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Oggi è uscito "Plaza", il nuovo album di Luca e onestamente sono molto soddisfatta di ciò che ho ascoltato.
Purtroppo questo non è un buon capitolo per Luca da quanto leggerete😂.
Mj farebbe tantissimo ma tantissimo piacere se votaste e commentaste, mi riempireste di gioia!
Alla prossima💫

Reminder:
Sean aka Pretty Solero
Piero aka Ketama126

Inviai l'ennesimo messaggio a Luca, che però non risultò nemmeno consegnato.
Nessuna storia su Instagram, nemmeno negli amici stretti.
Dopo aver passato il weekend insieme nel migliore dei modi non ci eravamo sentiti così tanto e io morivo dentro.
Le chiamate del primo mese erano diventate un contatto imprescindibile, un contatto che durava praticamente ore. Purtroppo però erano andate scemando durante la terza settimana, in cui era poco reperibile e rispondeva ai messaggi solo a tarda sera.
Si giustificava con la scusa del lavoro e non era la prima volta. Gli avevo sempre dato corda e grande libertà, senza chiedere dettagliate spiegazioni su dove cazzo fosse stato fino alle 6 del mattino, ora a cui io invece mi svegliavo per andare poi in università. Per quanto potessi saperne avrebbe potuto anche passare la nottata con dieci ragazze, ma non lo avevo mai messo alle strette. Perché mi fido di lui. Perlomeno mi ci fidavo.
Ma ora che anche io lavoravo nel mio piccolo - e comprendevo quello stress dovuto ad un impegno che automaticamente prevedeva il coinvolgimento con una miriade di persone e di esigenze di vario tipo, mi stavo ricredendo.
L'unica cosa che volevo fare non appena uscivo da scuola o dal negozio era sentirlo. Sentire lui, Erika, mia madre o Mario. Chiunque a cui volessi bene. Eppure lui non c'era mai, a nessuna ora. Sentivo praticamente più Lollo, che faceva lo stupido negli amici stretti su Instagram, che Luca stesso, troppo impegnato ad essere Capo Plaza.
Fumavo quantità ingenti di sigarette rispetto alle mie abitudini.
Vivere con mia nonna stava diventando un problema perché non riteneva consono che io tornassi a tarda notte dalle uscite con quello che stava diventando "il solito gruppo".
Ovviamente sapevo che il motivo del suo risentimento fosse che non passavo abbastanza tempo con lei, ma la verità era un'altra. Pranzavamo sempre insieme, discutevamo e condividevamo i racconti delle nostre giornate, quindi ci vedevamo ogni giorno.
L'avevo spinta a vedersi di più con le sue amiche, da cui si era allontanata dopo la morte del nonno. Tuttavia ciò non era stato sufficiente a colmare il suo bisogno di compagnia.
Questo suo comportamento stava asfissiando sia me che Angela.
Poteva sembrare una cosa da stronza andarsene, ma in realtà non lo era: stando a quanto Angela mi aveva detto, si trattava solo di un capriccio perché prima di allora non si era mai comportata così.
Dovevo cercare assolutamente un appartamento, che sicuramente non avrei potuto pagare unicamente con i soldi dei miei genitori.
Era l'ora di rendersi indipendente ed era già tardi.
Mentre parlavo di questo con Gianni, che scoprii essere un ragazzo davvero alla mano e sensibile al contempo, si era intromesso Federico che aveva ben pensato di propormi di stare nello store della LoveGang.
Il guadagno non era uno stipendio statale, ma sicuramente era qualcosa.
Soprattutto era facilmente conciliabile con gli orari scolastici e con gli impegni che comportava la scuola; di fatti, i colleghi di ruolo un po' per fiducia un po' per comodità avevano iniziato a delegarmi varie attività da organizzare. Tutto sommato non potevo lamentarmi, dovevo pur sempre farmi le ossa.
In quel momento stanca e sicuramente molto più che brilla mi appoggiai sulla spalla di Bebbo.
"Sei un orsacchiotto, Bé"- gli accedezzai la brava folta.
"Tu sei Masha"-mi rispose lui, che invece era completamente perso.
Sean e Federico erano sull'altro divano a ridere senza sosta.
Li implorai di dirmi il motivo della loro ilarità e, barcollando un po', li raggiunsi.
Mi feci spazio tra i due:
"Ragazzi, devo assolutamente mettere la sveglia per domani, mamma mia" - mi lamentai.
"Tra esattamente quattro ore suonerà" - disse Sean guardando il blocco schermo del cellulare.
"Gré rimani qui a dormire. Fosse per me tu dovresti trasferirti, sono sempre solo come un cane durante i pasti. Finisco sempre a scrivere quelle mie canzoni malinconiche. Ma perché mi rimbalzano sempre tutte? C'ho la calamità per le sceme? All'inizio va sempre tutto bene, poi si scocciano!"- si sfogò Federico passando da un argomento all'altro.
Si stese appena, poggiando il capo sul mio ventre e presi ad accarezzargli i capelli.
Ci addormentammo così nel giro di poco tempo. Secondo quanto detto poi da Beatrice io continuai il discorso insultando Luca tra i denti.
" Regà, svegliatevi! Ieri nei due minuti che sono stata in bagno siete stati capaci di addormentarmi, incredibile! Sono le sette e mezza Greta."-ci disturbò Bea. La sua voce rimbombava e avrei voluto prenderla a pugni.
Aprii gli occhi a fatica, sembrava fossero incollati tra loro.
La guardai mentre stava con le braccia sui fianchi ad aspettare un nostro segno di vita.
Mi tese una mano e, cercando di non disturbare né Federico né Sean, mi alzai.
"Tieni: acqua e aspirina. Credo che Fede abbia uno spazzolino nuovo in casa, da qualche parte. Ti devi sbrigare, non stare lì come uno stoccafisso! Ti accompagno io a scuola, ma abbiamo solo mezz'ora" - mi aiutò lei a darmi una mossa e a rendermi attiva.
Tuttavia alla voglia di prenderla a pugni si aggiunse quella di strapparle i capelli ciocca a ciocca.
Quando mi scaricò davanti scuola, però, la ringraziai.
In macchina mi ero truccata alla meno peggio per coprire le occhiaie e dal distributore presi una bottiglietta d'acqua e un caffè.
Quella mattina avrei dovuto fare lezione solo io e alla fine, come spesso accadeva, ci riuscii per solo mezz'ora perché davo spazio nei restanti 30 minuti ai dibattiti che si aprivano a partire dai soliti argomenti ministeriali.
"Greta, sarà terribile quando te ne andrai! Sarà di nuovo tutto stressante, senza il minimo spazio per respirare ed esprimerci... manca solo un mese e mezzo poi" - concluse Sofia all'ultimo banco. Non si pronunciava mai più di tanto, perciò presunsi che le sue fossero parole sentite.
"Eh ragazzi, sapevamo che sarebbe andata così, però finché dura godiamocelo" - cercai di concludermi per svincolarmi da quel momento imbarazzante.
"Te stai bene, 'a vita te la godi eccome! Noi abbiamo 4 verifiche' sta settimana" - esordí Alessio.
"Per cui tu devi assolutamente studiare" - lo avvertii.
Difatti a fine giornata venne con me allo store.
"C'ho da fà, devo registrà, dai Gré!" - fece resistenza puntando i piedi per terra.
"Sta Federico là con la macchina, andiamo" - feci un cenno verso lo pseudo rosso col mento.
Alessio si arrese e il pomeriggio lo passammo a studiare tra qualche cliente e l'altro, che non perdeva l'occasione di parlare col mitico Lil Kaneki, che stava riscuotendo un sacco di successo.
"Io non ho capito un cazzo di quello che ha detto De Santis" - rivelò Alessio trovando nuovamente difficoltà nell'esposizione e cercando una risata di approvazione in Fede.
Lo guardai male: "Non è che non hai capito, è che se invece di scrivere i pezzi durante la lezione ascoltassi in modo da non dover sprecate tanto tempo a studiare le cose come se le sentissi per la prima volta risparmieresti tempo in cui potresti scrivere senza vincoli."-lo rimproveri.
"Allora, te lo rispiego io" - ripresi- "Sappiamo che Giacomo Leopardo nello Zibaldone apprezza la bellezza, l'avvenenza dei soggetti femminili in età adolescenziali"
"Dee pischelle?" - mi interruppe.
"Si, delle ragazze. Dunque, è proprio a quell'età, intorno ai 16 anni o poco più, che la sua amata Silvia muore. Perché la chiama Silvia e non Teresa, che è il vero nome?" - domandai per conoscere il livello di preparazione.
"Ma che davero? Ma quante cose che impari se parla Greta oh!"-si burlò di me per eludere la domanda.
"Non ti distrarre, Alé! Stavo dicendo? Ah sì, perché si ispirò alla Silvia dell'Aminta di Tasso, semplice.
Teresa è morta proprio in quegli anni. Leopardi, tuttavia, le dedica un componimento che sarebbe diventato uno dei più celebri. Il sentimento per la ragazza, appartenente ad un diverso ceto sociale, era grande a tal punto da stendere una poesia in cui non si capacitava della crudeltà della natura.
Pensa te quant'era scemo questo, mica come voi ragazzi di oggi che illudete le ragazze, le trattate bene finché vi va e poi dopo averle usate le considerate degli zerbini! Ecco in che direzione va l'evoluzione umana, altro che tecnologia eh! "- scoppiai in lacrime seguendo il flusso di pensiero.
"Scusatemi, esco un attimo" - corsi fuori, portando con me la borsa.
Non presi nemmeno una boccata di aria fresca che subito accesi una sigaretta. Se qualche settimana prima non ne ero dipendente, nell'ultimo periodo erano il mio pane quotidiano e detestavo questa situazione, per il semplice fatto che non volevo essere schiava di niente e nessuno.
Sentii una mano poggiarsi sulla mia spalla, massaggiando appena.
Il profumo ormai avevo imparato a conoscerlo e non dovevo nemmeno voltarmi per capire che si trattava di Fede.
Non c'era mai stato un gesto più intimo di quando, indugiando appena, aveva posato una mano sul fianco, coperto dal giubbotto sfiancato e poco ingombrante seppur invernale.
Inclinai il capo appena all'indietro, per poggiarmi sul suo petto.
Avevo bisogno di affetto e sostegno come mai prima da quando ero a Roma.
Della situazione "Luca" non avevo fatto parola con nessuno, ma ormai non ce la facevo più.
Lui però vi abbraccio del tutto, stringendomi e accarezzandomi i capelli.
Era tutto molto piacevole perché, seppur Federico aveva l'animo del poeta e dunque era sensibile, all'apparenza nei modi poteva risultare lievemente rude. E infatti anche avendo dormito sullo stesso divano una decina di volte insieme a tutto il gruppo, quello fu la prima volta in cui ci abbracciavamo.
Le lacrime continuavano a scendere, ma non era affaticare, anzi: sembravano avere un certo ritmo e le vedevo cadere sulla sua giacca.
"Andiamo, camminiamo un po' " - mi invitò, incrociando le mie dita alle sue mentre mi prendeva per la mano libera.
Imboccammo in un vicolo cieco, dove a parte una piccola merceria non c'era altro.
Lui si appoggiò al muro e io lo imitati.
"Non lo so... me ne vuoi parlare? Sono giorni che ti vedo totalmente assente, triste e non ci hai ancora detto niente. Piero si è molto preoccupato, sai? Niente ti scalfisce, se qualcuno ti desse uno schiaffo in pieno volto rimarresti comunque impassibile"- tentò un approccio Fede, timido ma al contempo analitico e reattivo, come fosse inspiegabile che io vivessi un periodo no.
Era questo uno dei lati negativi dell'essere una persona di indole serena.
"Il problema è Luca" - dichiara con un sospiro prolungato, mentre una lacrima calda rigava la pelle fredda delle gote.
Se prima Federico aveva un'espressione corrucciata, perplessa e preoccupata, ora la sua espressione era indecifrabile: le labbra erano una linea diritta e serrata, le pupille si muovevano impercettibilmente mentre aspettava che continuassi.
"O forse il problema sono io, che è pure molto probabile" - mi biasimai per l'ennesima volta durante quel mese.
"Sei un po' 'na sola" - mi sfotté, asciugando le lacrime, intrappolandole con i polpastrelli.-"Dai, parla"
"Non risponde, scrive poco, non mi raggiunge qui, non so se sia il caso che salga io a trovarlo nei weekend. Non ci posso credere che stia andando così, davvero. Non me lo aspettavo, non immagini quanto fosse improbabile" - gli rivelai nell'esasperazione, alzando un po' troppo la voce per essere in pubblico, ma era davvero una delle ultime cose. di cui poteva importarmi.
"Beh, l'ho ascoltato il Capo Plaza che se si scoccia ne cambia due a sera, quindi senza volerti rompere il cazzo... ma sì, era pure prevedibile"- diede lui un suo parere ostico, che non fece altro che peggiorare lo stato delle mie emozioni poiché stavo per difendere chi mi aveva ferita.
"Le canzoni sono solo uno spazio artistico, non sono la realtà. Mi trattava come qualcuno di cui bisogna assolutamente avere cura, ha scavato dentro me e mi ha aiutata ad affrontare il ritorno del passato. Gli avevo appena dato la fiducia, Federí.  Ma come cazzo devo fare? "- gesticolavo, fermandomi sempre poco prima di colpire il ragazzo al mio fianco.
"È inutile starci male, parlagli e se non ci riesci scrivigli. Non è morto nessuno, state tutto sommato bene: sarebbe potuta andare peggio.  Dopodiché, senza rimpianto alcuno e non facendoti possedere dalla tristezza, vai avanti e basta"-tentò lui di concludere velocemente e cercando approvazione con gli occhi chiari.
"A Franchí, che tu ci svolti nella vita con le canzoni depresse vorrei ricordarti!"-gli rinfacciai, lamentosa, ponendomi di fronte a lui, sicuramente con una smorfia in viso.
Lui si abbassò appena e mi baciò posando velocemente le labbra sulle mie e staccandosi altrettanto rapidamente, come fosse stato un gesto di poco conto, come se non avessi appena finito di piangere per il mio, praticamente ex, ragazzo o anche come se le labbra fossero la fronte o le guance.
Lo guardai scossa, stupefatta, ma lui tirandomi un pizzicotto alla pelle elastica della gota canticchiò:
"Lei ha le lacrime e il trucco sbavato
Vorrei svegliarmi che è tutto passato".
"Madonna Fede, ora odio anche te, ma che cavolo fai?!" - lo rimproverai.
Lui rise. "Ma niente Greta, non faccio assolutamente niente! Però ora ti ho dato un'altra cosa a cui pensare e sicuramente non piangerai per questo! Dai, torniamo dentro che Ale non deve assolutamente perdere l'anno"- si tirò fuori lui, tirandomi per mano e camminando verso lo store.

22/01/2021

Ne è valsa la pena - Capo PlazaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora