dell'auto mi furono puntati contro capii che il possessore dell'auto voleva attirare la mia attenzione.
Quando alzai il capo le luci furono abbassate e vidi Luca al volante.
Sorrisi appena pensando in fretta che avrei potuto avere una compagnia migliore di quella di quel drogato di Gionata.
《Mah ja, se me lo dicevi mi portavo pure Erika appresso》- sbuffò leggermente, come se davvero gli importasse che io non avessi qualcuno di cerebralmente normodotato con cui parlare.
Risi quando sfoggiò il suo accento salernitano e intenerita mi avvicinai a lui per tirargli dei pizzicotti alle guance. Rise a questo mio gesto e mi circondò le spalle con un braccio.
《Dov'è Sfera?》- chiese mentre stavamo già camminando.
Storsi il naso e capì al volo; mi invitò così a seguirlo e rimanemmo vicino alla porta sul retro.
《Ti dispiace se fumo?》- mi domandò.
Negai con la testa.
《Mamma mia , potrei addormentarmi a momenti》- risi dopo essermi resa conto di aver pronunciato quelle parole ad alta voce.
《Tra un po' entriamo e mi concederai un ballo.》- sorrise sghembo e mi cinse il collo con il suo braccio destro.
《E cosa ti rende così sicuro al riguardo?》- sorrisi di rimando.
《Mh...- iniziò a rimuginarci su- ti terrò compagnia questa sera e in altre situazioni del genere》- Si illuminò in viso.
Scossi il capo divertita. 《Ne trai vantaggio solo tu, praticamente》
《Eh lo so, sono bravo a contrattare》- ghignò facendomi l'occhiolino nel mentre.
Sentii due mani poggiarsi sul mio viso, impedendomi di vedere.
Velocemente Luca si allontanò di pochi centimetri.
《Elia, guarda che ti ho riconosciuto dal profumo》- dichiarai ridacchiando.
《ECCOMI, ECCOMI!》- urlò come al suo solito, posizionandosi davanti a me.
Salutò Luca che accennò un saluto giusto per educazione.
Mi sentivo in colpa per questi comportamenti, ma non avevo neanche il coraggio di far capire che qualcuno dei due avesse torto perché fondamentale la causa di tutto quello ero io: con Luca non volevo creare un legame che non sarebbe stato duraturo al sessanta per cento - e solo per colpa mia - e quindi potevo concedermi qualsiasi tipo di sfizio, anche se lo sfizio si chiamava Elia Specolizzi.

"Penso che dovremmo entrare, prima che tra i figli di papà senza titoli artistici che sono in lista arrivi qualche vostro fan"- dissi pensando a quella categoria di persone .

Ne è valsa la pena - Capo PlazaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora